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martedì 4 settembre 2012

Pisticci: Interventi urgenti di riforestazione

Gli imboschimenti presenti sul nostro territorio (principalmente conifere e eucalipti) hanno da sempre rappresentato, delle forti criticità ecologiche e ad onor del vero, estremamente sottovalutate. All’epoca in cui tali interventi furono realizzati (circa quaranta, cinquanta anni fa), si operò, principalmente per finalità sociali, ovvero dare lavoro a tutta la filiera forestale, ed ambientali, per la protezione del suolo e alla prevenzione dal dissesto idrogeologico. La cultura del territorio e il rispetto dell’ambiente, però, all’epoca non erano debitamente tenute in considerazione, infatti, in quegli anni non si badava molto al tipo di specie da utilizzare, bastava che l’attecchimento fosse garantito e che la superficie diventasse verde, non importava di cosa. Ebbene in quegli anni si è dato origine ad un intervento che ha causato problemi ambientali, non di poco conto. Specie quali il pino d’Aleppo, pino Marittimo e altre conifere che furono inseriti dal livello del mare fin quasi ai mille metri, senza rendersi conto se ciò era una scelta possibile e sostenibile. Per dirla tutta, questi imboschimenti furono indicati come imboschimenti di transizione, dovevano cioè, dopo quindici venti anni al massimo, progressivamente essere sostituiti con essenze autoctone di ecotipi locali (latifoglie nobili, macchia Mediterranea, ecc). Si sarebbero dovute eliminare le conifere e/o gli eucalipti progressivamente, a macchia di leopardo, reinserendo preferibilmente da seme essenze autoctone di ecotipi locali. A ciò si aggiunga che gli imboschimenti di cui sopra presentano per le loro caratteristiche, impianti coetanei e monospecifici, assenza di sottobosco e quindi di humus, e presentano la pressoché totale sterilità del suolo. La progressiva eliminazione e sostituzione di questi impianti, purtroppo, non è stata mai fatta, i boschi sono diventati progressivamente maturi, con la conseguenza che soprattutto nei nostri ambienti calanchivi con pendenze verticali o sub-verticali, il diametro e le altezze medie dei soggetti impiantati è diventato talmente elevato da agevolare celermente i fenomeni di scalzamento dovuti all’effetto del vento e dal ridotto spessore del suolo utilizzabile. La diretta conseguenza di tale situazione è stata ed è, l’innesco di naturale ribaltamento dei soggetti in piedi sulle pendici e il progressivo avvio dei fenomeni di erosione e di dissesto idrogeologico. Fenomeno non irrilevante se poi, nel contesto di cui sopra parte un incendio come accaduto qualche giorno fa, dove la massa legnosa ricca di una notevole componente resinosa distrugge con il fuoco praticamente tutto, con danni al territorio ingenti e incalcolabili, così come per le strutture e infrastrutture messe, attualmente, seriamene a rischio. Da qui la necessità d’intervenire celermente, con uno studio e progettazione immediato, tenendo conto che, come nel nostro caso, la natura presenta un conto abbastanza salato su cui il governo Regionale e Nazionale dovrà economicamente fronteggiare con urgenza. Altrimenti assisteremo, nostro malgrado, nel breve e medio termine a problemi molto più gravi come la stabilità idrogeologica del territorio di Pisticci, già seriamente compromessa, dai precedenti incendi e non solo. Volendo dare delle indicazioni di carattere tecnico-scientifico, ritengo che, bisogna ripartire con essenze che si collocano bene sul nostro territorio (latifoglie nobili, macchia Mediterranea, ecc), utilizzando seme autoctono,analizzato e certificato anche dal punto di vista fitosanitario, per evitare di introdurre fitopatie indesiderate. Secondo aspetto, sempre connesso al primo, la velocità d’intervento, e considerato che l’area interessata è di circa mille ettari, anche con tratti molto impervi, bisogna effettuare interventi con mezzi aerei dotati dibenne aspersorie isotattiche finalizzate a irrorare sulle superfici danneggiate, anche più inaccessibili. Questi sistemi tecnologicamente avanzati, disponibili anche in Regione, consentono di utilizzare, come riportato in letteratura, apposite miscele di seme, idonee per ogni sito di intervento con accluse resine organiche, finalizzate al trattenimento delle componenti più sottili presenti sulle superfici del terreno e potenzialmente oggetto di dilavamento con le piogge autunnali ed invernali. A tal fine, per poter operare, va necessariamente fatta una specifica ricognizione aerea del territorio al fine di poter ottimizzare la progettazione delle mescole e garantire un’azione di protezione efficace già dal primo anno. Non intervenire prontamente significa esporre le superfici ai processi di dilavamento, di erosione e di progressivo innesco irreversibile, dei meccanismi di dissesto che si renderanno visibili già dal primo anno, successivo al passaggio del fuoco.

Assessore
Dr. Pasquale Domenico Grieco

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