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lunedì 6 aprile 2015

UIL: CON LA “NASPI” NUOVO COLPO PER LAVORATORI PRECARI

Carmine Vaccaro, segretario regionale UIL Basilicata
Un nuovo colpo per decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, che lavorano stagionalmente in importanti settori produttivi ed economici, turismo e alimentare in primis. Si chiama Naspi, nuova Assicurazione Sociale per l’impiego, che sostituirà l’Aspi, destinata ai lavoratori dipendenti privati a tempo indeterminato e a termine, e per quelli pubblici assunti a termine e che saranno le prime vittime delle innovazioni del governo in tema di lavoro e ammortizzatori sociali. Queste persone, infatti, che operano da anni come “stagionali” riescono a integrare la loro retribuzione da lavoro con un sussidio (aspi e mini aspi, fino al 30 aprile) che consente loro di avere un decoroso reddito e, soprattutto, una decente pensione alla fine della loro carriera. Ma dal 1° maggio, per effetto della nuova legge in vigore dal 7 marzo, il Jobs Act, la Naspi sarà calcolata per la metà delle giornate lavorate con un danno grave sia per la parte economica che per i contributi utili a lavoratori e famiglie. Per richiederla bisognerà aver maturato almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni di lavoro e 18 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi. La Naspi sarà erogata mensilmente dall'Inps, per un massimo di 18 mesi. Nel 2014, sono state presentate oltre 1,5 milioni di domande di aspi e, quindi, il bacino di lavoratori potenzialmente colpito dalla “riforma” è molto ampio tenendo conto che la durata media dell’indennità è di circa 184 giornate. Sono lavoratori, con fortissima presenza femminile, che svolgono attività funzionali a produrre una parte importante del PIL in aree all’avanguardia in termini di produzione della ricchezza nazionale. Se a questo danno si aggiunge la progressiva diminuzione di altri strumenti di protezione sociale (come la cassa integrazione in deroga) emerge con chiarezza che siamo lontani dall’annunciata volontà del governo di allargare le tutele ai lavoratori e alle lavoratrici più deboli del paese. Anche per questo il governo deve riflettere sugli errori fatti e modificare in fretta una norma ingiusta e sbagliata. In particolare, colpisce, negativamente, come si sia scelto di partire dai provvedimenti sulla “uscita” dal lavoro (licenziamenti), anziché affrontare con coraggio la strada maestra delle politiche per la crescita e, per quanto riguarda il lavoro, dalla costruzione di forti impalcature che sostengano le persone, espulse dal ciclo produttivo,attraverso vere e profonde politiche attive del lavoro. In sostanza si affida alla “flex”, e non alla “security”, il bisogno di innovazione. Sul decreto legislativo riguardante la NASPI, riteniamo necessarie alcune modifiche: rivedere, innanzitutto, il tetto previsto per la contribuzione figurativa e, soprattutto, rimediare al grave errore di fissare a 18 mesi la durata massima, già a partire dal 2017.

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