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giovedì 14 maggio 2015

UIL: PRENDERE SUL SERIO INDICAZIONI SVIMEZ

Le indicazioni che provengono dallo studio SVIMEZ dedicato alle modifiche introdotte dal Governo alla disciplina dell’IRAP e agli effetti sul costo del lavoro e sul cuneo fiscale vanno prese sul serio: la manovra IRAP, la decontribuzione degli oneri sociali e il Jobs Act non basteranno a rilanciare la domanda di lavoro, soprattutto al Sud. Il percorso da seguire è invece quello indicato da tempo dalla Uil: ridurre l’onere tributario sul capitale sul modello tedesco, destinare maggiori incentivi fiscali agli investimenti privati e, soprattutto, rilanciare una politica economica di investimenti pubblici. Intanto i dati dello studio SVIMEZ: a fronte di una retribuzione lorda media di 30.137 euro nel Centro-Nord e di 25.488 euro nel Mezzogiorno, dal 2011 al 2014 il costo del lavoro per le imprese al lordo IRAP è sceso in entrambe le ripartizioni, ma con andamenti differenti e penalizzanti per il Sud. Nel 2011 nel Centro-Nord il costo azienda di un lavoratore medio ammontava a 42.865 euro, con un cuneo fiscale di 12.728 euro; tre anni dopo, nel 2014, a fronte della stessa retribuzione lorda media, il costo del lavoro di un nuovo assunto a tempo indeterminato è stato pari a 40.273 euro e il cuneo fiscale è sceso a 10.136 euro. Costo del lavoro e cuneo fiscale sono quindi diminuiti di 2.592 euro. Dinamica simile al Sud, ma con riduzioni complessive minori rispetto a quelle ottenute dalle imprese del Centro-Nord: nel 2011 il costo azienda di un lavoratore medio ammontava a 36.198 euro, con un cuneo fiscale di 10.710 euro; tre anni dopo, nel 2014, a fronte della stessa retribuzione lorda media, il costo del lavoro per i nuovi assunti è diventato pari a 33.935 euro, e il cuneo fiscale è sceso a 8.447 euro. Rispetto ai 2.592 euro del Centro-Nord, al Sud la riduzione del costo del lavoro e del cuneo fiscale è stata di 2.263 euro, cioè 329 euro in meno. Nel 2015 costo del lavoro e cuneo fiscale ridotti di 8.362 al Centro-Nord, 8.144 al Sud – Per ogni nuovo lavoratore assunto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2015 l’ultima Legge di Stabilità ha previsto un ulteriore e forte abbattimento del costo del lavoro e del cuneo fiscale: 8.362 euro al CentroNord, 8.144 euro per le imprese del Mezzogiorno, con una differenza, penalizzante per il Sud, di 218 euro. Nel 2015 minori vantaggi fiscali IRAP per le imprese del Sud, 1.192 euro contro 1.245 – I vantaggi fiscali IRAP per le imprese (cioè la riduzione dell’IRAP determinata dalle agevolazioni fiscali) seguono lo stesso andamento del costo del lavoro e del cuneo fiscale. Nel 2011 nel Mezzogiorno il vantaggio fiscale medio è stato pari a 425 euro per azienda, oltre il doppio del Centro-Nord (179 euro).
Siamo alla conferma della denuncia UIL: i Governi che si sono succeduti hanno derubricato il Mezzogiorno dalla loro agenda, mentre oggi sarebbe necessaria "un'infrastrutturazione" del Mezzogiorno per far riprendere l'economia di questo Paese. Occorre fare di tutto perché le infrastrutture siano rispondenti alle esigenze di sviluppo.
Il grande assente nel DEF è il Mezzogiorno. Il programma delle infrastrutture strategiche penalizza le Regioni meridionali, in quanto su un totale di 69,2 miliardi di opere pubbliche per i prossimi anni soltanto 20,3 miliardi (il 29,3%), sono destinati ad opere nel Mezzogiorno. A nostro avviso, inoltre, nel DEF mancano risorse aggiuntive per il sistema degli ammortizzatori sociali per il quale le risorse ad oggi stanziate sono altamente insufficienti, con il rischio che si prefiguri una riduzione sostanziale delle prestazioni (cassa integrazione in deroga in primis). Sempre in tema di ammortizzatori sociali il DEF è carente di un’analisi sugli impatti sociali che il nuovo sistema previsto dalla riforma del lavoro (Jobs Act), produrrà. Riguardo al famoso “tesoretto” di cui tanto si è parlato in questi giorni, altro non sono che risorse trovate innalzando il deficit annuale dal 2,5% al 2,6%. In ogni caso la priorità dovrebbe essere quella di destinare tali risorse per diminuire il carico fiscale su lavoratori e pensionati. Oppure di andare a potenziare gli interventi contenuti nel Dlgs 22/2015 relativamente alle misure destinate ai quei lavoratori e lavoratrici che dopo aver utilizzato tutti gli strumenti di sostegno al reddito siano ancora privi di un reddito dignitoso (ASDI). Tutto ciò in quanto questa misura rappresenta un importante intervento per quelle fasce di lavoratori più deboli e caratterizzate da uno stato di bisogno al limite della soglia di povertà assoluta. Così come è urgente rimettere in primo piano politiche mirate allo sviluppo del Mezzogiorno che passano necessariamente per un aumento della spesa per investimenti pubblici sia nazionali sia europei. Ma nel Sud vi è, soprattutto, un problema di “certezza” della disponibilita’ delle risorse finanziarie nel medio e lungo periodo, senza ricorrere ciclicamente (da ultimo con la legge di Stabilità 2015 per finanziare l’esonero contributivo), al taglio di risorse. In sintesi sono queste le misure per agganciare i timidi segali di ripresa, soprattutto se si vuole confermare o aumentare lo 0,7% di incremento del PIL, altrimenti il rischio è di fallire, come lo scorso anno, gli obiettivi di crescita. Infine: riprendere il dialogo sociale a partire dal rinnovato protagonismo delle organizzazioni delle forze del lavoro e della produzione è una strada obbligata.

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