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mercoledì 23 gennaio 2013

PRESENTATO AD ANDRIA IL PIANO PER LA GESTIONE DEL CINGHIALE

I cinghiali nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia saranno oggetto di riduzione numerica e di monitoraggio delle popolazioni. Lo ha stabilito l'Ente Parco che ha presentato, presso il Chiostro di San Francesco ad Andria, il piano di gestione del cinghiale elaborato in collaborazione con il DIpartimento di Biologia dell'Universita degli Studi di Bari. Il piano si è reso necessario in conseguenza delle criticità prodotte dall'immissione di questi capi nel territorio effettuata dall'Amministrazione Provinciale di Bari negli anni 2000-2001-2002 e per ricomporre gli squilibri ecologici determinati dalla stessa immissione. Il piano è stato presentato dal Presidente dell'Ente Parco, Cesare Veronico, dal Direttore dell'Ente Fabio Modesti, dai curatori del piano Anna Grazia Frassanito, Funzionaria Naturalista dell'Ente Parco e prof. Giuseppe Corriero, e dal Coordinatore CTA/Parco del Corpo Forestale dello Stato, Ruggiero Capone.
"Siamo qui per porre rimedio a un problema che non abbiamo determinato noi - ha detto il Presidente Veronico -. Tra il 2000 e il 2002, l'ATC della Provincia di Bari immise nel nostro territorio circa 170 capi di cinghiale, estranei ai nostri habitat e, peraltro, di una varietà proveniente dall'Est Europa. Una decisione sconsiderata che ha provocato conseguenze gravi, come testimoniato dai danni provocati alle aziende agricole del Parco: soltanto nel periodo compreso tra il 2007 e il 2012 abbiamo accolto richieste di indennizzo dei danni per circa 170mila euro, con una progressione crescente di anno in anno. Nel computo, tra l'altro, non sono inclusi i danni per incidenti stradali provocati da cinghiali ed i relativi contenziosi risarcitori. E non sono inclusi, ovviamente, i danni procurati alle specie autoctone, alla flora ed alla fauna che caratterizzano il nostro Parco".
Nel giro di pochi anni, i cinghiali si sono riprodotti esponenzialmente fino a quasi decuplicarsi. Adessol'Ente è chiamato a procedere con urgenza al ridimensionamento del fenomeno. 
Durante la conferenza stampa il Presidente dell'Ente Parco ha rivelato che nei mesi scorsi sempre l'ATC Bari ha effettuato, appena fuori dai confini del Parco, ripopolamenti di lepri provenienti anch'esse dall'Est Europa. 
"Inoltre - ha proseguito Veronico - l'ATC Bari ha pubblicato sul proprio sito ufficiale mappe di idoneità ambientale del territorio provinciale per la presenza di nuove specie sul nostro territorio: oltre al cinghiale vi è l'intenzione di introdurre i caprioli. Per questo mi rivolgo al Presidente della Provincia Schittulli, anche nelle sue vesti di Presidente della Comunità del Parco, affinché intervenga con fermezza per evitare nuovi disastri per gli ecosistemi e per le attività agricole".
I dettagli del piano e lo spirito alla base del progetto sono stati esposti dal Direttore dell'Ente Parco, Fabio Modesti che ha rammentato come quello della proliferazione di cinghiali sia un problema europeo e nazionale di complessa gestione. "Nel nostro Parco - ha affermato Modesti - con il cinghiale sono tornati predatori importanti, come il lupo, determinando un nuovo equilibrio ecologico di cui dobbiamo tener conto. Il piano interviene per non alterare il rapporto tra preda e predatori con analisi ed interventi estremamente mirati. Per quasto I'ISPRA, nel suo parere obbligatorio e vincolante, si è complimentato con l'Ente; attendiamo ora i pareri del Ministero dell'Ambiente, che già sappiamo essere favorevole, e la Valutazione di Incidenza della Regione".
Il piano sviluppa costi per 186mila euro in tre anni e prevede una gestione, soprattutto dal punto di vista sanitario, estremamente delicata. Basti pensare al rischio di trasmissione della trichinellosi o di altre malattie trasmissibili all'uomo, che possono anche essere mortali. L'Ente Parco chiederà alla Provincia di Bari di contribuire finanziariamente e strumentalmente al piano, nei rispetto del principio secondo il quale chi ha determinato la situazione deve farsi carico anche delle conseguenze.
Il Corpo Forestale dello Stato è chiamato ad attuare il piano con altri attori "dopo aver contribuito - ha affermato Ruggiero Capone - al monitoraggio delle popolazioni di cinghiale durato tre anni. L'Ente Parco si è mosso con estrema tempestività, segno che si hanno ben chiare le dinamiche sul territorio. La crescita esponenziale delle popolazioni del cinghiale nel Parco ha portato nell'area protetta squadre di pseudo-cacciatori e bracconieri contro i quali il livello di sorveglianza del CTA è estremamente alto".

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