I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Matera hanno notificato ventidue avvisi agli indagati di conclusione delle indagini preliminari a diciannove dipendenti ed a tre dirigenti alle due Soprintendenze di Matera, sia quella dei beni storici, artistici ed etno-antropologici, che quella dei beni architettonici e paesaggistici.
L’accusa è di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, poiché gli impiegati avrebbero lasciato ripetutamente e per diversi lassi temporali, a volte con consolidata consuetudine, la loro naturale sede di lavoro per attendere ad incombenze di carattere privato e quindi non attinenti i doveri d’ufficio.
Il tutto, naturalmente, privi dell’autorizzazione formale dei rispettivi dirigenti.
L’indagine è stata avviata a seguito di una segnalazione ricevuta dai militari sul comportamento discutibile di un impiegato che, evidentemente, deve aver infastidito sensibilmente qualche collega di lavoro, costretto, a causa delle assenze del primo, a sobbarcarsi anche di tutto il lavoro del collega assenteista.
I Carabinieri però, all’atto dei primi riscontri, hanno dovuto registrare che il fenomeno non era limitato ad un singolo dipendente, bensì ad un’abitudine ben più consolidata fra gli organici di entrambe le Soprintendenze. Si è fatto quindi ricorso a videoregistrazioni degli ingressi e delle uscite del personale degli uffici in S.Agostino, sede delle Soprintendenze e sono stati effettuati alcuni pedinamenti per verificare se gli spostamenti legassero o meno due diverse sedi di servizio per motivi di lavoro.
Una volta registrato il volume delle “uscite”, sono stati richiesti i registri delle presenze e dei permessi ai dirigenti degli enti interessati.
L’accesso registrato dal sistema marcatempo a badge elettronico non ha lasciato adito a molte interpretazioni: mancando i permessi cartacei e le relative registrazioni elettroniche delle “uscite”, l’unica motivazione plausibile era un allontanamento ingiustificato dall’abituale sede lavorativa.
I dipendenti, identificati poi con l’ausilio degli stessi dirigenti, usavano il tempo sottratto al lavoro per recarsi a fare spese e per pause caffè fin troppo lunghe.
I protagonisti della vicenda sono stati quindi denunciati alla Procura della Repubblica.
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