In Basilicata c’è un numero elevato di persone che percepiscono una pensione al trattamento minimo con un importo non superiore a 500 euro mensili e che nel corso degli ultimi anni sono diventati sempre più poveri a causa della perdita del potere di acquisto della pensione. Se a questi si aggiungono le persone non autosufficienti e quelle che vivono in condizioni di estrema povertà, il quadro generale di disagio esistente oggi nella nostra Regione diventa veramente preoccupante . Và evidenziata la necessità che il Governo regionale si faccia carico del problema degli anziani, avviando concretamente una politica sociale sempre più rispondente alle esigenze delle fasce più deboli e predisponendo urgenti misure economiche per i cittadini non autosufficienti e per le famiglie degli stessi.
All’assessore Mastrosimone, chiedo in particolare un intervento incisivo affinché vengano snelliti i tempi di attesa per la erogazione delle prestazioni specialistiche, l’attivazione della legge regionale sull’integrazione socio-sanitaria e che l’ UGL venga chiamata a partecipare a quei tavoli istituzionali dove si affrontano problematiche di natura socio-sanitarie ed assistenziali. Nel ribadire la necessità che il Governo regionale presti maggiore attenzione ai problemi della fascia più debole dei suoi cittadini che hanno il sacrosanto diritto di vivere una vita dignitosa e serena e nell’auspicare infine che adotti una linea più attenta ed incisiva a favore degli anziani monitorando i loro problemi, le loro necessità, i loro bisogni e le aspettative degli stessi, l’UGL assicura all’Assessore Mastrosimone ed alla Regione Basilicata la massima collaborazione, mettendo a disposizione la propria struttura organizzativa ramificata sul territorio e l’esperienza dei suoi dirigenti che nel corso degli anni hanno operato nel sociale, acquisendo esperienze sul campo e vivendo quotidianamente i problemi della gente.
Sono circa 230mila i pensionati in Basilicata, 60mila dei quali concentrati nella provincia di Matera. Percepiscono in media, su scala regionale, una pensione pari a circa 500euro mensili, con un reddito fra i più bassi a livello nazionale. È questa la fotografia che viene fuori dai dati forniti da uno studio dell’UGL Basilicata. Un quadro preoccupante che sottolineo le criticità che caratterizzano, oggi, la categoria degli anziani. Le problematiche e i bisogni dei pensionati si inseriscono in un quadro generale tutt’altro che tranquillo, caratterizzato, dal mancato rinnovo dei contratti a termine e a progetto e da una crisi industriale ancora in atto. E il peggio deve ancora arrivare: 800mila i posti di lavoro a rischio, in Italia, e circa 1milione le piccole aziende a rischio di chiusura. Questo, quando in Basilicata il rapporto fra anziani e giovani rimane fra i più alti a livello nazionale. Basilicata, una regione «anziana » e con la valigia in mano. I lucani stanno assistendo ad un fenomeno che riporta indietro le lancette della storia di almeno 30-40 anni: l’emigrazione è tornata ai livelli del 1960-70. Mediamente ogni anno vanno via 2.000 cittadini, una «fuga» che incrociando gli scarsi indici di natalità determina lo spopolamento della regione.
È quanto si ricava dal bilancio demografico regionale elaborato dall’UGL, secondo cui «negli ultimi dieci anni la popolazione della Basilicata è diminuita di 8.789 unità e il bilancio è negativo sia per la provincia di Potenza (meno 5.853 unità) che per quella di Matera (meno 2.711). Tra vent’anni, ricalcando l’attuale trend, il territorio lucano sarà abitato da 482.531 cittadini. Tutto questo è l’effetto di due dinamiche: scarsa natalità e ripresa dell’emigrazione. La popolazione, nel frattempo, invecchia sempre più: oggi gli anziani lucani ha una percentuale tra le più alte d’Italia, nelle cui pieghe si annida l’esigenza di attivare un più forte servizio socio-assistenziale, oggi incapace di rispondere alle esigenze del «macrocosmo» della terza età. Gli anziani restano, i giovani partono. Sono soprattutto i ragazzi con un buon livello di istruzione a cercar fortuna altrove, lasciandosi alle spalle paesi di origine sempre più svuotati. Centri come Carbone ,San Martino d’Agri , Viggiano , Marsicovetere , Villa d’Agri e Ripacandida sono alle prese con un processo di spopolamento di notevole portata. Carbone, 750 abitanti, detiene il poco invidiabile record del paese più «deantropizzato». Oggi, verrebbe da dire, nel centro dell’Alto Sinni non c’è un solo disoccupato: già, perché chi è restato in paese lavora. La popolazione lucana invecchia. E si trova con quattro soldi in tasca. Incrociando le ultime statistiche dell’UGL, infatti, si scopre che in Basilicata c’è il rapporto più basso a livello nazionale tra i giovani e gli anziani (è di 1 a 10). I pensionati, insomma, sono sempre di più (oggi i trattamenti pensionistici, nel territorio lucano, sono oltre 230 mila). E sono sempre di più quelli che si barcamenano tra privazioni, difficoltà economiche e debiti. Non a caso, sempre la Basilicata registra il poco invidiabile primato delle pensioni più basse d’Italia: Qualche esempio, partendo dal Sud, dove la media è di 500 euro a fronte di 778 euro del dato nazionale: i pensionati più ricchi (si fa per dire) del Mezzogiorno sono quelli pugliesi che incassano circa 712 euro. Seguono i siciliani con 692 euro, i campani con 691 euro e i calabresi con 640 euro.
Restando in tema di pensioni, la Basilicata è seconda a livello nazionale (dietro la sola Campania) per rapporto tra assegni di invalidità e popolazione: sono sei i trattamenti vigenti ogni cento residenti. Perché questo record? Fino al 1984, al Sud, l’invalidità veniva assegnata con criteri sia sanitari che socio economici. Una gastrite, tanto per fare un esempio, poteva tradursi in un assegno di invalidità, mentre al Nord, per effetto dei redditi più alti, non determinava assolutamente nulla. Le pensioni, insomma, sono la fotografia di quello che è avvenuto negli ultimi quarant’anni di storia, ma oggi il sistema è radicalmente cambiato. A che livello di perversione mentale siamo arrivati se pensiamo a quanto si spende in molte abitazioni per acquistare scatolette per cani e gatti o in vestitini e cappottini griffati per fido e mimì, rimanendo magari indifferenti ai milioni di persone anziane che muoiono nel mondo per fame o per assenza di medicinali.
Quale giustificazione possiamo addurre a discolpa di una società che considera l’anziano come un peso fastidioso, mentre la nostra cultura ci ha sempre insegnato a considerarlo come uno scrigno prezioso al quale possono attingere le giovani generazioni per arricchirsi di esperienza, di pazienza, di saggezza e di tutto quel patrimonio di conoscenze che si acquisiscono, se il buon Dio ci conserva la salute, con il susseguirsi delle primavere.
Concludo: quando muore un anziano è come se andasse a fuoco un’intera biblioteca, composta di libri voluminosi le cui pagine sono state scritte con la pazienza di chi, accettando le cose brutte della vita, le utilizza per assaporare ancora meglio quelle belle che costellano i nostri ricordi.
Se è vero come è vero che la salute, come le persone care, si apprezzano solo quando ci vengono a mancare, è opportuno che facciamo un po’ di compagnia ai nostri anziani, prima che l’incendio distrugga la biblioteca.
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