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venerdì 2 ottobre 2009

Alcuni passaggi dell’intervento del Sindaco Emilio Nicola Buccico in occasione dell’incontro con il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano che si è tenuto questa mattina a Palazzo Lanfranchi.

“Matera è una città unica per la straordinarietà del suo habitat e per le vicende della storia. Matera è la città dell’uomo: ne ha segnato nelle forme, che ancora rivivono il cammino dall’età paleolitica sino all’impianto della città moderna che nasce dalle viscere dei Sassi e si espande sul piano, crocevia di incontri e di esperienze maturate ed esplose nel secolo diciannovesimo e nel drammatico secolo breve, dietro le nostre spalle. Ed è nel ventesimo secolo che si verifica la grande trasformazione morfologica: la istituzione della provincia (gli antagonismi architettonici: il monumentalismo piacentiniano e la razionalità di Terragni e Pagano) e la legge sui Sassi del ‘52 (ricordiamo Emilio Colombo, De Gasperi e le lotte dell’avv. Michele Bianco con la nascita dei nuovi rioni). Matera, adagiata sulle Murge, sulle orme federiciane, ha interiorizzato una storia di tolleranza e di libertà - la pratica della giustizia come virtù sociale, valor serbati e sottratti alle incursioni e ai domini che Pirro e Annibale, goti e longobardi, bizantini e normanni, saraceni e spagnoli sino ai borboni hanno esercitato: capitale dal 1663 e prima ancora di Terra d’Otranto, a significazione dei legami con la Puglia della terra di Basilicata sino al 1806 conserva, simbolicamente, il molo e il prestigio di una delle capitali del Mezzogiorno. Le radici affondano nella scelta di libertà per la repubblica partenopea del ‘99, come le cronache del Sarra ci fanno rivivere. Snodo, nel cuore del Novecento. di esperimenti e laboratori culturali nel disegno urbanistico di Quaroni, Piccinato, De Carlo, Benevolo e topos del risveglio civile, in una cifra meridionalistica mutuata dal severo conservatorismo di G. Fortunato e dal caustico riformismo di F.S. Nitti, grandi lucani: la Storia ci legittima a rivendicare una attenzione maggiore per il nostro Sud e la nostra Lucania e per Matera: insomma una nuova stagione meridionalistica nel segno dell’unità nazionale (Pentasuglia). Da una parte la civiltà dell’integrazione (1865), dall’altra la crisi dell’apparato produttivo monoculturale, la disoccupazione, la diaspora, le incertezze per i nostri figli sono ancora e sempre dietro l’angolo: alle luci si alternano, favorite dalla nequizia e dalle cattive abitudini degli uomini, le ombre. Eppure Matera si offre alla percezione immediata ed interiore all’ospite massimo - e al visitatore anonimo - come un alimento dello spirito. Ed è - in tale spirito - che la Città mio tramite si ricorda a Lei con un segno del tempo: il Cristo, 64 anni dopo, la prima edizione a fotografare il tempo e a misurare le distanze: il 1945, il libro intonso, la carta ordinaria, abbrunita, la introvabile sovraccoperta: il giovane con il tracoma e insieme, ieri come oggi, le speranze per un domani migliore”.

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