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martedì 18 settembre 2012

Diamo i numeri?

Nell’ultima conferenza stampa a tema petrolio, il presidente della regione De Filippo ci ha fornito, per l’ennesima volta, en passant dei numeri, l’ammontare delle royalties per le estrazioni degli idrocarburi della Val d’Agri percepite dalla Regione Basilicata, quantificandole in una indistinta – poiché pochi ci hanno fatto caso, trattandosi in quella sede altri argomenti - “cinquantina di milioni di euro”, e così dal momento che non è appunto la prima volta che udiamo questo ordine di cifre, proviamo allora a dare noi dei numeri atti a quantificare ciò che a bilancio regionale appare confuso. Le royalties per l’estratto, come da accordo del ’98 e dalla Legge 8 agosto 1992, n.359 (che converte il decreto 625/96), sono calcolate sulla media annuale del prezzo del greggio e quantificate al 30 giugno di ogni anno per il calcolo dell’ammontare del 7% delle stesse, più il famoso 3% destinato alla riduzione del costo dei carburanti nelle regioni produttrici. A volumi estrattivi di una media superiore agli 85.000 barili/giorno – cifra raggiunta dopo i lavori della scorsa primavera per la manutenzione del centro olii di Viggiano – la cifra dei barili estratti in un anno arriva ad oltre 31 milioni e volendo anche calcolare una media di 95 dollari al barile, senza tener conto affatto delle medie reali di quotazione che oscillano tra i 115 dollari del giugno 2011 ed i 96, 73 dollari del giugno u.s., in tal modo compensando la differenza di quotazione tra il nostro greggio ed i greggi di parametro di quotazione, brent ed arabian light, il valore dell’estratto arriva a 2 miliardi 945 milioni di dollari, quindi stabilendo medesimo intervallo di tempo nel rapporto di media nel cambio dollaro/euro, e quindi da 1,44 del 30 giugno 2011 ad 1,26 del 30 giugno u.s., si arriva ad un rapporto medio di 1,35, quindi il valore delle estrazioni in euro si attesta sui 2 miliardi 181 milioni di euro, senza contare il gas naturale. Tolta la franchigia delle prime 20.000 tonnellate che a norma di legge sono abbuonate dal pagamento di royalties e che, essendo tramutabili in 127.000 barili per il rapporto tra barile e tonnellata convertita in litri in misura di un peso specifico prossimo a 0,9 – il peso cioè di un litro di greggio lucano rispetto a simile volume d’acqua - il valore dell’estratto è quantificabile in circa 2 miliardi 936 milioni di euro, il cui 7% è rappresentato da 205 milioni 500 mila euro ed il cui 3% è poco oltre gli 88 milioni.
Dovendosi sempre per legge dello stato attribuire per le regioni meridionali l’85% del 7% alla regione ed il rimanente 15% ai comuni che ospitano pozzi produttivi, la cifra delle royalties effettivamente percepite dalla Regione Basilicata assomma a 174 milioni 675 mila euro, devolvendosi ai comuni euro 30 milioni 825 euro. Sorge allora alla luce di questo calcolo una domanda: ma il presidente conosce realmente una cifra di quanto la regione incassa dalle royalties degli idrocarburi estratti? Parrebbe di no, almeno alle parole che chiunque potrà controllare sono state pronunciate in quella conferenza stampa, nonché in diverse altre occasioni. Ma il presidente è persona scaltra e certamente da questa cifra maturata avrà sottratto quanto la regione ha sinora devoluto in virtù della legge regionale che istituisce il P.O. Val d’agri dal montante delle royalties incassate dal 1997 al 2010, quindi dalla cifra totale di 636 milioni di euro in entrata nelle casse regionali, secondo il lucido ragionamento presidenziale, occorre sottrarre la cifra di 349 milioni, quindi oltre il 54% della cifra totale, cosa che in chiave attuale ridurrebbe la cifra di 174 milioni a poco oltre 94 milioni di euro, riducendosi ancora nella strana mimetizzazione di questa posta di bilancio fino a quella “cinquantina di milioni” che altre volte erano 60, altre ancora 70. 
Ci chiarisca allora il presidente, dati alla mano ed in una conferenza stampa:
  • Quale è l’ammontare delle royalties percepite dalla Regione Basilicata negli anni 2010, 2011 e nel periodo 2012 sin qui trascorso?
  • Esiste ed è producibile un preciso schema degli impieghi di queste cifre?
  • Quanto percentualmente di queste cifre è entrato nel bilancio di parte corrente, quindi nelle spese di gestione, e non nelle spese per investimenti strutturali?
  • Quale è l’ufficio responsabile del trattamento di questi dati finanziari in entrata?
  • Quale ufficio regionale o funzionario, se esistente, è diretto responsabile della verifica dei livelli di estrazione, volgarmente conosciuti come contatori?
Ci auguriamo che il presidente voglia presto fare chiarezza sull’argomento, confutando i nostri calcoli, se rilevasse errori, ma soprattutto comunicandoci come in futuro intende spendere cifre che, seppure piccole, nel bilancio di una regione, non sono da mimetizzare o minimizzare.
Noi diamo dei numeri, aspettiamo quelli istituzionali.

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana.

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