FU CENTRO DIREZIONALE AMMINISTRATIVO DELLA COLONIA CONFINARIA
UN MUSEO DELLA MEMORIA STORICA PER VALORIZZARE CENTRO AGRICOLO
di Giuseppe Coniglio
E’ la particolare situazione in cui versa Centro Agricolo che anima in questo periodo il dibattito politico. Al di là della sterile polemica epistolare fra sindaco e parte della minoranza, è lecito domandarsi dove erano i nostri amministratori di ieri quando si dovevano decidere i destini della località. Ma l’occasione è particolarmente propizia anche per porre e riproporre una serie di riflessioni in parte già note. In primo luogo, è quanto mai doveroso fare chiarezza su alcune grossolane imprecisioni riportate da qualche organo di stampa per ristabilire la verità storica e non dare impressione ad altri di agnosticismo. Centro Agricolo non è frazione di Pisticci o “sottofrazione” della frazione di Marconia, ma è una borgata. Né ha mai ospitato confinati politici, antifascisti, dislocati invece a Marconia e nei casolari circostanti, essendo un Centro Direzionale Amministrativo per uffici, alloggi, caserme, esercizi commerciali, spaccio. Dopo il primo parziale intervento di restauro delle casette da destinare all’edilizia popolare, il Centro è stato sempre più abbandonato al suo destino di precarietà ed incuria e le casette sono state occupate abusivamente da famiglie di extracomunitari. In un recente consiglio comunale, in cui prevalse la linea della legalità ma anche, in un certo senso, della umana comprensione, fu votato un o.d.g. con cui si impegnavano sindaco e giunta ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per rimuovere i vari ostacoli e portare a termine i lavori programmati. A prescindere da ogni altra valutazione politica, Centro Agricolo è un pezzo importante della nostra storia, per cui l’unica destinazione di uso percorribile rimane quella di un Museo della Memoria a cielo aperto, con biblioteca, archivio, sala conferenze, sala proiezioni, punto di incontro fra studiosi e ricercatori, meta di visite guidate per laureandi e scuole, sull’esempio di quanto è stato realizzato in altre sedi confinarie ed a Reggio Emilia nella casa Cervi. E’ una opportunità per valorizzare un aspetto importante della nostra storia e dare una definitiva svolta all’immobilismo che ormai imperversa. Altre località vicine sono riuscite a valorizzare il loro patrimonio creando parchi e musei, come a Valsinni, Aliano, Policoro, Tursi. Dalle nostre parti, invece, è tutto fermo, tra opere incompiute e progetti annunciati, enfatizzati e mai realizzati, come il Museo della Civiltà Contadina, la valorizzazione del rione Dirupo, il Parco dei Calanchi, il Parco Archeologico dell’Incoronata-S. Teodoro, il Centro Storico della Terravecchia ed altro. Se almeno una di queste mete fosse conseguita, sarebbe già un risultato di rilievo. Oggi invece si preferisce indirizzare le risorse economiche verso le tante, noiose, ripetitive ma anche mediocri manifestazioni estive, promosse da associazioni culturali vere o presunte e stagionali.
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