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venerdì 16 gennaio 2015

In Regione Basilicata anche sugli "asini" abbiamo gestioni allegre del denaro pubblico.

Il pasticcio dei rimborsi per promuovere la produzione ed il consumo di latte d’asina si presentava, già ad una prima lettura, uno dei tanti provvedimenti regionali volti a favorire un unico soggetto. La conferma l’abbiamo avuta dalla lettura della D.G.R n. 1550 del 12/12/2014 che aumentava l’iniziale fondo di € 20.000 a € 30.000 e dei documenti a corredo di essa per ottenere i quali abbiamo dovuto urlare non poco. Parliamo delle “Azioni a sostegno della sicurezza alimentare, della tracciabilità e della qualità delle produzioni di origine animale. Periodo 2014”, in particolare dell’Obbiettivo 3 con il quale la Regione stanzia un contributo per agevolare le famiglie che utilizzano il latte d’asina per curare i loro bambini allergici a quello vaccino e promuoverne l’utilizzo. Avevamo segnalato, già al momento dell’approvazione della D.G.R n. 874 del 08/07/2014, la totale assenza di pubblicità data a questo strumento, motivo per il quale negli anni il contributo è stato erogato sempre e solo ad un’azienda di Lauria, che è la stessa che anche quest’anno fa la parte del leone. Avevamo, inoltre, anche messo in rilievo le “inconsuete” modalità con le quali il contributo veniva erogato. Basta, infatti, presentare da parte dei produttori delle fatture di vendita del latte d’asina intestate alla Regione Basilicata allegando delle dichiarazioni ciclostilate di cittadini che “asseriscono” di avere diritto al contributo. E il gioco è fatto. Dalla documentazione visionata è emerso che le aziende che hanno richiesto il contributo sono due, di cui il maggior fruitore è l’Azienda Sagittario s.r.l. di Lauria che ha chiesto rimborso per € 30.451. Nella documentazione presentata dalle aziende non c’è nulla che attesti l’effettiva necessità “medica” delle famiglie ad acquistare il pregiato latte d’asina, mentre spunta un preavviso di fattura di € 4.076 da parte di uno studio associato per una prestazione di Assistenza tecnica effettuata tra il 2012 ed il 2014 in favore dell’azienda di Lauria. È chiaro che questa spesa non è conforme agli obiettivi prefissati dalla Azione Operativa 3, che parla di promozione dell’utilizzo di latte d’asina e non di assistenza tecnica, ma evidentemente bisognava far “quadrare i conti” presso l’Ufficio del Dipartimento Agricoltura e sviluppo rurale.
Inoltre, in totale sono state presentate fatture per l’ammontare di € 41.116, a fronte di uno stanziamento di € 30.000. È evidente che qualcosa non va nel sistema. La Regione dovrebbe pagare ai produttori il latte acquistato dalle famiglie lucane, ma se le risorse stanziate non riescono a compensare il totale di fatture presentate, chi pagherà la restante parte? La Regione stanzierà ulteriori fondi per aiutare i fortunati produttori? Oppure lascerà che alcune fatture rimangano senza copertura? In questo caso l’azienda a quale famiglia chiederà di pagare il latte che magari mesi fa ha acquistato?
Per questi motivi, oggi, abbiamo presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta Regionale affinché ci faccia sapere cosa intende fare per evitare questa gestione allegra del denaro pubblico da parte degli Uffici della Regione Basilicata. A nostro avviso, tutto ciò dimostra come le procedure poste in essere siamo al di poco “allegre” e sviluppate per “aiutare i pochi conoscenti” che possono presentare documentazione autoprodotta, senza alcun controllo di terzi, e che non dovevano avere ‘concorrenti’. Attendiamo smentita.

Gianni Rosa, Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale

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