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mercoledì 18 luglio 2012

PISTICCI IN ETA' FEUDALE. DAI NORMANNI AI BORBONE

Ottocento anni di storia nella nuova opera di Giuseppe Coniglio. Iniziativa editoriale del Comune di Pisticci e La Spiga.

"Pisticci in Età Feudale. Dai Normanni ai Borbone" è il titolo del nuovo saggio storico di Giuseppe Coniglio, che è stato presentato sabato 14 luglio, presso la sala consiliare comunale. L'opera abbraccia oltre ottocento anni di storia, che nel bene e nel male hanno caratterizzato la vita, il costume, le tradizioni, l'economia, la religione e il tessuto sociale delle comunità, partendo dall'epoca normanna, per tutto il medioevo e buona parte dell'età moderna, fino alla soppressione del Feudalesimo. In tutti questi secoli il potere politico, amministrativo e giudiziario della Terra di Pisticci è stato esercitato da feudo e università ma i rapporti tra le due istituzioni sono stati spesso difficili e complessi e in modo particolare nel 1500 quando i numerosi conflitti, le gelosie, le rivalità, gli sconfinamenti e le usurpazioni hanno alterato gli equilibri sociali ed economici. La Terra di Pisticci è stata amministrata da ben cinquantaquattro feudatari, di cui sette donne, appartenenti a nobili e aristocratiche famiglie napoletane, legate da rapporti di interesse e parentela. Anche se appartenenti alle stesse casate, erano articolati in molte ramificazioni, da quelle di maggiore dignità alle cadetterie. Pisticci ha acquisito il titolo di Terra Demaniale in cinque epoche diverse della sua storia, in due delle quali è stata amministrata da Federico II e Giovanna D'Angiò. I baroni, in genere, hanno visitato rare volte la loro Terra e solo per riscuotere tasse e raccolti o per battute di caccia. Solitamente hanno delegato a rappresentarli i Governatori o i Capitani che vi risiedevano in maniera più stabile, e che a volte si sono definitivamente stabiliti in paese sposando donne del posto. Solo i De Càrdenas hanno fatto di Pisticci una dimora più stabile, come dimostrano le nascite di Eleonora, Faustina e Alfonso, e le morti di don Bernardino, D. Giovanni e don Carlo. Anche nel corso del 1700, i rapporti tra Università e Feudo sono stati spesso contraddittori, sospesi tra centralismo politico e aspirazioni municipalistiche. Pisticci in tal senso non ha mai rinunciato alla propria identità in un realtà fatta di luci e ombre, nell'ambito di una fitta trama di microstorie intrecciate con i grandi avvenimenti. Gli anni più tumultuosi sono stati il 1565 quando Matteo Comite assunse atteggiamenti ostili, cercando di impossessarsi di proprietà degli Uomini di Pisticci, e il 1799 quando fu istituita la Municipalità Repubblicana. L'amministrazione feudale più lunga, seppure distribuita in diverse epoche, fu quella dei Sanseverino, una tra le più influenti casate del Regno. Ultima feudataria è stata donna Maria Giuseppa de Cardenas, prima che i Napoleonidi decretassero la fine del regime feudale. La seconda parte del progetto culturale prevede una nuova pubblicazione interamente dedicata alle famiglie e dinastie dell'imprenditoria agraria e economica, i Franchi, Minnaya, Lo Massaro, Di Giulio, Rogges, Lazzazzera, Quinto, D'Onofrio, Giocoli, Filomarino, Berlingieri, D'Oria, di cui pure si fa cenno nell'opera, pubblicata su iniziativa dell'amministrazione comunale, assessorato alla Cultura e Turismo, Biblioteche Comunali e dell'associazione culturale La Spiga. Dopo i saluti del sindaco di Pisticci Vito Di Trani, dell'assessore Francesco Laviola, del presidente de La Spiga Pietro Quinto, hanno relazionato il docente dell'Università di Basilicata Michelangelo Morano e gli storici Dino D'Angella, Raffaele Salomone e Angelo Tataranno, con conclusioni dell'autore. Moderatrice della serata la dott.ssa Maristella D'Alessandro, madrina dell'evento la marchesa Maria Xenia D'Oria. Tra gli illustri ospiti, i marchesi Berlingieri, il giornalista professionale Filippo Radogna e il sindacalista-saggista Alessio Ambruso.

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