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venerdì 4 dicembre 2015

In Consiglio regionale si va finalmente verso lo Statuto ed è scontro.

In Aula è nel vivo la votazione, articolo per articolo, da parte dei Consiglieri presenti, del Testo costituente della Regione Basilicata. In queste ore si stanno discutendo e votando, difatti, i 92 Articoli statutari dell'ipotesi proposta dalla Prima Commissione. Non si sono registrate particolari difficoltà nel dibattito su quasi tutti gli Articoli proposti, in un clima dal sapore "ecumenico" e condiviso. Come atto conclusivo dei numerosi e concitati dibattiti avvenuti in queste ultime due settimane esclusivamente in Commissione, ieri ed oggi l'Assemblea sta licenziando quasi tutto nell'assoluta concordanza, rapidamente, ma solo fino alla discussione dell'Articolo V. Tutti voti favorevoli e sole due astensioni, dunque, laddove si parla di principi relativi alla Regione che è una e indivisibile, di partecipazione e di sussidiarietà. Finalmente il dibattito si sposta, a questo punto, sull'Articolo V e l'Aula si spacca. Non più larga condivisione ed "universalismo", ma scissione e "scontro", stranamente e con eccentricità: sembra per "ragioni di fede". L'Articolo oggetto di frattura riguarda la persona, la solidarietà, l'uguaglianza e tutti quei valori che generalmente non vengono e non possono essere messi in discussione. Il Consigliere regionale Aurelio Pace apre ad una riflessione opportuna e di buon senso dal punto di vista storico e culturale, che tuttavia pare non soddisfare il palato particolarmente irenista ed indifferentista di alcuni Consiglieri.
A questo punto parte dei commentatori interpretano l'acceso dibattito come uno "scontro di religione" fra "crociati" ed "infedeli". A dire il vero la quaestio sembra vertere piuttosto sul contrasto tra lo sfrenato laicismo ed il buon senso.
L'Avvocato Pace presenta così il suo emendamento alla P.D.L. n. 04/2014 "Statuto della Regione Basilicata". Con riferimento all'art. V, Pace chiede di inserire all'interno del punto 1, tra le parole "La Regione" e "riconosce", la dicitura "in aderenza alle sue radici cristiane".
Alcuni non ci stanno. Il Consigliere del PD Vito Santarsiero si oppone fortemente all'emendamento, evocando un imprecisato "tono da crociata, di chi usa strumentalmente la fede non per unire, ma per dividere". Così strumentalizza alcune citazioni di papa Francesco che, a suo dire, porrebbe sullo stesso piano tutte le religioni, in una sorta aureo cosmopolitismo in salsa pacifista. Anche Perrino del M5S dice la sua sostenendo che bisognerebbe inserire nello statuto la teoria evoluzionistica di Darwin. Insomma, sembra che gli oppositori di Pace debbano fare una rinfrescata di storia e scienza. Dovrebbero anche evitare di far confusione fra "fede cattolica " e "cultura cristiana" o "Christianitas" in generale, avutasi a seguito della fusione della civiltà greco-latina, della religione cristiana e della cultura dei popoli europei e soprattutto delle realtà germaniche e mediterranee.
Radici cristiane, quelle della nostra Regione, che sono innegabili sul piano culturale e storico, laddove si coniugarono i diritti/doveri dell'Istituzione, con il diritto romano come legge comune, il latino come lingua di cultura e comunicazione sovranazionale, con il cristianesimo come via sicura per la salvaguardia della libertà e per lo sviluppo socio-economico dell'Occidente. Dure le parole del Consigliere Pace che, per difendere ciò che è ovvio, afferma che "le radici cristiane della nostra Regione devono essere inserite nello Statuto". Secondo Pace gli oppositori "tradiscono lo spirito, la fede e la volontà di chi li ha votati". Il Consigliere dei Popolari invita i presenti al sano coraggio, a slegarsi dai pregiudizi ideologici, poi preannuncia il ricorso al popolo probabilmente con un referendum contemplato dallo stesso Statuto in via di approvazione.Davanti alle prese di posizione di alcuni Consiglieri, sembra proprio che il vero rivoluzionario si sia dimostrato Aurelio Pace, che, in conclusione al suo intervento, afferma: “Le radici cristiane uniscono e non dividono. Sono la storia più profonda dei lucani. Chi non lo riconosce non interpreta la verità”. Scriveva, difatti, Benedetto Croce nel 1942, nel suo libro Perché non possiamo non dirci "cristiani", che il Cristianesimo ha compiuto una rivoluzione «che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità» che per merito di quella rivoluzione non può non dirsi "cristiana". Purtroppo l'emendamento non è passato , hanno difatti votato SI solamente Luigi Bradascio, Francesco Mollica, Michele Napoli, Gianni Rosa e lo stesso Pace.

Ne riparleremo al referendum!

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