Associazione LIBERA: La verità sui fusti radioattivi in Basilicata
ESCLUSIVO
Quattro anni fa – era il mese di giugno del 2005 - l’Espresso riportò un memoriale di un ex boss della ‘ndrangheta, Francesco Fonti, detto Ciccillo. L’ex boss lo aveva consegnato tempo prima alla Direzione Nazionale Antimafia descrivendo in esso scenari inquietanti di traffici internazionali di rifiuti tossici e radioattivi, faccendieri, mafia, servizi segreti, massoneria. Don Ciccillo parlava di “navi a perdere”, cioè navi piene di scorie radioattive e rifiuti tossico-nocivi, fatte affondare al largo della costa di Cetraro, in provincia di Cosenza nella prima parte degli anni Novanta. Ma parlava anche di spazzatura nociva depositata in Basilicata; diceva: “camion caricati a Rotondella verso le due di notte” con fusti di rifiuti radioattivi che furono “trasportati e seppelliti nel comune di Pisticci, in località Costa della Cretagna, lungo l’argine del fiume Vella”. Il ritrovamento di questi ultimi giorni di relitti di navi nei fondali lungo le coste tirreniche dell’alto cosentino sembrerebbero dimostrare che don Ciccillo aveva detto la verità e che quelle navi esistevano davvero. Ci chiediamo: perché avrebbe dovuto dire il vero in quell’occasione e raccontare invece una bufala – come tutti la definirono – parlando della Basilicata? Alla luce delle notizie di cronaca di questi ultimi giorni chiediamo che si faccia davvero luce su quanto accaduto in Basilicata, senza trascurare i passaggi inquietanti di una sua affermazione di due anni fa, quando in un’intervista disse che aveva depistato e portato gli investigatori nei posti sbagliati perché gli avevano promesso un inserimento nel programma di collaborazione che invece poi non c’è stato; ma è soprattutto un’altra la frase su cui chiediamo che si faccia chiarezza: “la verità è un’altra. Non si sono voluti trovare quei fusti”. C’è qualcuno in Basilicata che non vuole che si giunga alla verità sui fusti?
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