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mercoledì 1 dicembre 2010



“VIVA L’IGNORANZA” DELL’UNIVERSITÀ PUBBLICA


Dopo averlo approvato alla Camera, una maggioranza ricompattata rinvia al Senato l’esame del devastante Ddl Gelmini. A chiacchiere è facile proclamare di fare opposizione al Governo Berlusconi; nei fatti, Fli ha appoggiato una riforma universitaria che riporta il settore indietro di decenni; per non essere da meno, l’Udc annuncia per bocca di Buttiglione (vice presidente della Camera dei Deputati) che in Senato sosterrà il vergognoso disegno di legge. Casini e Fini, insomma, fanno come il gatto e la volpe che dicono di voler arricchire di innovazione l’Università mentre in realtà le stanno sottraendo risorse e competenze. 
Il testo che sarà votato in Senato è, se possibile, peggiore di prima in quanto, oltre ad essere una gran porcheria, non ha nemmeno la copertura economica.
 - Il taglio complessivo ai finanziamenti universitari ammonta alla cifra vertiginosa di 1 miliardo e 355 milioni di euro: ora serviranno ottimi contabili per evitare la bancarotta degli Atenei. D’altra parte, secondo Tremonti, con la cultura non si mangia e quindi evviva l’ignoranza.
 - I pochi contributi alle università non saranno assegnati per premiare il merito dei singoli docenti o la virtuosità dei vari dipartimenti, ma in base agli obiettivi raggiunti dall’intera università che ovviamente produce risultati positivi e negativi: un modo come un altro per avere discrezionalità nell’elargire fondi.
 - Nel testo che arriverà in Senato sono stati cancellati – perché privi di copertura finanziaria –  gli scatti di anzianità per i ricercatori, i concorsi per professore associato, le borse di studio e i finanziamenti per gli alloggi destinati agli studenti meno abbienti.
 - Viene creata l’abilitazione nazionale per diventare docenti che non prevede una selezione basata su comparazione di titoli o graduatorie: questo sempre in tema di lotta al precariato e al nepotismo.
 - Hanno introdotto la figura dei ricercatori a tempo, ai quali sarà concesso di svolgere la propria professione solo per un massimo di sei anni e poi tutti in mezzo alla strada: lo sviluppo del Paese ha quindi le ore contate.
L’Idv aveva proposto di impedire la partecipazione ai concorsi per chi ha parentele fino al 3° grado nell’Università; la maggioranza, per tutta risposta, ha innalzato il limite al 4° grado di parentela e ha ridotto il divieto solo a chi ha un congiunto nel dipartimento che effettua la chiamata. Se invece ha parenti nell’intero Ateneo, che problema c’è?
In politica serve coerenza, a maggior ragione quando si affrontano questioni tanto vitali come la formazione: è per questo che in Senato sarà durissima l’opposizione dell’Italia dei Valori contro una riforma universitaria che è il festival dei tagli e dell’iniquità.
La mobilitazione epocale di studenti, ricercatori, docenti, rettori e famiglie contro lo smantellamento dell’Università riceve risposte offensive da parte del Governo: ma dalla maggioranza non ci aspettavamo qualcosa di diverso. È come rivedere lo scrivano Totò, in ‘Miseria e nobiltà’, quando esclama “Viva l’
ignoranza!” rivolto ad un cafone che gli commissiona la stesura di una lettera, pregustando già i ricavi economici dell’analfabetismo. Se il terzo polo (Fli, Udc e Rutelli) è questo, povera Italia!
Ricordate com’è andata a finire tra il cafone analfabeta e lo scrivano Totò? Il primo non ha ottenuto alcun pezzo di carta, il secondo non ci ha ricavato un soldo bucato. Dalla distruzione di una risorsa della società, quale è l’istruzione, nessuno ci guadagna ed il Paese affonda.

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