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giovedì 20 giugno 2013

SERGIO SCHETTINI DOMANI DIVENTA PRESIDENTE DEGLI ENDOSCOPISTI GINECOLOGI ITALIANI

Domani mattina, nella seduta conclusiva dell’8° congresso della Segi, in corso da ieri a Napoli, Sergio Schettini, il ginecologo lucano direttore del dipartimento materno-infantile del San Carlo di Potenza, entrerà in carica come presidente degli endoscopisti ginecologi italiani. E’ il primo medico lucano al vertice nazionale di una prestigiosa società scientifica nazionale. Nato a Pescopagano 53 anni fa, Schettini ha diplomi europei in endoscopia operativa ginecologica e in Isteroscopia, che ha conseguito nel corso di intense attività di studio e di ricerca in ambito internazionale. Grazie alla sua forte vocazione didattica è stato a lungo responsabile della formazione della società e oggi uno degli impegni più urgenti è proprio un ambiziosissimo progetto di aggiornamento professionale: “Ci aspetta forse – ha spiegato nel suo intervento - una delle più grandi sfide per una comunità scientifica: l’integrazione in una Europa globale, e soprattutto, il progetto formativo europeo che porterà la SEGI ed i suoi associati, nella grande comunità endoscopica europea dandole il ruolo internazionale che merita al pari delle altre nazioni schierate, come noi, ai nastri di partenza”. Schettini ha definito con chiarezza il programma di “governo”. Forte dei risultati raggiunti (elaborazione delle linee guide, costruzione del sito web della società) nel triennio della presidenza De Placidi, il professore universitario napoletano che gli cede il testimone e di cui è stato vicepresidente, ha indicato un nutrito piano di lavoro: “Utilizzare la rete informatica sulla base dei social network con la creazione di una “community on web” che possa vivere ogni giorno in continuo collegamento; creare le reti per il trattamento delle patologie ad alta complessità; promuovere lo scambio dei giovani da una sede all’altra per la vera crescita culturale che non può più essere stanziale”. Così, conclude il nuovo presidente Schettini, “la Segi potrà avere quella dimensione politica/scientifica nazionale e la giusta proiezione e autorevolezza internazionale coinvolgendo le personalità di spicco ”. Il congresso Segi ha avuto, come tradizione un elevato profilo scientifico, dando spazio alle principali novità cliniche e tecnologiche. L’introduzione dei robot in sala operatoria – di cui è stata data una dimostrazione con una seduta di live surgery robotica nella seduta inaugurale - ha rivoluzionato l’idea stessa di chirurgia. La macchina agisce materialmente al posto dell’uomo, codificandone i gesti a distanza; è un’interfaccia tecnologica tra il chirurgo e il paziente che, grazie alla tridimensionalità della visione, permette un miglior controllo delle strutture vascolari e nervose, con minor sanguinamento e possibilità di isolare e salvaguardare le strutture nervose”. Attualmente, però, i costi di un robot sono molto elevati: 1.800.000 euro circa, cui si aggiungono i costi di gestione, che ammontano a circa 120.000 euro l’anno; è stato calcolato che, per ammortizzarli, un robot dovrebbe effettuare almeno 500 interventi l’anno. Tra le altre novità del Congresso, gli interventi ‘single site’ che permettono di intervenire chirurgicamente su patologie ginecologiche praticando un solo e piccolo foro a livello ombelicale, oppure l’isteroscopia ultra-mini-invasiva e le incisioni in minilaparoscopia che, per mezzo di strumenti da 3-5 millimetri sostitutivi degli attuali da 5-10 mm, consentiranno di ridurre notevolmente l’impatto estetico degli interventi. Di particolare interesse le applicazioni dell’endoscopia nelle aree terapeutiche dell’infertilità e dell’oncologia. Grazie alle innovative tecniche endoscopiche, infatti, oggi è possibile affrontare patologie endouterine e rimuovere alcune cause dell’infertilità, come le cisti ovariche e l’endometriosi o l’asportazione di una tuba malata. Molte, inoltre, le innovazioni chirurgiche per preservare la fertilità nelle pazienti oncologiche. Grazie alle tecniche endoscopiche, sono stati fatti notevoli progressi nel trattamento conservativo degli stadi iniziali dei carcinomi della sfera genitale femminile, tanto che oggi alle donne è consentito di non rinunciare più al loro sogno di maternità.

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