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lunedì 17 giugno 2013

Dal 30 giugno a casa 80 precari della Regione

Dal prossimo 30 giugno circa 80 lavoratori precari addetti all'assistenza tecnica del Fesr presso la Regione Basilicata resteranno senza lavoro. Lo denuncia il segretario della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, che chiede “l'immediata sospensione del provvedimento adottato dall'autorità di gestione del Fesr di ridurre il numero degli addetti a 50 e di non rinnovare il contratto agli attuali precari così come hanno già fatto le autorità di gestione del Fse e del Feoga”. “Mentre nei tavoli di concertazione con le forze economiche e sociali il governo regionale discute di come rilanciare la crescita e creare posti di lavoro – spiega Gambardella – c'è chi, in ambito pubblico, licenzia e senza che il governo regionale abbia nulla da obiettare. Ancora una volta, insomma, ciò che si predica è l'esatto contrario di ciò che si pratica e a pagarne le conseguenze saranno, ancora una volta, i lavoratori, in maggior parte giovani laureati che in questi anni hanno investito più di qualche legittima aspettativa in un settore ad altra professionalità”. Per il segretario della Cisl “la decisione di ricorrere alla procedura concorsuale, peraltro puntualmente non sottoposta al confronto con le parti sociali, rischia di sottrarre quel poco di lavoro che c'è ai giovani lucani senza la previsione di un paracadute per chi nell'assistenza tecnica ha già maturato una solida e riconosciuta esperienza. Ci risulta, infatti, che delle 274 domande già presentate, la maggior parte siano di persone residenti in altre regioni; come dire che il lavoro c'è, ma non per i giovani della Basilicata, tanto meno per coloro che si sono già sottoposti a rigorose selezioni pubbliche e che sono vincitori di regolari concorsi pubblici nazionali per accedere alle strutture regionali di assistenza tecnica”. “La Cisl ritiene grave e inopportuna questa decisione in quanto interviene in un momento di grave crisi occupazionale e in quanto adottata secondo criteri decisionali discutibili e del tutto discrezionali, oggi in capo esclusivamente alle autorità di gestione dei fondi comunitari. Si tratta di poteri enormi concentrati nelle mani di un solo soggetto che, come dimostra la vicenda degli 80 precari del Fesr, è svincolato da qualsivoglia potere di indirizzo politico, col risultato che la politica, legittimata dal voto del popolo sovrano, non controlla più una burocrazia sempre più autoreferenziale”.

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