Se il renziano Pittella parla con lingua biforcuta, non meno biforcuta è la lingua dei vetero-comunisti della Sel.
Alla Murante e soci dico che l'unico "cappello" che vedo in giro, in vista della manifestazione del 4 giugno, è il cappello a cilindro di Sinistra senza Ecologia e senza Libertà.
Il cappello dal quale tirano fuori conigli e doppie verità. Il tutto come da antica tradizione. Anziché pontificare, quelli della SELLE e annesse articolazioni potrebbero spiegarci come mai, loro che occupano da sempre posti di governo e sottogoverno, non si sono mai accorti di quanto stava avvenendo in Basilicata sul fronte dei veleni industriali e politici. Quando nel 2010 ho denunciato il decadimento della qualità delle acque invasate nelle principali dighe lucane, la voce dei Romaniello, della Murante e di tutto il sottogoverno e il sottopotere Sel non ho avuto il piacere di ascoltarla.
Eppure, loro nei palazzi del potere ci vivono. Ci vivono con ex sindacalisti come Giannino Romaniello, che con facilità avrebbe potuto avere accesso alle segrete stanza del Dipartimento Ambiente e ad informazioni che solo grazie all’operato dei Radicali e del sottoscritto sono diventate di pubblico dominio. E certo non abbiamo avuto il piacere di sentir pronunciare una sola parola sul Pertusillo da parte del compagno Vendola. Quello stesso Vendola che nel novembre 2010 partecipava alla presentazione del rapporto “Ambiente e Sicurezza” dell’Ilva in compagnia di Emma Marcegaglia e della famiglia Riva, e che in quell’occasione dichiarava: “Chiesi a Emilio Riva, nel mio primo incontro con lui, se fosse credente, perché al centro della nostra conversazione ci sarebbe stato il diritto alla vita. Credo che dalla durezza di quei primi incontri sia nata la stima reciproca che c’è oggi. La stessa che mi ha fatto scendere in campo contro il referendum per la chiusura del polmone produttivo della Puglia”. Sel e i sindacati di parastato, ottimamente rappresentati dall’ex segretario regionale della CGIL Giannino Romaniello, sono responsabili di quanto avvenuto in terra di Basilicata sul fronte delle attività di estrazione idrocarburi. Responsabili per omissioni, “distrazioni” e per aver condiviso scelte scellerate. Oggi, loro sì, provano a cavalcare la protesta e con la doppiezza che li caratterizza attribuiscono ad altri quello che è il loro tentativo di mettere abusivamente “cappello”. Siamo di fronte alle solite eterne tattiche di matrice stalinista. Siatene certi, questi nostri ineffabili compagnucci continueranno nel loro gioco di sempre; continueranno con le pubbliche virtù sbandierate in piazza e i “vizi” privati coltivati nel palazzo d’inverno dove da sempre vivono, si moltiplicano e ingrassano. Per parte mia nessun tentativo di mettere “cappelli”, ma il desiderio, quello sì, di stabilire una verità storica e di rivendicare un’azione politica volta ad onorare il diritto a poter conoscere per deliberare. Lo devo a me stesso, alla storia che credo di rappresentare di fronte al costante tentativo di censura, rimozione e falsificazione operato da coloro che ben volentieri si prestano a fare i mazzieri di regime.
Vendola e il rapporto “Ambiente e Sicurezza” dell’Ilva
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