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venerdì 8 gennaio 2016

Città di Potenza, la mattonella saltata dove la metto?

Le ultime uscite del sindaco De Luca sono un esempio di politica pratica da non imitare. Possono senza timore essere portate come esempio alle giovani generazioni, per spiegare come non si fa politica. Salito sul podio più alto di una competizione impossibile, dopo aver guadagnato con merito assoluto la vittoria, dopo una campagna elettorale entusiasmante, dove i registi sono stati i giovani e i volontari, oggi si ritrova, dopo aver rotto con chi lo ha sostenuto, a prendere ordini da chi? Dal presidentissimo Pittella, unico padrone del vapore dell'assistenzialismo ancora superstite, ultimo satrapo ancora in sella di quella "razza padrona", la stessa che, in campagna elettorale, Dario De Luca minacciava di far saltare, insieme alla proverbiale mattonella.
Troppa indecisione, troppa timidezza e prudenza non hanno giovato alla rivoluzione mancata del primo sindaco di destra della nostra città. Per non aver voluto accettare consigli da alleati e sostenitori, si ritrova a prendere ordini dagli avversari; per non aver voluto usare il pugno di ferro con i dirigenti, si ritrova a chiedere al PD di fargli avere una tregua con gli uffici, che non riesce a governare; per non aver saputo programmare una nuova idea di città, si trova adesso ad amministrare, senza i soldi del passato, quella vecchia. Non abbiamo sbagliato a candidare Dario De Luca a sindaco. Ha vinto, rompendo una consuetudine che nessuno osava sfidare sul serio: il dominio assoluto del partito unico. E questo fa di quella scelta una scelta giusta. Dopo la vittoria però, dopo la caduta del "gigante dai piedi d'argilla", bisognava costruire una città nuova. E oggi, non possiamo che guardare con imbarazzo (non nostro) ai comportamenti del sindaco. I suoi tentativi, continui, di guadagnare l'agibilità amministrativa (la maggioranza in Consiglio) accordandosi con gli avversari, sono l'esatto contrario di quello che aveva promesso a noi giovani: stanare il centrosinistra con i contenuti, con le idee e i programmi. Oggi il sindaco ha deciso, con una disinvolta virata, di guadagnare la maggioranza non più con la forza delle proposte e delle soluzioni, ma con quella del compromesso e del trasformismo. È evidente che, per governare così, non c'era bisogno di votare De Luca. È chiaro che la sua idea di città coincida, oramai, con la conservazione della sua carica. Quindi, la sua rivoluzione è ufficialmente finita. Dispiace che questa poco encomiabile virata sia accompagnata, anche, dallo svilimento della figura istituzionale del sindaco, che abdica platealmente alle sue prerogative, dichiarando apertamente che la nomina del vicesindaco, di fatto, è rinviata al momento in cui il PD ne individuerà uno. Di cosa altro abbiamo bisogno, per capire chi è tornato a comandare, purtroppo con i metodi di sempre, a Potenza? Il cambiamento non si ferma con il fallimento di un uomo, perché cammina sulle gambe di molti uomini. De Luca si è fermato, noi continuiamo, più convinti di prima.

Pio Belmonte, segreteria cittadina Fd AN Potenza

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