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giovedì 9 agosto 2012

PISTICCI: STABILIMENTO PCMA CHIUDE. SILENZIO ASSOLUTO. ACCETTAZIONE TACITA

La Fiat licenzia in Basilicata 82 lavoratori,chiude uno stabilimento a Pisticci Scalo, il tutto con l'avvallo dei sindacati, scelti dall’azienda per potere con essa trattare, escludendo le Istituzioni locali e regionali nonché la CGIL rispetto alla quale l’azienda ha posto pesanti e inaccettabili pregiudiziali. Bisogna incentrare l’attenzione sul fatto che la trattativa verteva sulla decisione aziendale di chiudere uno stabilimento e non sul rinnovo di contratti integrativi o premi di risultato. Di fronte alla soppressione di 82 posti di lavoro nel ns. territorio, devastato da crisi del lavoro e dell’economia industriale, si è consentito all’azienda di potere trattare senza la presenza della Regione e delle parti sociali, escludendo di fatto la CGIL, ma anche le confederazioni CISL e UIL. Una trattativa blindata, tenutasi nella sede di un albergo inaccessibile, protetto da guardie giurate FIAT, una trattativa che è uscita fuori dai canoni usuali: quando mai non si coinvolge la Regione, il MISE su problematiche così delicate quale la perdita di posti di lavoro?
L'incredibile gestione della vicenda della chiusura dello storico stabilimento della Pcma, già Ergom, del gruppo Fiat, mette a nudo, nella sua drammatica realtà', tutte le conseguenze deleterie causate dall’estromissione della presenza della CGIL in Fiat e quanto disastro sociale e stravolgimento dell’abc sindacale e della tutela minima da garantire alle persone determina il tanto “esaltato” criterio del sindacato rappresentato dalla sola RSA, quella però ammessa ai tavoli per sola volontà aziendale. Un paradosso come quello consumatosi per la gestione di tale vertenza non si era mai verificato nella cinquantennale storia industriale e sindacale della Valbasento, caratterizzata da forte unità sindacale e da confronto unitario su tematiche di insediamento e di crisi industriale. Mai accaduto che il sindacato rifiutasse qualsiasi forma di confronto istituzionale (ministero, regione, provincia, prefettura) e che, schiacciato su posizioni prettamente aziendaliste, sottoscrivesse, senza avvertire l’esigenza di tentare altre strade (quale appunto il coinvolgimento delle Istituzioni da chiamare a responsabilità su temi così delicati), un accordo di chiusura accollandosi la responsabilità, a cuor leggero, di ben 82 posti di lavoro persi.
Una trattativa farsa, gestita dalla sola RSA, confusa e “minacciata” , e quindi non nelle condizioni di trattare in modo responsabile di quello che sarebbe stato il destino di 82 persone. Alla RSA è stato poi dato il compito inconsapevole di vigilare acchè la CGIL, da sempre sindacato di maggioranza in quello stabilimento, venisse tenuta a debita distanza da quella trattativa. Proprio la CGIL che ha sempre dato solidarietà, per sedere ai tavoli di trattativa, a quelle sigle poco rappresentative o che non avessero alcun iscritto. Nessuna richiesta del perché lo stabilimento di Pisticci scalo debba chiudere e del perché l’azienda venisse meno ad impegni di continuità lavorativa, da essa stessa assunti, davanti al Prefetto di Matera in data 9 aprile 2009. Altro dato: solo 1 anno fa la PCMA ha rilevato uno stabilimento ex novo a Tito. Altrove si investe, nel nostro territorio si chiude? E’ sembrato che bisognasse agire velocemente, per chiudere. Marchionne impone dictat e PCMA, insieme agli RSA, esegue. Altro dato: nessuna forma di protesta, nessuna lotta. Anzi, si sono subiti inviti giunti dall’alto a non creare “problemi” protestando. Siamo a questo: a soffocare la protesta, ad evitare ciò che legittimamente in questi casi va fatto. PROTESTARE, ALZARE LA VOCE PER DIFENDERE IL LAVORO E IL TERRITORIO. Stavolta si è consentito di depredarlo senza alcuna reazione ma con pilotata rassegnazione. 4 anni fa, la lotta, quella unitaria e convinta, quella condivisa e decisa, permise di salvare proprio quella fabbrica, la PCMA. I dirigenti PCMA fecero marcia indietro: i sindacati uniti non permisero la chiusura, i lavoratori furono organizzati nella lotta unitaria a difendere la loro fabbrica non per sognare ma per avere realmente ciò che essi spettava di diritto: lavoro, rispetto della loro dignità, reddito per le proprie famiglie.
Invece questo ultimo accordo, scellerato e povero di contenuti quanto a tutela dei posti di lavoro, è stato solo l’esecuzione immediata dell’ordine di chiudere. Accordo suggellato anche da sigle che in quella fabbrica non c’erano mai state e che stavolta erano presenti per assicurarsi che l’ordine di chiusura fosse eseguito. Svilente questa vicenda, emblema di come il venire meno dell’unità sindacale non porti benefici per nessuno, men che meno per chi abbiamo il dovere di rappresentare: i lavoratori. Ci crediamo nell’unità sindacale: nella provincia di Matera essa è stata sempre praticata nell’interesse del territorio e della nostra gente e i risultati sono stati sempre positivi e comunque frutto di condivisione anche laddove non si è riusciti a raggiungere il massimo degli obiettivi prefissati. Ma stavolta si è scritta una brutta pagina negli annali del sindacato lucano. Non bisognava consentirlo da parte di chi avrebbe potuto evitarlo utilizzando quel buon senso che da sempre hanno connotato i rapporti unitari fra CGIL CISL UIL. A chi ha inteso dare lezioni sulla democrazia e sulla rappresentanza, escludendo la CGIL dal tavolo di una trattativa di chiusura di un’azienda, chiediamo: può un sindacato che in quella fabbrica non ha mai avuto un iscritto che sia uno, nei 17
anni di storia di quell’azienda, siglare un accordo di chiusura? In tal caso quel sindacato ha svolto quale ruolo se non quello di ratificare un accordo impostogli dall’alto?E’ questa la democrazia? Nel contesto drammatico che viviamo, si può permettere e tollerare che la Fiat chiude uno
stabilimento, senza neanche dovere incontrare il territorio, quello stesso territorio al quale chiede contributi e finanziamenti come quelli per la ricerca? Il silenzio assordante calato su tale vicenda è imbarazzante e fa male.
Anche la Confindustria Basilicata, di concerto con parte della politica lucana, non ha alzato le barricate ma ciascuno ha preso semplicemente atto della volontà aziendale a non volere avere a che fare con Istituzioni e politica locali.
Tutti in ritirata. Nessuna protesta, nessuna lotta, nessuna voce alta verso l’ennesimo sopruso subito in silenzio dal nostro territorio. Un grande del passato ci ha insegnato che “Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso”.
Non vogliamo che la rassegnazione a non lottare diventi la nostra regola. La partita non è chiusa e la CGIL non molla la presa: vigilerà affinché non venga esclusa dai tavoli regionali dove si dovrà sottoscrivere l’accordo di Cassa Integrazione Straordinaria per Cessazione di Attività. Quando l’azienda dovrà presentare un piano concreto, e non fumoso, di gestione reale degli esuberi, la CGIL pretenderà di esserci e invita fin da ora il Dipartimento Formazione e Lavoro dal non replicare quanto assurdamente già accaduto e praticato con aziende del gruppo FIAT del territorio potentino. La CGIL ha il dovere - diritto di tutelare i lavoratori PCMA ai tavoli istituzionali.

IL SEGRETARIO GENERALE       I SEGRETARI GENERALI

CGIL MATERA FILCTEM                     FIOM CGIL MATERA

M. Manuela TARATUFOLO                     MEGA GIANNELLA

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