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giovedì 20 febbraio 2014

Legambiente Basilicata sul blitz dell'Antimafia al Centro Oli di Viggiano

Speriamo in una presa di coscienza da parte di tutti sulla mancanza di un sistema chiaro e trasparente di controllo del sistema di gestione dei rifiuti in Basilicata. Sempre necessario un severo sistema di controllo sulle attività petrolifere e sul COVA.

Abbiamo appreso dalla stampa della notizia del bliz dell’Antimafia al Centro Oli di Viggiano che ha posto sotto i riflettori la gestione dei rifiuti liquidi smaltiti presso l’impianto di Tecnoparco. Esprimiamo la nostra fiducia nell’operato della Magistratura che speriamo porti al più presto all’individuazione precisa delle eventuali responsabilità, ma non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra posizione al di là della vicenda giudiziaria. Da diversi anni l’associazione, infatti, denuncia le anomalie e le stranezze nel sistema di gestione dei rifiuti speciali in Basilicata, con un sistema che non appare “governato” dall’interesse pubblico ma piuttosto dall’interesse delle imprese private. Un settore nel quale si hanno difficoltà a reperire informazioni e dati certi sulle attività di gestione dei rifiuti speciali e sul dato dei flussi, da e per la Basilicata, che spesso sfuggono alla conoscenza di chi è chiamato ad autorizzare, a vigilare o a controllare, anche a causa della frammentarietà dei compiti assegnati ai diversi organismi e al mancato interscambio di informazioni.
In Basilicata in questi anni si sono gestiti quantità di rifiuti speciali ben superiori a quelli prodotti, come abbiamo chiaramente evidenziato nel nostro rapporto “Rifiuti Speciali 2011”. Dallo stesso rapporto emergeva inoltre che, anche in Basilicata, i conti non tornavano e che, così come accade a livello nazionale, nel solo anno 2006, preso in considerazione, erano spariti dalla contabilità ufficiale ben 140 mila tonnellate: che fine hanno fatto e perché sono spariti nel nulla? Questa domanda meritava allora una risposta, nell’interesse di tutti i lucani. Risposta che non è mai arrivata. Una risposta ancor più urgente alla luce dell’inchiesta che oggi commentiamo. Quello che Legambiente continua a chiedere alle autorità competenti è di aumentare i controlli e la trasparenza sui processi di gestione di questa tipologia di scorie, visto che si tratta di rifiuti spesso molto pericolosi, che inquinano l’ambiente e minacciano la salute dei cittadini. In Basilicata è ancora tutto da creare un sistema chiaro e trasparente di controllo ed una base dati informativa trasparente ed accessibile. Per affrontare le problematicità connesse alle attività industriali, alla gestione moderna dei rifiuti, alla definizione di strategie per la difesa del territorio sono necessarie competenza, professionalità, impegno, fermezza e strategie chiare che non sono state espresse appieno in questi anni. E la Magistratura periodicamente torna a ricordarcelo facendo emergere, oltre le responsabilità penali di alcuni, le oggettive responsabilità di un sistema che spesso ha preferito non affrontare seriamente questi temi e questi problemi. È oltremodo significativo che in Basilicata ogni qual volta si parli di estrazioni petrolifere, ci ritroviamo ad evidenziare più i danni in termini ambientali di questa attività industriale fortemente impattante che non dei suoi benefici che, invece, si fa sempre più fatica ad individuare. È per questo che esprimiamo ancora una volta il nostro fermo NO a qualsiasi nuova attività estrattiva in Basilicata e che si realizzi un vero, autorevole, efficiente e severo sistema di controllo sulle attività petrolifere già esistenti, in maniera particolare per ciò che attiene a tutte le attività industriali del centro oli di Viggiano.

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