“VIVA L’IGNORANZA” DELL’UNIVERSITÀ PUBBLICA
Il testo che sarà votato in Senato è, se possibile, peggiore di prima in quanto, oltre ad essere una gran porcheria, non ha nemmeno la copertura economica.
- Il taglio complessivo ai finanziamenti universitari ammonta alla cifra vertiginosa di 1 miliardo e 355 milioni di euro: ora serviranno ottimi contabili per evitare la bancarotta degli Atenei. D’altra parte, secondo Tremonti, con la cultura non si mangia e quindi evviva l’ignoranza.
- I pochi contributi alle università non saranno assegnati per premiare il merito dei singoli docenti o la virtuosità dei vari dipartimenti, ma in base agli obiettivi raggiunti dall’intera università che ovviamente produce risultati positivi e negativi: un modo come un altro per avere discrezionalità nell’elargire fondi.
- Nel testo che arriverà in Senato sono stati cancellati – perché privi di copertura finanziaria – gli scatti di anzianità per i ricercatori, i concorsi per professore associato, le borse di studio e i finanziamenti per gli alloggi destinati agli studenti meno abbienti.
- Viene creata l’abilitazione nazionale per diventare docenti che non prevede una selezione basata su comparazione di titoli o graduatorie: questo sempre in tema di lotta al precariato e al nepotismo.
- Hanno introdotto la figura dei ricercatori a tempo, ai quali sarà concesso di svolgere la propria professione solo per un massimo di sei anni e poi tutti in mezzo alla strada: lo sviluppo del Paese ha quindi le ore contate.
L’Idv aveva proposto di impedire la partecipazione ai concorsi per chi ha parentele fino al 3° grado nell’Università; la maggioranza, per tutta risposta, ha innalzato il limite al 4° grado di parentela e ha ridotto il divieto solo a chi ha un congiunto nel dipartimento che effettua la chiamata. Se invece ha parenti nell’intero Ateneo, che problema c’è?
In politica serve coerenza, a maggior ragione quando si affrontano questioni tanto vitali come la formazione: è per questo che in Senato sarà durissima l’opposizione dell’Italia dei Valori contro una riforma universitaria che è il festival dei tagli e dell’iniquità.
La mobilitazione epocale di studenti, ricercatori, docenti, rettori e famiglie contro lo smantellamento dell’Università riceve risposte offensive da parte del Governo: ma dalla maggioranza non ci aspettavamo qualcosa di diverso. È come rivedere lo scrivano Totò, in ‘Miseria e nobiltà’, quando esclama “Viva l’
ignoranza!” rivolto ad un cafone che gli commissiona la stesura di una lettera, pregustando già i ricavi economici dell’analfabetismo. Se il terzo polo (Fli, Udc e Rutelli) è questo, povera Italia!
Ricordate com’è andata a finire tra il cafone analfabeta e lo scrivano Totò? Il primo non ha ottenuto alcun pezzo di carta, il secondo non ci ha ricavato un soldo bucato. Dalla distruzione di una risorsa della società, quale è l’istruzione, nessuno ci guadagna ed il Paese affonda.
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