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venerdì 26 luglio 2013

Senise, la collina franata,le rico-ostruzioni dei dossier inesistenti

di Mariapaola Vergallito

Cosa resta della frana del 26 luglio 1986 a Senise? Cosa resta della tragedia di collina Timpone, che alle 4 e 10 di quell’alba tragica si portò via 8 persone, tra cui 4 bambini? Perché la ricostruzione non è soltanto quella fatta con i mattoni. Esiste un’altra ricostruzione incompiuta. Negata. E’ quella della storia. Delle opere realizzate. Dei danni realmente riscontrati. Poco più di un anno prima della tragedia del Timpone, le famiglie che abitavano sulla collina, allarmate per le lesioni sulle pareti delle loro abitazioni (“i muri avevano spaccature talmente grandi che infilavamo dentro una mano”)e per un altro, piccolo smottamento a poche centinaia di metri da quella stessa collina, si erano rivolte ai tecnici del Genio Civile di Potenza. Questo viene raccontato dalla cronaca dei giornali e dalle testimonianze del tempo. “Mi dissero –stai lì- spiegava all’epoca Lucia Cifarelli, madre sfortunata dei tre fratellini morti sotto le macerie. “Io avevo scongiurato chi di dovere di mettermi nell’elenco degli sgomberi. Il tecnico mi chiese di prendere un martello, cominciò a battere sulle pareti e poi disse: vedete? Questa casa è posata sulla roccia. Dove volete andare? Potete dormire tranquilli”. Tutte le abitazioni del Timpone avevano regolare licenza edilizia. La zona era quella della cosiddetta legge 167, riservata all’edilizia popolare. Lo sbancamento della collina per realizzare opere di edilizia popolare avvenne senza preliminari opere di consolidamento per la messa in sicurezza del territorio. “Sarebbero bastati 4 miliardi- dichiarò Mario Del Prete, allora docente all’università di Viterbo, al quale fu commissionato uno studio della zona- e forse adesso sarebbero tutti vivi”. Queste testimonianze sono molto difficili da reperire. Questo perchè, nelle stanze del Comune di Senise non esiste un archivio dedicato alle opere realizzate in seguito alla frana del 1986. E, come avevano spiegato dallo stesso Comune e conferma l’attuale assessore al ramo, è difficile anche reperirlo in Regione. Nessuna documentazione che attesti l’avvenuto collaudo dei lavori. Nessuna sorveglianza per le opere di consolidamento realizzate successivamente.
“Consolidamento” e “sistemazione idrogeologica” sono termini che, dal 1986, accompagnano Senise, forse, in alcuni casi, in maniera meno repentina di come dovrebbero. Molto è stato fatto. Altro è stato lasciato in sospeso. L’attuale assessore comunale ai lavori pubblici Luigi Le Rose, contattato per avere informazioni a riguardo, subito ci preannuncia che in merito a ciò che ruota intorno alla storia di collina Timpone sarà presto istituito un tavolo per capire gli obiettivi raggiunti e i buchi da riempire. Un tavolo “non politico- spiega Le Rose- ma tecnico. Ho già provveduto a contattare i responsabili degli uffici regionali”. Ma andiamo con ordine. Negli ultimi anni sono soprattutto tre gli interventi che hanno interessato l’abitato di Senise e che sono direttamente collegati con i fondi stanziati nell’ambito della legge 120. L’intervento di consolidamento è quello che ha interessato il costone orientale del centro storico, completato, per un importo di circa 2 milioni di euro. Inoltre, come spiega Le Rose, esistono altri due interventi propriamente intesi di sistemazione idrogeologica: uno interessa la zona di Belvedere e l’altro quella di Aia Marina, che è in fase di completamento. Questi ultimi due interventi hanno goduto di un importo complessivo pari a circa un milione e 800mila euro. Ma se parliamo di legge 120 e ricostruzione, non ci si può non riferire a contrada Cappuccini, uno dei quartieri destinati alle famiglie che avevano perso la loro casa a causa dello smottamento. Oggi in contrada Cappuccini le case ci sono, almeno quasi tutte. Quello che manca è il completamento delle opere di urbanizzazione. Nel progetto originario quello dei “Cappuccini” avrebbe dovuto essere un quartiere modello. Oggi ancora non c’è verde pubblico, niente arredo urbano, niente marciapiedi e niente asfalto. Solo strade sterrate, marciapiedi rotti, erbacce e polvere. “La ricostruzione riferita agli immobili privati- spiega l’assessore- è praticamente completata, fatta eccezione per un caso che ancora non si è concluso ma che è in fase di completamento. Quella dell’urbanizzazione, invece, è una delle questioni urgenti e delicate da affrontare”. Un progetto figlio di tempi lunghi e di contenziosi che hanno attraversato amministrazioni diverse. E che, come molto altro ancora, sarà presto oggetto di un lavoro che prevederà, naturalmente, il coinvolgimento di tutte le parti chiamate in causa. “Attualmente- conclude Le Rose- Senise non vive grosse emergenze particolari da un punto di vista idrogeologico o, perlomeno, non ci arrivano segnalazioni in tal senso”. E sulla zonizzazione post smottamento aggiunge spiega: “forse abbiamo ereditato scelte fatte in maniera frettolosa. La stessa perimetrazione delle zone dell’abitato divise in base al rischio idrogeologico, forse meritava una riflessione maggiore, non fosse altro che furono fatte anche in un periodo di stasi amministrativa, che all’epoca rappresentò una sorta di traghettamento all’amministrazione successiva”. Il riferimento è agli albori del nuovo millennio, quando lo stesso Le Rose, da sindaco, si dimise prima di arrivare all’amministrazione Petruccelli.

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