- cibo cattivo. In tanti hanno riferito che il cibo “puzza” e che sono costretti a cucinarsi per proprio conto in camera. I pasti sono assicurati da una società appaltatrice con un costo complessivo di 6,40 euro. Il giorno della visita – hanno dichiarato gli ospiti – la qualità del pranzo (ore 13,30) “era decisamente migliore” (pasta al forno e pollo arrosto) e soprattutto “senza il solito cattivo odore”.
- Isolamento del Centro che è localizzato nei pressi della stazione ferroviaria in aperta campagna. Gli ospiti (dall'età molto giovanile) si lamentano dell'impossibilità di muoversi. In tanti anche di notte vanno a piedi sino a Ferrandina per effettuare piccole spese personali con non pochi disagi e rischi di incolumità personale.
- Caporalato. Gli ospiti sono avvicinati da persone che per 10-15 euro al giorno li accompagnano in aziende agricole per lavori.
- Carenza di assistenza sanitaria. Presso il Centro è prevista la presenza (anche se non costante) di un medico su incarico della coop Auxilium mentre il medico di base è a Ferrandina. Diversi hanno riferito di non avere cure specialistiche e di ricevere “sempre lo stesso farmaco” per differenti malori. Le visite specialistiche vanno prenotate all'Asm con attese anche di mesi.
- Atteggiamento “ostile” dei responsabili del Centro. Durante la visita si sono verificati casi di minacce di denuncia ad opera di responsabili della coop Auxilium nei confronti degli ospiti che riferivano direttamente a Benedetto problematiche riferite alle condizioni di vita nel Centro e aspettative ( fra tutte lo snellimento delle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato e la possibilità di lavorare regolarmente).
- Attività nel Centro. Il corso di lingua italiana è inadeguato perchè si svolge per poche ore al giorno, mentre l'attività della cosiddetta palestra è giudicata inconsistente e i corsi di musica-canto di scarso interesse. In una piccola area del Centro c'è uno spazio in terra battuta utilizzato per il calcetto che presenta non pochi rischi per incidenti.
La situazione che ho verificato personalmente e le testimonianze raccolte – dichiara Nicola Benedetto – saranno oggetto di una mozione che presenterò in Consiglio Regionale con la proposta di un’iniziativa di controllo sull’operato dell’organismo al quale sono affidati i compiti di gestione dei delicati servizi per questo come per gli altri Centri di Accoglienza in funzione in regione. Non possiamo tollerare che, mentre in Consiglio approviamo una legge per aggiornare il quadro regolativo sull’immigrazione, prevedendo strumenti coerenti di programmazione, adeguati ai nuovi fenomeni migratori, nei Centri di Accoglienza accada quanto ci è stato denunciato, perché i tempi lunghi per il riconoscimento dello status di rifugiato che si prolunga per mesi (sino ad anni) con esiti in molti casi incerti (ci è stato riferito che a Ferrandina solo uno su oltre 50 lo ha ricevuto dopo due anni), non possono diventare un alibi a non far nulla. Non si sottovaluti inoltre lo stato di esasperazione dei giovani ospiti a Ferrandina, uno stato che può produrre reazioni non controllate. In tanti mi hanno riferito di essere stati sinora “rispettosi” delle regole del Centro ma che alla lunga “non potranno reggere questa vita”. Sono affermazioni che dovrebbero preoccupare tutti. Dalle soluzioni che si andranno ad individuare per questo e per gli altri Centri – conclude Benedetto – è legata l'attività che attende la Regione dopo la volontà espressa di accogliere altri profughi. Il messaggio accorato che mi è stato trasmesso dagli ospiti di Ferrandina è : “vogliamo costruirci un futuro e non certamente mangiare (male) e dormire a spese del vostro Paese”.
Nessun commento:
Posta un commento