Per la serie dei “Venerdì Culturali “ è tornata la cartella “Quaderno Medico” con una relazione, dal carattere sociale, svolta dal dott. Nicola Baldi, già Primario reparto di cardiologia (UTIC) Ospedale Santissima Annunziata di Taranto, dal titolo “La medicina difensiva, una catastrofe sul piano culturale, relazionale ed economica”. L’appuntamento è stato introdotto da Michele Santoro ed è terminato con una serie di domande sulla materia trattata. In uno studio dal titolo “Dottore ti denuncio” del 2008 trentamila denunce e dodicimila processi penali sono stati intentati, da parte di pazienti a carico di medici, per presunta responsabilità colposa derivante dall’attività professionale. Come risposta a questo fiume di denunce si è, di converso, strutturata la cosiddetta medicina difensiva. Oggi, culturalmente, l’errore o la non scoperta di una diagnosi chiara, nella prestazione sanitaria, è considerato quasi inaccettabile. Infatti, il paziente si sente rassicurato per il progresso ottenuto, negli ultimi anni, sia in campo specialistico, sia per un quadro tecnologicamente avanzato e sia soprattutto, per la messa in commercio di centinaia di farmaci che agiscono nello specifico. Tutto questo, nell’insieme, crea una maggiore speranza sia nella diagnosi e sia nella cura con motivazioni che, nell’inconscio, diventano certezze per una guarigione quasi scontata, in sintesi un’onnipotenza della medicina. Inoltre la giurisprudenza ha fatto rientrare le prestazioni professionali, (secondo i parametri di perizia, diligenza e prudenza), tra le obbligazioni “di risultato ottenuto” con inversione dell’obbligo della prova. In molti casi è il medico che ha l’obbligo di dimostrare che l’evento non è collegato alla sua attività professionale.
La medicina difensiva si divide in:
- “positiva”, con eccesso di atti diagnostici e terapeutici non richiesti dalla situazione contingente;
- “negativa” con tentativi di evitare categorie di pazienti o interventi diagnostici-terapeutici perché potenziali cause di contenzioso.
Quanto è grave il fenomeno della medicina difensiva nella società? Su uno studio condotto a Roma su circa 3000 medici appartenenti a tutte le categorie, si sono avuti i seguenti risultati:
- Il 53% ha consigliato farmaci non indispensabili;
- Il 73% visite specialistiche;
- Il 71% esami di laboratorio;
- Il 76% esami strumentali e infine
- Il 50% ha disposto ricoveri ospedalieri non necessari.
Da questa statistica si può notare quanto preoccupante sia il fenomeno!
Molti ritardi tra la prenotazione di esami e assegnazione degli stessi derivano, anche, dalla maggiore richiesta di visite specialistiche ed esami strumentali. Continuando nella relazione, il dott. Baldi ha chiarito le cause sistemiche e individuali che possono essere la base del fenomeno mettendo al primo posto la trasformazione del rapporto medico-paziente: perdita dell’insindacabilità dell’atto medico e spersonalizzazione della relazione.
Tra le cause individuali:
- il timore di un contenzioso medico-legale;
- il timore di una richiesta di risarcimento;
- il timore di un impatto sulla reputazione favorito, anche, da un’opera di terrorismo mediatico
Le conseguenze di tali comportamenti sono devastanti. Un esempio è fornito dalla non iscrizione in specialità cosiddette a rischio: medicina d’urgenza, ortopedia, ginecologia, anestesia, chirurgia. Ultimo, ma non per importanza, l’impatto sulla sostenibilità economica che si calcola ammonta al 20% della spesa sanitaria totale. In chiusura il relatore ha suggerito alcune linee guide che possono essere applicate se si vogliono superare il fenomeno della “Medicina Difensiva”.
- Il recupero del rapporto di fiducia tra il medico e il paziente.
- Un’attenta organizzazione per evitare errori negli ambienti di lavoro (risk management).
- Il ripristino di un corretto ambiente socio-culturale, con meno sensazionalismo e più informazione da parte dei mass-media.
A questa relazione, di grande interesse, l’associazione spera di poter dare continuità con altri appuntamenti legati alla materia.
Michele Santoro
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