Tra i temi portanti del meeting, la preservazione della fertilità in oncologia ginecologica, una delle nuove frontiere della medicina. Nello scorso inverno è nata la Società europea di Preservazione della fertilità, seguita a febbraio dalla società italiana. E’ per entrambe le società la prima “uscita pubblica”. Per le giovani donne affette da cancro all’utero finora la soluzione era drastica: si pensava soltanto a salvare la vita con interventi chirurgici radicali senza preoccuparsi di future maternità. Negli anni scorsi, proprio a partire da una nuova tecnica chirurgica introdotta dal professor Dargent, si è cominciato ad asportare il solo collo dell’utero. Questa tecnica, assicurando la salvaguardia dell’organo, ha consentito finora la nascita di centoventi bambini. Il professor Wattiez ha invece sperimentato con successo il trapianto di tessuto ovarico, effettuato nella fase iniziale del tumore, in un muscolo del braccio. Il tessuto conserva la sua vocazione specializzata e quindi consente la riproduzione degli ovociti dopo la cura oncologica. Con questa tecnica congiunta a quella del congelamento degli ovociti, è stato possibile assicurare la nascita di dieci bambini.
E’ questo solo uno dei temi importanti del meeting, che dedicherà sessioni anche all’isteroscopia, all’aggiornamento sull’infertilità, al futuro delle nuove tecnologie. La sessione di venerdì mattina affronterà la questione dell’endometriosi, che ha ormai raggiunto dimensioni di malattia sociale: ne sono affette in Europa 14 milioni di donne. I costi delle assenze lavorative, che possono raggiungere i due mesi consecutivi, sono stati stimati a 30 miliardi di euro annui ed è in corso una campagna per ottenere appunto il riconoscimento della sua natura di malattia sociale. La sessione di sabato sarà invece dedicata al futuro della disciplina con relazioni sulle tecniche più avanzate, dal Notes, la tecnica di endoscopia attraverso gli orifizi naturali, al Less, la endoscopia laparoscopica attraverso un unico foro d’entrata, al Mis, la chirurgia a minima invasività.
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