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giovedì 30 aprile 2015

PRIMO MAGGIO: UN GRANDE PATTO SOCIALE ANCHE PER LA NUOVA GIUNTA REGIONALE CHE VERRA’

Giuseppe Potenza, segretario regionale DC-Libertas Basilicata.

Per ricostruire la speranza di lavoro occorre ripartire dal “messaggio” lanciato a Matera, nel mese di marzo scorso, dal Movimento Cristiano Lavoratori in direzione di un grande patto sociale tra governo e corpi intermedi seguendo lo stesso percorso a livello regionale in modo da superare l’attuale fase inadeguata di concertazione sociale di cui la nuova giunta regionale, a cui sta pensando il Presidente Pittella, deve tenere prioritariamente conto. Più lavoro e più qualità del lavoro sono dunque i parametri su cui misurare una prospettiva positiva di futuro per superare una crisi che, non essendo solo economica, si potrà risolvere solo con la centralità restituita alle persone e alle loro esigenze vitali ed il modo per perseguire tale obiettivo è proprio il lavoro, dignitoso e per tutti. Lo dice chiaramente papa Francesco in tutte le occasioni pubbliche nelle quali ha avuto modo di parlare di questo tema fondamentale. Un tema sul quale egli ritorna sistematicamente, non solo nella Evangelii Gaudium ma anche in occasione delle sue visite pastorali, aprendo uno squarcio che consente di vedere le ragioni profonde della crisi: “la mancanza di lavoro ti porta a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro manca la dignità! E questo è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia; un sistema che ha al centro un idolo che si chiama denaro”. Infatti, specifica il Papa, “la crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano!”. Ma il Papa non si limita soltanto a un appello; indica anche la strada concreta attraverso cui mobilitarsi e costruire: la strada della solidarietà. Francesco spiega l’urgenza e l’esigenza di “ripensare la solidarietà, non più come semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo e di tutti gli uomini”. Diventa, a questo punto, di tutta evidenza come la strada per una vera, sana ed equilibrata crescita economica debba necessariamente passare attraverso il rovesciamento dei falsi idoli e dei falsi valori che la “finanza globale” impone. Un rovesciamento che Papa Francesco sintetizza magnificamente in una brevissima ed efficacissima frase: “Il denaro deve servire e non comandare”. Questo ripensamento globale di tutto il sistema, secondo la logica della solidarietà, incrocia necessariamente la cruciale questione della partecipazione. Condivido pertanto la considerazione del Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), Carlo Costalli: “l'occupazione non aumenta per decreti ma favorendo gli investimenti. Tra i nodi da affrontare subito: una seria riforma fiscale che contrasti le troppe tasse e i salari troppo bassi, una risoluta lotta agli sprechi con tagli reali alla spesa pubblica e una decisa ripresa degli investimenti che vanno favoriti con infrastrutture efficienti, rapidità della giustizia civile, una pubblica amministrazione funzionante”. E infine la legge delega di riforma del terzo settore è una opportunità troppo importante che va colta senza mediazioni al ribasso, evitando che si impantani in beghe ideologiche o passi indietro che non coglierebbero il peso di un mondo che conta 300.000 soggetti, circa un milione di addetti tra dipendenti e collaboratori retribuiti, cinque milioni di volontari, il 4,3% del Pil. Dunque una realtà viva ed anche economicamente rilevante. Inoltre, è vero che la percentuale di Pil dimostra un’ampia capacità di produzione economica che unita alla sorprendente portata innovativa sono sicuramente punti di forza per lo sviluppo e per un contributo determinante all’uscita dalla crisi, ma il terzo settore è anche (se son soprattutto) fitta rete di coesione sociale che è straordinariamente importante in momenti di difficoltà come questi, educazione alla partecipazione, stimolo alla cittadinanza attiva, costruzione di capitale sociale, chiamata di tutti alla responsabilità, partecipazione alla faticosa realizzazione del bene comune che ora sfugge ai più, impegnati nella difesa dei singoli minuti interessi o del piccolo e parziale orticello.

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