Giuseppe Potenza, DC-Libertas Basilicata. Nel nuovo Patto per la Basilicata che si sta definendo in queste ore sulle ceneri di quello precedente, peraltro senza che nessuno del cartello Pensiamo Basilicata abbia fatto autocritica e spiegato i motivi del fallimento del recente passato, manca un pezzo importante della società lucana che è quello del volontariato cattolico e del cosiddetto terzo settore. Ma più in generale quello a cui pensiamo noi cattolici impegnati in politica è un Patto diverso: prima di tutto un grande patto civile con i cittadini per intercettare il profondo e crescente malessere sociale e contestualmente tra governo e corpi intermedi in modo da superare l’attuale fase inadeguata di concertazione sociale con la giunta regionale che in due anni ha prodotto solo un unanimismo di scelte risultato inefficace. L’estremizzazione del conflitto politico, l’individualismo, gli egoismi ci preoccupano: sono sintomi di una società che non favorisce la comunità, la collaborazione, il rispetto reciproco. E anche i tentativi di marginalizzare il ruolo dei corpi intermedi vanno in questa direzione. Siamo preoccupati perché qui si gioca il futuro, non solo del Paese ma del confronto tra le generazioni. E allora è necessario interrompere questa china, recuperare la voglia di lavorare insieme e di un confronto dialettico. Grazie anche a papa Francesco c’è una ripresa di attenzione sui temi sociali ed economici. Ma la situazione non è rosea e il mondo cattolico spesso è silente, impaurito, disilluso. Non si tratta di dividersi tra ottimisti e pessimisti, tra gabbiani e gufi e né di negare passi avanti che pure ci sono stati o di nascondere le inadeguatezze di governo regionale.
Più lavoro e più qualità del lavoro sono dunque i parametri su cui misurare una prospettiva positiva di futuro, con o senza Patto per la Basilicata, per superare una crisi che, non essendo solo economica, si potrà risolvere solo con la centralità restituita alle persone e alle loro esigenze vitali ed il modo per perseguire tale obiettivo è proprio il lavoro, dignitoso e per tutti. Lo dice chiaramente papa Francesco in tutte le occasioni pubbliche nelle quali ha avuto modo di parlare di questo tema fondamentale. Un tema sul quale egli ritorna sistematicamente, non solo nella Evangelii Gaudium ma anche in occasione delle sue visite pastorali, aprendo uno squarcio che consente di vedere le ragioni profonde della crisi: “la mancanza di lavoro ti porta a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro manca la dignità! E questo è la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia; un sistema che ha al centro un idolo che si chiama denaro”. Dunque è indispensabile un ripensamento globale di tutto il sistema, secondo la logica della solidarietà, che incrocia necessariamente la cruciale questione della partecipazione. Ma, attenzione, partecipare non è semplicemente sedersi tutti insieme allo stesso tavolo, dove in verità chi rappresenta realmente i valori cattolici è ancora minoritario.
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