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lunedì 24 marzo 2014

L’ENERGIA «FRANCO FRONTIERA» DI RENZI

Sono sempre i governi (presupposti) di sinistra a fare le migliori politiche di destra. Tra tasse di possesso (quella pensata per i cellulari), detrazioni di propaganda (detrazioni Irpef per redditi fino a 1500 euro al mese) e cancellazione antisociale delle detrazioni a carico dei coniugi (che avrà anche l’effetto collaterale di far perdere ai redditi fino a 11 mila euro i diritti alle esenzioni dei ticket sanitari), a Matteo Renzi gli verrà dato il titolo del peggiore fra i governi di destra degli ultimi anni. E non solo perché c’è Angelino Alfano con lui. Ma è in tema di abbattimento dei costi energetici – da Renzi annunciati intorno al 10% – che la sua promozione di politica commerciale si dimostra più destrorsa e più filo interessi dei grandi capitali. Conosce l’argomento («in Italia – ha dichiarato –, l’energia ha costi più alti del 30%»), perché forse ha letto la relazione della Commissione europea del 22 maggio 2013, “Politica e sfide nel settore dell’energia”, ma non spiega motivi e responsabilità per cui in Italia si paga uno scotto energetico enorme che si traduce in maggiori costi di produzione, minori entrate per famiglie e per piccole e medie imprese, maggiori difficoltà di mercato in un’economia che è già asfissiata dagli interessi bancari, da una cultura mafiosa e dal sistema lobbistico e monopolistico della grande industria. Per l’esattezza, i costi energetici in Italia sono più alti del 33% già alla frontiera rispetto a Paesi come la Germania, il Belgio, l’Olanda e l’Inghilterra. Nonostante l’Italia possa vantare, rispetto all’Inghilterra e al pari della Germania, un dato positivo al di sopra del 2% dell’obiettivo intermedio nell’attuazione della direttiva Eu sulle energie rinnovabili; nonostante, al pari dell’Inghilterra, della Germania, dell’Olanda e del Belgio, l’Italia abbia un portafoglio diversificato di fornitori e di rotte di approvvigionamento di gas. EPPURE, il nostro prezzo del gas “franco frontiera” (cioè, prima di entrare in Italia) è di 34,6 centesimi al mc, del 33% superiore al prezzo del gas franco frontiera pagato dall’Inghilterra (22,9 cent/mc), Germania (24,5), Olanda (24,3) e Belgio (24,3). Caro Matteo Renzi, la spesa energetica è la spesa principale delle famiglie e delle piccole e medie imprese che fanno l’Italia della quotidianità, che sforna pizze, pane, economia e occupazione vera. Fatti un po’ i conti, senza barare, di che economia reale andresti a liberare, abbattendo, come è giusto che sia, del 33% (e non del 10) i costi energetici. Devi però toglierli alla stortura e alle tasche del sistema (te la senti?) per reimmetterlo nella collettività. Perché solo un sistema distorto (Per corruzione? Per gravi errori di mercato con i “Take or Pay” negoziati da Paolo Scaroni, ad dell’Eni?) può determinare questa incongruenza in contrasto con Paesi come la Germania, il Belgio e l’Inghilterra che, sempre secondo la stessa relazione della Commissione europea, hanno anche «condizioni normative, di approvvigionamento e di mercato uguali (UGUALI) a quelle dell’Italia». E allora, caro Renzi, se vuoi rilanciare l’economia italiana, lascia stare detrazioni fiscali clientelari e antisociali, tasse di possesso varie e proposte da supermercato in via di fallimento e concentrati sul perché ci fate pagare già in partenza un metro cubo di gas 34,6 cent anziché 22, spalmandoci sulla nostra bolletta energetica ciò che è, per essere buoni, un errore di mercato o, per essere cattivi, una stortura lobbistica del sistema energetico nazionale.

Vito Petrocelli
portavoce M5S al Senato della Repubblica
Piazza San Luigi dei Francesi
Roma

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