Dopo l’incontro con la poesia torna nei “Venerdì Culturali di Presenza Lucana” la cartella “Storia del sud” con la presentazione del recupero della Regio nave Leonardo Da Vinci, frutto d’azioni d’alta ingegneria con immagini e filmati d’epoca proposti da Fiorentino Pignatelli, studioso della materia e funzionario nell’Arsenale della Marina Militare.
L’incontro si svolgerà, con ingresso libero alle ore 18.00, Venerdì 14 Novembre presso la sede di Presenza Lucana in Via Veneto 106/A a Taranto. Domande sul tema possono essere poste alla fine della relazione e dei filmati. Moderatore Michele Santoro. Circa cento anni fa l’Europa fu teatro dell’immane tragedia del primo conflitto mondiale. Taranto era già all’epoca una delle più importanti basi navali italiane, la guerra sembrava lontana e il suo porto era considerata una piazzaforte sicura. La sera del 2 agosto 1916 la corazzata Leonardo Da Vinci, una delle navi più moderne e potenti della Regia Marina, era ormeggiata nel Mar Piccolo, con altre unità italiane e straniere. Mancavano pochi minuti alle 23.00, quando la corazzata fu scossa da un rombo sordo che saliva dal fondo. Lo scafo per un istante tremò poi tornò il silenzio. Un filo di fumo rossastro usciva dai boccaporti. Fu ordinato l’allagamento dei depositi poppieri di munizioni, ma una violenta fiammata tra le due torri (poppiere) da 305 costrinse i marinai ad allontanarsi, mentre il comandante e gli ufficiali tentavano vani e disperati interventi. Le piastre del ponte della corazzata si schiodavano mentre la fiammata risaliva il pozzo dell’ascensore delle munizioni con una pressione incredibile. Pochi minuti dopo l'esplosione: la città e il mare di Taranto furono illuminati da un’enorme fiammata. Alle successive esplosioni molte case tremarono e molti vetri andarono in frantumi. Fiamme altissime illuminavano la notte mentre i marinai al lavoro furono inghiottiti nelle voragini. Alle 23.45 la corazzata si capovolse nelle acque del Mar Piccolo.
Con la chiglia in alto, la “Da Vinci”, una delle più belle e moderne navi della nostra Marina, affondò dopo poco più di quarantacinque minuti dai primi segnali d’incendio. Con la nave lasciarono la vita oltre al Comandante, 21 Ufficiali su 34 e 227 tra Sottufficiali e Marinai. Trascorso qualche mese dal tragico evento, la Marina, con l’insediamento di una Commissione, avviò lo studio di fattibilità per il recupero della Nave. Le conseguenti operazioni che portarono al galleggiamento dell’Unità furono unanimemente riconosciute, frutto d’azioni d’alta ingegneria, messe in atto dai tecnici e dalle maestranze dell’Arsenale Militare di Taranto. La “Leonardo Da Vinci”, prima fu portata in superficie, con la chiglia in alto, poi, il 23 gennaio 1921, fu raddrizzata per mezzo di complesse tecniche d’allagamento eccentrico.
In Villa Peripato, a ricordo di quel tragico evento, è posto il busto bronzeo originale di Leonardo, appartenuto alla sfortunata nave, sul cui cippo è ricordata l’opera distruttiva della “codardia nemica”, mentre i resti dei caduti, estratti dai locali dopo il recupero della Nave, riposano nel Famedio della Marina presso il cimitero di Taranto. E’ importante sapere che l’ipotesi del complotto non fu mai provata.
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