< l'esempio di San Giuseppe e l'importanza del lavoro come veicolo di santificazione della persona >.
L'assistente spirituale dell'associazione rev. Don Rocco ROSANO ha realizzato una meditazione sulla figura di San Giuseppe: uomo comune, padre di famiglia , lavoratore, che si guadagnava la vita con lo sforzo delle sue mani, come milioni di uomini in tutto il mondo ed esercitava il mestiere faticoso ed umile che Nostro Signore, facendosi uomo e volendo vivere per trenta anni come uno qualunque tra noi , aveva scelto per sé. Giuseppe era un uomo comune su cui Dio fece affidamento per operare cose grandi. Seppe vivere come voleva il Signore in tutti i momenti della sua vita e per questo nel Vangelo ( Luca 1, 48-49 ) si afferma che era giusto e cioè pio , servitore irreprensibile di Dio, esecutore della volontà divina, buono, caritatevole verso il prossimo…. Giusto è colui che ama Dio e dimostra questo amore osservando i comandamenti e orientando la vita intera al servizio degli uomini propri fratelli. Don Rocco ha poi stimolato i partecipanti che hanno proseguito, affrontando il tema del lavoro come strumento per santificare la persona e la società, riflettendo sui seguenti punti. A) Il lavoro è santo quando è onesto e ben fatto, con serietà umana e soprannaturale , tenendo presente che davanti a Dio, nessuna occupazione è di per sé grande o piccola, perchè ogni cosa acquista il valore dell'Amore con cui viene realizzata.
Ma il momento centrale della conversazione e dell'approfondimento, - che ha con piacevole sorpresa stravolto il programma dei lavori- , è stata la lettura del messaggio che Papa Francesco aveva da poche ore rivolto agli operai delle acciaierie di Terni e quindi simbolicamente a tutti i lavoratori, di cui riportiamo alcuni bellissimi stralci .
< Il lavoro riguarda direttamente la persona, la sua vita, la sua libertà e la sua felicità. Il valore primario del lavoro è il bene della persona umana , perchè la realizza come tale , con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali. Da qui deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto , ma soprattutto una finalità che interessa l'uomo e la sua dignità. La dignità dell'uomo è collegata al lavoro >. Il pensiero di Papa Francesco si è poi rivolto ai sottoccupati ed ai disoccupati, a coloro che hanno deciso di sopprimere la loro vita per aver perso il lavoro e , a che gli dice: < Padre, io non so cosa significa portare il pane a casa … ma ho bisogno di avere la dignità di portare il pane a casa >, lui risponde : < Se manca il lavoro questa dignità viene ferita! Chi è disoccupato rischia di essere posto ai margini della società. Tante volte capita che le persone senza lavoro scivolano nello scoraggiamento cronico e nella apatia... ( Tutto ciò ) è la conseguenza di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro! ...( Ci vuole ) la solidarietà umana che assicura a tutti la possibilità di svolgere una attività lavorativa dignitosa... la solidarietà fra tutte le componenti della società , che rinunciano a qualcosa , adottano uno stile di vita più sobrio, per aiutare quanti si trovano in una condizione di necessità>. In questo passaggio si percepisce netto il riferimento agli squilibri sociali e l'invito a chi percepisce stipendi e pensioni d'oro , o comunque vive situazioni di privilegio, a rinunziare almeno in parte alle loro prerogative. Poi Papa Francesco così conclude : < Qui sta il principio ispiratore delle scelte di un cristiano: la sua fede. La fede sposta le montagne! La fede cristiana è in grado di arricchire la società grazie alla sua carica di fraternità concreta ... Non smettete mai di sperare in un futuro migliore. Lottate per questo, lottate. Non lasciatevi intrappolare dal vortice del pessimismo, per favore! Se Ciascuno farà la propria parte, se tutti metteranno al proprio centro la persona umana – non il danaro – con la sua dignità, se si consoliderà un atteggiamento di solidarietà e di condivisione fraterna, ispirato al Vangelo, si potrà uscire dalla palude di una stagione economica e lavorativa faticosa e difficile>. Nel corso della riunione si è poi affrontato un problema spinoso che amareggia tutti i consociati e cioè lo stato di degrado della Chiesa di San Rocco , chiusa al culto, tra l'altro collegato all'ormai ultra trentennale problema del mancato consolidamento dell'abitato, la cui risoluzione costituisce uno degli impegni principali dell'Associazione.
L'incontro si è poi concluso con la rappresentazione del dialogo tra due feti gemelli nel grembo della loro madre sulla vita dopo il parto, declamato dalle due giovani e brave portatrici Maria Grazia Novario e Giusi Grieco . I gemelli , non ancora nati, vivono nel grembo materno e discutono sulla loro vita, sul loro stato, non sapendo cosa li attende dopo il parto; uno percepisce che dopo il parto vi è il mondo e soprattutto la loro madre che li ama e l'altro, invece, con la fallace razionalità di noi umani, afferma < eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico, che non esista > . Ma gli replica il primo: < ok , ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo. Sai ? Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa … >. E' evidente la metafora contenuta nel dialogo: parla del senso della vita , dei dubbi che ci avvolgono su quello che ci aspetta dopo la morte, della differenza tra chi crede e chi pensa di non credere o non crede affatto e con questi pensieri nella mente i portatori e portatrici di San Rocco si sono salutati per rivedersi al prossimo ritiro mensile, non mancando di ringraziare sinceramente l’associazione LA SPIGA di Pisticci per aver messo a disposizione la loro sede.
A cura di Giandomenico DI PISA
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