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martedì 2 aprile 2013

Unibas, lavoratori demansionati: protesta la Cisl

La situazione che sta verificandosi presso l'Università degli Studi della Basilicata, dove circa 100 dipendenti torneranno ad essere inquadrati nelle qualifiche in cui si trovavano nel 2005, prima di vincere un concorso interno per titoli ed esami, ci lascia stupefatti. L'amministrazione universitaria ha annunciato tale intervento come diretta conseguenza di una sentenza della Corte dei Conti che avrebbe riscontrato irregolarità formali nell'iter procedurale ed a seguito della quale, una solerte e sbrigativa interpretazione fornita dall'avvocatura dello stato di Potenza e del ministero della Funzione pubblica, ha fatto intendere ai vertici universitari che non c'è modo di ripristinare la legalità se non adottando la retrocessione dei beneficiari di quel concorso. Ora, l'università si appresta a mettere in atto i “coraggiosi consigli” ricevuti, adottando la soluzione più comoda ma più irrispettosa della dignità di 100 persone che hanno avuto il solo torto di aderire ad una selezione bandita dalla medesima amministrazione, servita per 8 anni con i massimi livelli di abnegazione e professionalità. Di certo, questa modifica dei livelli di responsabilità e della stessa organizzazione del lavoro inciderà sul buon funzionamento della macchina amministrativa e gestionale dell'Università di Basilicata. Questo episodio si verifica in un ambito nel quale la stessa magistratura contabile riconosce “la coesistenza di norme e di indirizzi amministrativi non univoci né limpidi”. Quelle norme, del resto, sono le stesse che in tutte le altre università italiane, negli anni compresi tra il 2001 ed il 2009, hanno comunque consentito di portare a compimento circa 29.000 progressioni verticali seguendo, in sostanza, lo stesso schema adottato nell'ateneo lucano. La segreteria regionale della Cisl, che ha monitorato dall'inizio l'evoluzione di questo problema, è in attesa di conoscere le iniziative “parallele” al procedimento di retrocessione che dovrebbero vedere coinvolti in un tavolo tecnico l'amministrazione universitaria, il Prefetto di Potenza, il ministro dell'Università e Ricerca scientifica, il ministro della Pubblica amministrazione e le istituzioni regionali e nazionali interessate al problema che rischia di generare gravi ricadute anche nelle altre pubbliche amministrazioni italiane. Nel frattempo, la struttura legale della nostra organizzazione sindacale, sta già preparando una idonea strategia capace di affrontare, nelle sedi competenti, tutto quanto è necessario mettere in atto per salvaguardare la dignità di questi 100 lavoratori. La Cisl Università e tutta la Cisl di Basilicata manifestano la grande preoccupazione che suscita tale decisione che ridurrà inevitabilmente lo standard delle funzioni, ruoli, strategie necessarie a reggere la portata delle riforme nazionali o delle sfide europee e delle esigenze che il territorio richiede, riducendo anche il ruolo di soggetto propositivo nella programmazione regionale che lo stesso accordo decennale sottoscritto con la Regione richiede.

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