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venerdì 5 aprile 2013

Promozione, domenica 7 su RAI UNO a Mixitalia alla scoperta del Lagonegrese con ROCCO PAPALEO

Il Gal La Cittadella del Sapere e l'APT Basilicata continuano nelle attività di promozione per far conoscere le bellezze della Basilicata. Domenica 7 Aprile alle ore 9.35 su RAI andrà in onda la 25 Puntata di MIXITALIA II ed. dove si andrà alla scoperta dell'area del Lagonegrese con il supporto di un suo fedele figlio quale Rocco Papaleo. Per far conoscere e amare la sua terra come la conosce e la ama lui, l’ha attraversata a piedi e le ha addirittura dedicato un film diventato di culto: perché il legame fra Rocco Papaleo e la Basilicata è vero e profondo. Nella puntata in onda domenica 7 aprile, “Mixitalia”, con Fabrizio Rocca come sempre a fare da guida, è andata a ripercorre l’infanzia e l’adolescenza dell’attore nei luoghi dove è nato e cresciuto. Posti poco noti ma di grande bellezza. Come Lauria, il suo paese natale, un borgo arrampicato su una collina al confine fra Campania e Calabria che un tempo era diviso in due - Lauria superiore e Lauria inferiore. Una divisione che solo apparentemente appartiene al passato: Antonello e Giovanni, gli amici d’infanzia e degli anni giovanili di Papaleo lo dimostrano con pochi, lampanti esempi. Il piatto migliore di Lauria? “Fusille” per uno, “Maccarone felate” per l’altro. Lo stesso piatto, due nomi diversi. Il Santo protettore di Lauria? San Nicola per il primo, san Giacomo per il secondo. La festa del paese? 9 maggio, o invece, 25 luglio. Antonello è stato per anni il compagno più fedele di Rocco: assieme a scuola, assieme nelle imprese architettate, assieme nelle improbabili partite di pallone, in una piazza ripida come una scalinata, sulla quale si affacciava la casa di Papaleo, dove ancora vive la madre. L’attore, in studio con Chiara Giacomelli, conferma: il mio legame con questa terra è intatto, non è mai venuto meno. “Organizzavamo eventi musicali e culturali che dovevano movimentare le estati lauriote – racconta ancora Antonello – e secondo noi dovevano servire a modernizzare i gusti dei nostri compaesani. Il nostro gruppo di amici fondò la prima pro-loco” e la scalinata che unisce le due Lauria, ricorda, “una volta l’abbiamo fatta con i muli e tutti gli strumenti per una serata jazz che avevamo organizzato su in piazza”.
Tutt’intorno a Lauria, il panorama sulla Valle del Noce e i paesi vicini: Rivello, “un presepe”, Nemoli e Lagonegro, dove i ragazzi andavano al liceo e che, come dice Papaleo “si dà arie da città”. In cima alla rupe del Castello, rifugio degli studenti quando “facevano filone”, cioè marinavano la scuola, il suo compagno Biagio racconta di un Papaleo timido ma già posseduto dal demone della recitazione: “Mi ricordo una sera, giù al bar notturno – si chiamava così perché era l’unico che stava aperto dopo mezzanotte -, avevamo bevuto un po’ e lui, seduto su uno sgabello, si girò verso lo specchio e intavolò un lungo dialogo con la sua immagine riflessa. “Si rimproverava e si difendeva, si rimproverava e si difendeva…”. Biagio, che oggi e anche un cultore di storia locale, spiega l’importanza strategica di questi luoghi nell’antichità. “Lagonegro sorge lungo l’antica via Popilia, strada di epoca romana, una direttrice importante che collegava le colonie campane all’estremo sud della penisola. Siamo all’incrocio di valli che collegano il Mar Tirreno allo Ionio e qui, nel medioevo, trovarono rifugio gruppi monastici greci che risalivano da sud”.
Nel passato di Rocco Papaleo c’è anche il suono delle zampogne, lo strumento musicale prediletto dai pastori che percorrevano queste valli. Fabrizio Rocca è andato a scovare uno degli ultimi costruttori di questo antichissimo strumento, Antonio. Così, nel laboratorio dello zampognaro, si improvvisa un piccolo concerto, con la limpida voce della moglie di nonno Antonio, Carmela. Come sempre, il viaggio di “Mixitalia” si conclude a tavola, a Lagonegro, da Mario e da sua moglie Lucia, che, prima, spiegano la preparazione degli “angenetti”, le ciambelle adorate da Papaleo, poi, passano al menu vero e proprio di una cucina povera ma piena di fantasia: fusilli (o “maccherone filate”) al ferretto di farina di “mischiddi” (misto di cereali e legumi), con salsiccia, funghi porcini o tartufi. Polenta con l’intoppo, ovvero polenta sistemata a strati, condita con sugo misto di maiale – salsicce, carne, spuntature. E infine, gnumareddi, involtini di intestino di agnello, ripieni di fegato aromatizzato.

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