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martedì 24 marzo 2015

DC: GRATI A CARD. BAGNASCO PER CONDANNA CORRUZIONE

“Dobbiamo essere tutti grati al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, per avere espresso una durissima condanna al malcostume e alla corruzione ancora dilaganti nel nostro Paese”. E’ quanto sostiene il segretario regionale della DC-Libertas della Basilicata Giuseppe Potenza aggiungendo che “nelle parole del Presidente dei Vescovi italiani non ci sono attenuanti perché il malcostume e il malaffare “sembrano diventati un regime talmente ramificato da essere intoccabile”. “Il richiamo etico del card. Bagnasco fa seguito a quello recente del Procuratore Regionale della Corte dei Conti, Michele Oricchio, per evidenziare la mancanza di attenzione nell’utilizzo del denaro pubblico da parte della classe dirigente lucana attraverso l’abitudine dei politici di sperperare fondi pubblici, la mancanza di trasparenza della pubblica amministrazione, l’impiego fasullo di fondi comunitari, il ricorso ad opere pubbliche inutili e costose e la proliferazione di enti strumentali che continuano a pesare sulla comunità senza nessuna ricaduta positiva in termini di servizi ed efficienza. Sino alla difficoltà espressa di indagare su alcuni enti, i cui siti web non rispettano tutti i criteri di trasparenza e di accessibilità agli atti e al richiamo alla logica che, a metà degli anni cinquanta, il sociologo americano Banfield efficacemente denominò familismo amorale". Secondo il segretario della DC-Libertas “i cattolici impegnati in politica non possono fare gli struzzi: in una crisi economica che sembra non aver mai fine e dove la povertà colpisce sempre più duramente le nostre famiglie non si possono sottrarre risorse agli investimenti e all’occupazione come alla difesa dello welfare e degli “ultimi” e quindi ogni euro va speso con oculatezza, efficacia e trasparenza”.
Se l’onestà è un valore sempre e comunque, che misura la dignità delle persone e delle istituzioni, oggi, le difficoltà di quanti si trovano a lottare per sopravvivere insieme alla propria famiglia sono un ulteriore motivo perché la disonestà non solo non sia danno comune, ma anche non sia offesa gravissima per i poveri e gli onesti”. Comprendo che certe cattive pratiche sono dure da sradicare, in Italia tanto da far pensare di essere connaturate con il modo di fare nazionale. Colpa – anche – della cattiva reputazione che ha la pubblica amministrazione tra gli italiani. Non a casoil Censis afferma che la ripresa è alle porte, ma "la politica rischia il flop a causa di una pubblica amministrazione inefficiente".

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