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domenica 1 giugno 2014

ROCCO CARAMUSCIO: Terminata l’ubriacatura da tornata elettorale, completata l’analisi sul voto accompagnata dal solito tifo da stadio tra vincitori e vinti, si torna alla cruda realtà, alle cose di sempre.

Terminata l’ubriacatura da tornata elettorale, completata l’analisi sul voto accompagnata dal solito tifo da stadio tra vincitori e vinti, si torna alla cruda realtà, alle cose di sempre.
E, naturalmente, l’euforia pian piano lascia il posto alla rassegnazione e alla disperazione di sempre.
Torniamo a testa china a ricercare soluzioni alla mancanza di lavoro, ai problemi legati alla precarietà dilagante che non consente alcuna programmazione del proprio futuro. Ognuno per conto suo, ognuno da solo, ma insieme a tanti. Certo sarebbe stato più giusto chiedere alla politica (almeno in campagna elettorale), le misure che gli schieramenti avrebbero messo in campo per frenare le conseguenze dell’austerità creata ad arte per drenare ricchezza ad appannaggio dei poteri forti. Ma che ci vuoi fare siamo così, dimentichiamo i nostri mali e chi ne è causa e ci tuffiamo con passione nell’ennesima campagna elettorale tifando a più non posso per la nostra squadra del cuore. Oggi però si torna con i piedi per terra e fa male constatare che, mentre ogni emergenza, ogni tragedia che colpisce una parte dell’Italia, è accompagnata da provvedimenti di urgenza, apertura di conto correnti postali, partite del cuore e concerti, la Basilicata letteralmente frana e nessuno se ne preoccupa. Assistiamo ormai da decenni a un’indifferenza del mondo politico che decreta uno stato di abbandono e di rassegnazione. Nel meridione ogni nuova tragedia si somma alla precedente ed è così che in Basilicata diventano parte integrante del paesaggio i dissesti idrogeologici, gli incendi, le strade impercorribili, l’inquinamento, tanto che nessuno ormai ci fa più caso o quasi. Di fronte a un territorio devastato, depredato, di fronte a un popolo denudato, non vi è reazione e i timidi tentativi, spesso attuati per procacciarsi visibilità, sembrano quasi di cortesia e in ordine sparso fin’anche a contraddire gli uni e gli altri nelle stesse istituzioni. L’interesse del tifoso quindi si tuffa a capofitto su un altro conflitto. Quello tra Amministratori ed Amministratori. La classe dirigente è stata divisa in buoni e cattivi dimenticando che di buono per questo paese non vi è traccia da qualche anno. La ferma condanna esternata nei confronti di taluni, è accompagnata da parole di elogio per i grandi risultati ottenuti dagli altri, giustificando semmai questi ultimi, se proprio bisogna farlo, relegandoli a vittime dei primi che remano contro. Siamo alle solite, siamo noi stessi a voler giustificare ad ogni costo il fallimento di una classe politica che abbaia ma non morde. Eppure l’esempio dato dai cittadini non manca come la vertenza dell’Ospedale Civile di Tinchi, quella del Tribunale di Pisticci, degli alluvionati, contro l’inquinamento, a favore del lavoro, delle infrastrutture, degli agricoltori. Ma mai accompagnate e supportate dall’impegno della politica locale, che così diventa la vera causa del fallimento di ogni tentativo di difesa del territorio. Quando capiremo che in Basilicata e nel Metapontino la vertenza è una sola? Quando capiremo che non potrà mai esserci l’impegno di chi è parte integrante di quel sistema di potere che a parole dice di voler combattere? L’attacco alla nostra comunità è violento, viene da lontano e, probabilmente, punta ad obiettivi forse ancora più devastanti di quanto lascia intendere. Non vi è diritto che non sia stato calpestato, fin’anche la libertà d’informazione.
Non aspettiamoci difensori d’ufficio poiché non ce ne saranno assegnati. Abbiamo una sola speranza: la nostra stessa disperazione.

Rocco Caramuscio
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