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giovedì 13 settembre 2012

Primo semestre 2012, economia lucana sempre in rosso. Tortorelli: “L’uscita dalla crisi si rivela sempre più impegnativa”

«Il percorso di uscita dalla crisi si sta rivelando sempre più impegnativo per l’economia lucana, che in linea con le crescenti difficoltà del contesto nazionale e internazionale continua ad essere a tinte fosche : sono necessarie misure strutturali in grado di agire nel medio-lungo termine e, nell’immediato, di alimentare la domanda». E’ quanto afferma il presidente di Unioncamere Basilicata, Angelo Tortorelli, a commento della nota congiunturale relativa alla prima metà del 2012, che evidenzia come il crollo del mercato interno abbia aggravato ulteriormente la crisi dell’apparato industriale, che può contare soltanto su una discreta tenuta dell’export. Lo stato di sofferenza dei consumi delle famiglie, penalizzati anche dall’accelerazione dell’inflazione, sta inoltre mettendo a dura prova la tenuta del comparto commerciale, mentre il credito alle imprese viaggia ormai stabilmente in territorio negativo. Le dinamiche imprenditoriali, infine, segnalano un ridimensionamento della base produttiva. In questo contesto, il mercato del lavoro paga un conto molto salato: l’occupazione è in caduta libera mentre la disoccupazione ha raggiunto livelli record.

I DATI

Si aggravano ulteriormente i segnali negativi dell’industria. La prima metà del 2012 ha fatto registrare un nuovo marcato arretramento dell’attività industriale in Basilicata, analogamente a quanto rilevato nel resto del Paese. -8,8% la produzione nelle Pmi dell’industria manifatturiera, oltre il doppio di quella rilevata - in media - nel 2011 (-4,3%). Ancora più negativo il bilancio nell’intera area meridionale (- 9,4%), mentre a livello nazionale le perdite sono state del 6,0%. Circa il grado di estensione della crisi, la quota di imprese in recessione resta molto alta e investe tutte le classi dimensionali. Le piccole imprese, tuttavia, accusano le riduzioni più consistenti della produzione (-11,2% nelle imprese con meno di 10 dipendenti e -9,7% in quelle comprese tra 10 e 49 dipendenti). La sostanziale tenuta dell’export, invece, ha parzialmente compensato il crollo del mercato interno per le imprese di maggiori dimensioni (oltre 50 dipendenti), dove le perdite sul piano produttivo si sono fermate al 5,4%. Rispetto alla tipologia, le situazioni di maggiore difficoltà si rilevano nell’industria dei metalli e del legno e mobile (oltre il -10%) e nell’industria alimentare (-6,6%), mentre andamenti moderatamente decrescenti hanno caratterizzato l’industria meccanica e del tessile/abbigliamento. Il confronto con i trend settoriali a livello nazionale (tutti di segno negativo) mostra un maggiore arretramento dell’industria lucana nei comparti della metallurgia, della chimica e materie plastiche e dell’alimentare; per contro, segnali di maggiore tenuta si rilevano negli altri comparti, dove le flessioni della produzione sono risultate relativamente più contenute nella regione. Il continuo cedimento della domanda sul mercato interno prefigura uno scenario industriale decisamente critico anche per la parte finale dell’anno. Gli ordinativi complessivi acquisiti dalle imprese nel II trimestre sono diminuiti, infatti, dell’8,8% su base annua, dopo aver ceduto il 9,3% nel I trimestre. Segnali positivi continuano a giungere dall’estero, ma l’andamento dell’export (+0,9%) non è certo in grado di bilanciare le dinamiche negative del mercato nazionale, tenuto anche conto della bassissima quota di fatturato realizzato oltre confine dalle imprese lucane.
Le previsioni formulate dagli operatori per l’autunno rimangono quindi ampiamente sfavorevoli, ad eccezione dell’alimentare (a dispetto di ordinativi finora in calo), dove il 41% delle imprese scommette sulla possibilità di una ripresa “a breve” della produzione. Export in moderata crescita, al netto di auto e prodotti energetici. Nella prima metà del 2012, l’export regionale ha accusato una pesante battuta d’arresto, registrando una flessione del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (quasi 240 milioni di euro in meno), a fronte del +4,1% a livello nazionale. Se si esclude, tuttavia, il comparto dei mezzi di trasporto, dove il decremento del fatturato estero ha sfiorato il 40% (pari a circa 220 milioni di euro) e quello dei prodotti energetici, dove l’export si è pressoché azzerato, il bilancio risulta positivo (+7,7%), a conferma del fatto che la domanda estera rimane l’unico fattore trainante per molte produzioni locali. Il contributo maggiore alla crescita è venuto dall’industria meccanica (+36%), e dalla filiera agroalimentare (+17%), grazie soprattutto ai prodotti trasformati, che hanno messo a segno un incremento delle vendite di oltre il 60%. Per contro, non si interrompe il trend negativo dell’industria del mobile (-7,0%), e dei prodotti del “sistema moda” (tessile/abbigliamento/ calzature) e della gomma e materie plastiche. Il saldo della bilancia commerciale, “al netto” di auto e prodotti energetici, si mantiene comunque negativo e pari a -83,4 milioni di euro, contro i -193 milioni della prima metà del 2011. Profonda sofferenza dei consumi delle famiglie lucane. Il dato continua a condizionare pesantemente i risultati economici delle imprese operanti nel settore del commercio al dettaglio che, nella prima metà del 2012, hanno registrato l’ennesima variazione negativa del volume d’affari, la più ampia finora registrata (-9,5%). Nel corso dello stesso periodo, peraltro, la Basilicata ha subito una più accentuata erosione del potere d’acquisto delle famiglie, complice una marcata accelerazione dell’inflazione, che ha viaggiato ad una media del 5,2%, quasi due punti in più rispetto a quella italiana. Natimortalità aziendale in rosso. Tra gennaio e giugno, le dinamiche demografiche delle imprese extra-agricole rilevate attraverso i registri camerali segnalano una riduzione del numero di nuove iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2011 (da 1.522 a 1.428, per un decremento relativo del 6,2%) e un forte incremento delle cessazioni, passate da 1.266 a 1.493 (+17,9%). Il saldo di nati-mortalità del semestre è risultato, quindi, per la prima volta negativo e pari a -65 unità, mentre nell’anno precedente, le iscrizioni avevano superato le cancellazioni di 256 unità. Il mercato del lavoro: crollo dell’occupazione. Nel corso della prima metà del 2012, le condizioni del mercato del lavoro regionale si sono sensibilmente deteriorate, sia sul versante dell’occupazione, che ha accusato un vero e proprio crollo, sia sul versante della disoccupazione, cha ha raggiunto livelli record, nonostante la continua crescita dei fenomeni di abbandono della ricerca attiva di un lavoro. Secondo le ultime rilevazioni ISTAT sulle forze di lavoro, l’occupazione complessiva è diminuita del 3,0% nel I trimestre e del 3,7% nel II, rispetto agli stessi periodi del 2011, con perdita di circa 6,3 mila posti di lavoro nei primi 6 mesi del 2012. A doppia cifra, invece, gli incrementi della disoccupazione: +29,1 e +41,0% le variazioni tendenziali, rispettivamente, nella prima e seconda frazione dell’anno, per uno stock di senza lavoro che, nella media del semestre, ha superato di circa 9 mila unità quello registrato nell’analogo periodo del 2011.

Cig a ritmo sostenuto. Nei primi 7 mesi del 2012, gli interventi della Cassa Integrazione Guadagni a sostegno dell’industria lucana hanno raggiunto i 9,2 milioni di ore, ben 2,9 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2011, per un incremento del 47,0%. Credito, forte peggioramento delle condizioni del mercato. Sensibile la contrazione dei prestiti erogati sia alle imprese che alle famiglie, sempre più in difficoltà, peraltro, nella restituzione dei debiti contratti. I prestiti vivi concessi al sistema produttivo viaggiano ormai stabilmente in territorio negativo e, nello scorso mese di giugno, hanno fatto registrare un calo tendenziale del 4,4%, solo di poco superiore alla media nazionale (4,0%). La restrizione del credito non fa sconti neanche alle imprese di maggiori dimensioni, che hanno visto ridursi i finanziamenti del 2,8% nella media del periodo gennaio-giugno, mentre nelle imprese con meno di 20 addetti la flessione è stata del 3,3%.

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