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domenica 14 agosto 2016

Concluso il XVII Lucania Film Festival. Premi in America ed Europa Il direttore artistico Calandriello sancisce la transizione verso i lungometraggi


Vince la fiction internazionale a cavallo fra il vecchio ed il nuovo continente al XVII Lucania Film Festival, che valorizza anche il made in Italy ed in Basilicata. Se il cambio di location ha rappresentato la novità dell’edizione (dal centro storico di Pisticci al centro Tilt di Marconia), la visione di un cinema vero, intimo e lontano dai cliché del blockbuster segna invece il passo della continuità ed indica con forza la direzione nella quale l’evento multiforme di Allelammie vuole continuare a guardare con determinazione. 

La conferma arriva dalle scelte della giuria internazionale formata da Farnoosh Samadi (presidente), Alessandro Piva, Waddah Al Fahed, Martha Eidsness Mitchell e Carmine Cassino. Il premio al miglior film della sezione lungometraggi è andato a “Los inconvenientes de no ser Dios” di Javier Macipe Costa (Spagna 2014) nel quale dieci uomini vivono l’angoscia di non sapere perché sono al mondo. “Le Garagiste” di Renée Beaulieu (Canada 2015) vince, invece, i premi per miglior attore a Normand D'Amour e miglior montaggio. 
Il film narra la storia di Adrien e la riscoperta dell’amore nell’attesa di un trapianto di rene che lo metterà di fronte ad una scelta sofferta. “Treppe aufwarts”, di Mia Maariel Meyer, (Germania 2014) viene premiato con il miglior soggetto. Nella storica sezione corti fiction viene premiato, invece, a "Jay amongst men" di Zeno Graton (Belgio) in cui Jay, 14 anni, vuole diventare uomo in fretta e scopre presto la violenza. Premi anche per i documentari, fra i quali trionfa "Vivre sa mort" di Manu Bonmariage (Belgio) come miglior film. 
L’opera tratta la lotta di due uomini per il diritto a morire con dignità. Nella sezione corti animazione vince "L'attesa del maggio" di Simone Massi (Italia). Mentre per Spazio Italia vince "Quando a Roma nevica" di Andrea Baroni. L’edizione appena conclusa ha consacrato definitivamente nel palinsesto i lungometraggi, ampliando la mission del LFF dopo la sperimentazione introdotta in tal senso negli ultimi anni. “La presenza dei lungometraggi in una sezione strutturata – spiega il direttore artistico Rocco Calandriello – è una novità assoluta che ci mette di fronte a nuove sfide gestionali e ci spinge a disegnare un’altra strategia che può portare l’evento a trasformarsi in un festival di cinema a tutti gli effetti”. 
Calandriello commenta anche il cambio di location che “rappresentava una nuova prova da ritenersi superata. Al netto delle condizioni meteo che hanno scoraggiato la frequentazione delle serate, il LFF conferma di avere un suo pubblico, affezionato ai contenuti prima che alla location. Siamo soddisfatti sul piano della partecipazione alle sale”. Alla dimensione internazionale dei film in concorso, il Festival ha affiancato le produzioni lucane. In questo senso è stato prezioso il ruolo della Lucana Film Commissione e del suo direttore, Paride Leporace, che nella quattro giorni ha presentato numerosi lavori sviluppati grazie alle politiche messe in campo dall’ente. Nella serata conclusiva il Festival ha intitolato, in presenza di Silvia Scola, il suo anfiteatro ad Ettore Scola, maestro del cinema italiano scomparso a gennaio. 
Il LFF non ha trascurato di volgere il suo sguardo a tematiche di grande attualità, sempre nella chiave di lettura del cinema. Di particolare spessore il dibattito affrontato con il giurato e regista Waddah Al Fahed che ha fornito una testimonianza diretta della situazione in Siria, distrutta dalla guerra ed attualmente priva di cinema o teatri che funzionino. Farnoosh Samadi, presidente di giuria, ha intravisto “una linea che collega tutti i lavori scelti dal Lucania Film Festival”, una sorta di filo conduttore dato dalla profondità delle storie. Per dirla con Alessandro Piva, ha prevalso l’interesse per chi ha saputo valutare “il mondo che ci circonda con un’ottica molto personale e con una consapevolezza del linguaggio cinematografico”. La promessa della vigilia su una dimensione strettamente connessa all’essenza del cinema è stata mantenuta. Poi, nella notte di Tilt, la chiusura in musica della Full Attack Band ha salutato l’evento cinefestivaliero più longevo di Basilicata in attesa di una nuova messa a fuoco che lo proietti verso panorami finora inesplorati.

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