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domenica 22 dicembre 2013

Aspettando il solstizio d’inverno a Petre de la Mola. OLIVETO LUCANO 20 – 22 dicembre 2013

 Petre de la Mola era un “Santuario” dell’Età del bronzo
Gli studiosi hanno scoperto incisioni nella roccia che confermano l’allineamento diretto alla posizione del sole al tramonto del solstizio d’inverno e rinvenuto sulla sommità del megalite un frammento di vaso ad impasto dell’Età del bronzo. 
Il soprintendente De Siena annuncia 
una nuova campagna di scavi nell’acropoli di Monte Croccia.

“Petre de la Mola”, il complesso megalitico situato a Monte Croccia nella riserva antropologico-naturalistica del Parco di Gallipoli Cognato, era un santuario dell’Età del bronzo. Lo hanno confermato i sopralluoghi effettuati nell’area sabato scorso che hanno portato alla scoperta di altri marcatori calendariali e di un reperto dell’Età del bronzo, avvalorando così la valenza astronomica e cultuale del sito. 

I nuovi elementi, in continuità con i primi studi che furono condotti da una èquipe multidisciplinare guidata dal prof. Emmanuele Curti, sono emersi durante una escursione che anticipava la visita guidata, nel pomeriggio, per l’osservazione, al tramonto, del raggio di sole che si insinua nella spaccatura della roccia, nel giorno del solstizio d’inverno. E’ stato Alberto Scuderi, vice direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia a ritrovare, all’interno di un bacino posto sulla sommità del megalite, un piccolo frammento ad impasto dell’Età del bronzo. «Questa testimonianza – evidenzia il prof. Vito Francesco Polcaro, dell’Istituto nazionale di Astrofisica di Roma che ha descritto il fenomeno dell’allineamento diretto alla posizione del sole al tramonto del solstizio d’inverno – è l’ulteriore conferma che per il calendario di pietra di “Petre de la Mola” è ormai da scartare la casualità. Eravamo già a conoscenza di due bacini artificiali scavati nella roccia per raccogliere l’acqua piovana. La recente scoperta è la prova definitiva che questo sito fosse un luogo di culto. E’ il tassello mancante che si aggiunge alle prove statistiche che ci dicono che l’allineamento può succedere casualmente una volta su ventuno milioni. Ora – conclude il famoso archeastronomo – ci sono anche evidenti prove archeologiche della intersezionalità dell'allineamento con la presenza delle incisioni sulla roccia che da un lato segnalano il punto esatto dove si mette l’osservatore, dall’altro indicano la direzione del meridiano e la posizione per vedere il tramonto del sole al solstizio invernale». Le incisioni sul calcarenite sono state scoperte dagli archeologici Ferdinando Maurici e Leonardo Lozito, rispettivamente dirigente dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Sicilia e presidente del Gruppo Archeologico d’Italia e video documentate, insieme al ritrovamento del frammento di ceramica, dalla guida turistica Francesco Foschino. «Quello appena scoperto – dichiara Maurici – rappresenta il punto di mira principale della fenditura più importante del complesso megalitico, attraverso la quale il sole penetra al momento del tramonto del solstizio d'inverno. In più sono emersi altri punti di mira, orientati in azimut. Abbiamo trovato una ulteriore incisione a croce il cui centro e uno dei bracci avevano questa esatta indicazione azimutale ed altre postazioni, almeno 6-7 rocce, potrebbero essere state artificialmente orientate con lo stesso azimut. Un numero così alto, in ogni caso, esclude la casualità del fenomeno. E’ certo che siamo in presenza di un'area sacra dedicata al solstizio d'inverno. A “Petre de la Mola” sembrerebbe che i punti di osservazione permettessero l'osservazione del solstizio d'inverno anche se non è escluso che, per converso, vi siano postazioni dalle quali per converso il 21 giugno sia possibile assistere all'alba alla visione del solstizio d'estate». «Possiamo parlare di un santuario lucano dell’Età del bronzo – dice Lozito – che all’epoca doveva rivestire una grande importanza. Monte Croccia è visibile anche da Acerenza dove ho scoperto un altro villaggio dell’Età del bronzo. L’incisione nella lastra di pietra, che sembra un vero e proprio codice per l’orientamento astronomico, e l’elemento etnologico del ritrovamento del frammento in ceramica avvalorano la tesi che si è in presenza di un luogo sacro». Intanto nel corso del convegno “I calendari di pietra in Italia Meridionale”, organizzato dal Comune di Oliveto Lucano, dalla Pro Loco Olea e dal Gruppo Archeologico Lucano, il prof. Antonio De Siena, soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata, ha annunciato l’avvio, nei prossimi mesi, di una nuova campagna di scavo nell’acropoli di Monte Croccia in collaborazione con l’Università tedesca di Heidelberg.

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