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martedì 2 luglio 2013

Natuzzi, Falotico: “È una calamità sociale”

Il segretario della Cisl durissimo con il gruppo Natuzzi che ha annunciato la chiusura di due stabilimenti e la mesa in mobilità di 1.726 lavoratori. “Natuzzi prima si lamenta della concorrenza cinese e poi trasferisce la produzione in Brasile, Romania e Cina”. Ora intervenga il governo con vere politiche industriali per salvare il polo del salotto e lotta senza quartiere al lavoro sommerso.
“Natuzzi non può pensare di fare fagotto infischiandosene delle conseguenze sociali delle sue decisioni”. È durissimo il commento del segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, alla decisione del gruppo Natuzzi di cancellare con un colpo di spugna due stabilimenti, tra cui quello di Matera, e licenziare 1.726 lavoratori. “È un atto irresponsabile e totalmente inaccettabile che combatteremo strenuamente e senza alcuna indulgenza nei confronti della Natuzzi”. Per Falotico “stanno venendo al pettine i nodi di una gestione fallimentare che, è ben ricordarlo, è stata sostenuta con lauti contributi pubblici e che ora Natuzzi vorrebbe scaricare sulle spalle dei lavoratori. La chiusura di due stabilimenti e la messa in mobilità di quasi 2 mila persone è una vera e propria calamità sociale in un territorio già martoriato dalla disoccupazione di massa e dalla povertà”. 
Secondo il segretario della Cisl lucana “è contraddittorio giustificare la chiusura di due stabilimenti con la concorrenza sleale dei cinesi, salvo poi delocalizzare la produzione proprio nei paesi a basso costo del lavoro come Brasile, Romania e la stessa Cina. È bene sottolineare che con questa improvvida e poco ponderata decisione Natuzzi ha scelto di mettersi al livello della sua concorrenza nella più bieca tradizione di una certa imprenditoria italiana che predica bene per gli altri e razzola male per sé. La fuga della Natuzzi, che resta pur sempre il più importante player del settore per fatturato e occupati, rischia di dare il colpo mortale al futuro del polo murgiano del salotto e di bloccare sul nascere ogni speranza di rilancio. La smobilitazione dal territorio che ne ha decretato il successo in tutti questi anni, infatti, mette a repentaglio anche l'attuazione dell'accordo di programma per il rilancio del mobile imbottito siglato nello scorso febbraio dopo anni di attesa”.
“Bene hanno fatto l'assessore regionale alle Attività produttive, Marcello Pittella, e il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, a chiedere l'immediato intervento del governo e, nella fattispecie, del ministro Zanonato affinché la vertenza venga ricondotta al tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali e il governo. In questo senso la notizia della convocazione di un incontro al ministero dello Sviluppo economico per venerdì prossimo è uno spiraglio positivo. Ci sono ritardi storici che vanno colmati, in particolare sulle politiche industriali per il rilancio della competitività del sistema produttivo nazionale e meridionale in particolare, ma occorre fare presto altrimenti ci resterà ben poco da rilanciare. Una delle piaghe che andranno affrontare con modalità radicali è quella del lavoro sommerso, pratica sempre più diffusa e sempre più spesso annidata negli interstizi dei nostri distretti industriali messa in atto da una concorrenza cinese sempre più agguerrita che è venuta a sfidare le leggi e i contratti del nostro paese permettendosi il lusso di pagare salari da fame, pari a circa un quarto del salario contrattuale, e calpestando i diritti fondamentali dei lavoratori”.

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