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sabato 13 aprile 2013

L’amianto non ha ancora finito di scrivere la sua storia in Basilicata.

Nel maggio 2010 l’ISPESL, l’Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro, presentò a Roma il:” III Rapporto Generale sul Registro Nazionale dei Mesoteliomi”, ossia dei terribili tumori che colpiscono principalmente il mesotelio pleurico e caratterizzati da un periodo di latenza che può oscillare tra i 15 ed i 45 anni. Il rapporto dedica alla Basilicata una specifica sezione grazie ai dati forniti dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale con sede presso il San Carlo di Potenza ma attivo anche su Matera. I dati sono aggiornati solo al 2008, e registrano per la Basilicata 70 casi di mesoteliomi intercorsi tra il 1989 ed il 2008, dei quali il 42,8% riconducibili unicamente all’attività lavorativa svolta. Fattori di rischio individuati nel rapporto sono, oltre ai siti industriali, quelli ambientali quali la presenza di tremolite e “pietre verdi” soprattutto nella zona del Lagonegrese. Non trascurabile è giudicata altresì la presenza di prefabbricati e strutture di soccorso risalenti al sisma del 1980, e realizzati con materiali in MCA (misto cemento-amianto). Tenuto conto che l’attuale Registro Regionale dei Tumori è fermo al 2008 e che la mappatura dei siti inquinati non è aggiornata perché priva delle indicazioni relative alla diffusione delle polveri d’amianto nel suolo e nelle falde acquifere, urge da parte della Regione Basilicata un accurato e trasparente Piano Regionale sull’Amianto. Sono diversi i siti abbandonati al vandalismo, come lo stabilimento della Cemater Materit di Ferrandina, senza contare le decine di discariche abusive denunciate negli ultimi anni. Presidente De Filippo anche in questo caso Le propongo di trattare il caso valutando la valenza economica del rifiuto che oggi più che mai deve diventare materia prima secondaria. Diverse regioni italiane come il Lazio e l’Umbria, hanno proposto per più anni un regime di agevolazioni fiscali per convertire energeticamente i siti contaminati dall’amianto: la bonifica può essere un business se affrontata con la dovuta capacità manageriale. Deve far riflettere il restante 57% dei lucani che secondo l’ISPESL, ha subito l'azione degli agenti cancerogeni per fattori ambientali, quindi occorre far luce al più presto su questo dato incrociandolo con i casi in aumento di tumori polmonari e gastrointestinali, anch’essi connessi alla respirazione di polveri di asbesto. Senza poterci pronunciare sugli eventuali effetti da ingestione non ancora accertati, risulta palese che la Regione Basilicata deve dare massima priorità alla tutela della salute pubblica, azione che potrà diventare anche attività produttiva se la classe dirigente lucana mostrerà più competenza e modernità nella gestione delle criticità territoriali. Il censimento dei siti inquinati da amianto deve essere aggiornato, dettagliato e tramutato in azione programmatica. Presidente De Filippo, la politica del Carpe Diem è stata abbondantemente superata e fa parte di logiche arretrate che oggi arrecano danni devastanti alla società lucana che accanto ai mali antichi ed irrisolti ( povertà, emarginazione, disoccupazione, emigrazione ecc. ecc. ) annovera un nuovo dramma: l'inquinamento ambientale e lo stato di malattia. Non si assuma questa ulteriore responsabilità. Dall'essere il Presidente del suffragato rischia il naufragio, Lei e l'intera Basilicata.

Mario Venezia

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