Elisabetta Zamparutti presenta un’interrogazione basata sulla video-inchiesta “Amianto: il Killer-silenzioso”, curata da Maurizio Bolognetti per Radio Radicale.
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
Mario Murgia, 60 anni, ha lavorato per oltre trent’anni presso lo stabilimento Enichem di Pisticci(MT). Oggi Murgia è il Presidente dell’AIEA VBA. Riferendosi all’amianto e al dramma vissuto da tanti lavoratori, Murgia parla di “tragedia silenziosa” e di un “muro d’omertà” da abbattere. In un documento inviato tra gli altri al Presidente della Repubblica, Murgia scrive: “Era una tragedia annunciata, prevedibile, ed ancora oggi non so se per ignoranza culturale o voluta non si fa rispettare ciò che la legislazione italiana, per di più in ritardo e dopo le condanne della Comunità Europea, ha previsto in materia di esposizione all’amianto.” In Italia, in materia di esposizione all’amianto ci sono lavoratori sottoposti ad un’odiosa discriminazione, “squilibri nelle norme che comportano il riconoscimento di diritti sociali”. Con il Presidente dell’Aiea Vba abbiamo parlato di quello che lui stesso definisce il “killer silenzioso” e in particolare di quei cittadini italiani e meridionali che, per usare le sue parole, sono “nati nel periodo sbagliato” e oggi non godono di nessuna tutela. Con Murgia abbiamo affrontato i casi della Montefibre di Acerra, della Fibronit di Bari, della Enichem di Pisticci e della Materit di Ferrandina. Abbiamo parlato delle indagini di Guariniello e di certo della strage di legalità che ha fatto morire in un colpevole silenzio e senza garanzie migliaia di lavoratori.
Al Ministro dello Sviluppo economico
Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Al Ministro della Salute
Al Ministro dell’Ambiente
Premesso che: in una video-intervista di Maurizio Bolognetti (Radio Radicale, 5 settembre 2010) a Mario Murgia, lavoratore per oltre trent’anni presso lo stabilimento Enichem di Pisticci (MT) e oggi Presidente dell’AIEA VBA (Associazione Italiana Esposti Amianto), si parla della “tragedia silenziosa” dell’amianto e del dramma vissuto da tanti lavoratori. In un documento inviato, tra gli altri, al Presidente della Repubblica, Murgia scrive: “Era una tragedia annunciata, prevedibile, ed ancora oggi non so se per ignoranza culturale o voluta non si fa rispettare ciò che la legislazione italiana, per di più in ritardo e dopo le condanne della Comunità Europea, ha previsto in materia di esposizione all’amianto”. In Italia, in materia di esposizione all’amianto ci sono lavoratori sottoposti ad un’odiosa discriminazione, cittadini che non godono di alcuna tutela, “squilibri nelle norme che comportano il riconoscimento di diritti sociali”; Murgia segnala innanzitutto la produzione in Italia, dal dopoguerra e fino alla messa al bando, di oltre 20 milioni di tonnellate di amianto; nel diagramma del Registro Nazionale dei Mesoteliomi del 2006 sul confronto tra gli andamenti della produzione di amianto, i casi di T.P.P. e i casi di Asbestosi, emerge che il picco massimo di utilizzo a livello nazionale dell’amianto è coinciso con il periodo di massima industrializzazione in Italia (anni Settanta e Ottanta). Si nota immediatamente che i casi di asbestosi seguono l’andamento del picco di amianto e cominciano a declinare circa 20 anni dopo il picco di massimo utilizzo del minerale. Al contrario, i casi di patologie tumorali (T.P.P.), quali il mesotelioma, sono in ascesa costante e il picco non è stato ancora raggiunto (si prevede che esso si verifichi nel periodo compreso tra il 2015 e il 2020). Le patologie tumorali legate all'esposizione alle fibre d'amianto hanno tempi di latenza che oscillano tra i 15 e 40 anni. L’amianto è uno dei geno-tossici più lenti nella sua manifestazione e allo stesso tempopiù pericolosi; diversi sono i processi terminati o ancora in corso contro società responsabili delle patologie –asbestosi, cancro ai polmoni, mesoteliomi, patologie legate all’apparato urinario, ecc – generate da fibre diffuse nell’ambiente vicino agli stabilimenti (processo Fibronit di Bari) o in seguito al decesso di lavoratori di aziende che hanno continuato a negare la presenza di amianto nonostante siano state rilevate concentrazioni del minerale superiori a quanto stabilito per legge; si ricorda il caso della Montefibre di Casoria e Acerra, sorta negli anni Sessanta, dove su un totale di 2329 lavoratori sono decedute 329 persone. Ancora: se nel 2007-2008 i casi di patologie diagnosticati erano 96, oggi, solo tra gli ex dipendenti di dell'ex EniChem di Pisticci , questi ammontano a circa 200 e purtroppo questa lunga catena sembra non finire. Solo lo scorso anno sono morte 10 persone nel giro di due mesi e tra giugno e luglio scorsi altre 8. Si tratta di soggetti cui sarebbe spettato di diritto l’allontanamento dal luogo di lavoro per esposizione all’amianto e che non hanno fatto domanda in tempo: di conseguenza, non hanno potuto usufruire dei benefici previdenziali e non hanno ricevuto la sorveglianza sanitaria preventiva che, contrariamente a quanto stabilito dalla legge, veniva assicurata solo ai lavoratori in possesso del riconoscimento dell’esposizione all’amianto. Quindi, un numero ridottissimo rispetto alle effettive migliaia; solo dopo il 1992 vi è stato il riconoscimento dei benefici previdenziali che hanno favorito l’allontanamento dagli ambienti lavorativi. Tuttavia, tali benefici sono stati riconosciuti solo per i diretti assicurati contro l’asbestosi: al contrario, per i lavoratori di fascia B, coloro che utilizzano i manufatti derivanti dall’amianto, non sussiste l’assicurazione. Per questi ultimi, l’ente tecnico CONTARP dell’Inail deve provvedere alla verifica della loro esposizione al minerale tossico: in possesso dell’attestato dell’esposizione, il lavoratore può fare richiesta all’Inps per essere allontanato dall’ambito lavorativo, altrimenti gli viene esclusa la possibilità. A causa di una legge contorta, è sempre stato praticamente impossibile dimostrare l’esposizione, a certi livelli, alle fibre dell’amianto; presso lo stabilimento Enichem di Pisticci, ad oggi, i casi di tumore registrati sono stati quasi 200 e di questi 140 persone sono morte senza che sia seguita denuncia e, pertanto, senza alcun riconoscimento. I dipendenti della fabbrica di Pisticci sono esclusi dalla possibilità di usufruire dei numerosi atti di indirizzo ministeriale – oltre 500 quelli adottati fino al 2003 ad integrazione della legge 257/92 - e, pertanto, tenuti a dimostrare l’esposizione all’amianto. Al massimo sono stati agevolati con casse integrazioni e mobilità, dopo il raggiungimento del livello di anzianità necessario. Murgia ricorda che l’Enichem di Pisticci aveva elaborato un documento relativo al riconoscimento dei benefici previdenziali già nel 1998 e l’aveva inoltrato alla CONTARP. Tale documento, rimasto a lungo segreto, descriveva gli impianti ed evidenziava l’utilizzo dell’amianto come manufatto (amianto utilizzato nei laboratori, per le analisi, ecc). La CONTARP avrebbe dovuto provvedere al sopralluogo dello stabilimento, verificando in particolare la quantità di amianto immesso e, in seguito, smistato. In tal caso, spiega Murgia, i lavoratori sarebbero stati avviati in tempi adeguati alla sorveglianza sanitaria e ai controlli annuali necessari; mentre la Comunità europea già dal 1988 ha proibito in maniera tassativa l'utilizzo dell'amianto, in Italia la direttiva è stata recepita con quattro anni di ritardo e solo in seguito a diverse condanne: la legge 277 del 1991 ha vietato l’utilizzo di tutte le forme e specie di amianto. Tuttavia, non è stata imposta la rimozione del minerale: i lavoratori hanno, pertanto, continuato a svolgere i loro mestieri negli stessi ambienti in cui era presente l’amianto, per diversi anni; solo dopo l’ennesima condanna da parte dell’associazione AIEA, finalmente nel 2004 è stato introdotto l’obbligo della rimozione dell’amianto dagli apparati industriali. Tuttavia, il minerale è presente ancora oggi in diversi ambienti industriali; inoltre, mentre la Francia già nel 2002 ha stabilito un fondo di 500 milioni di euro per tutti i soggetti (non solo i lavoratori ma anche i familiari) che hanno contratto patologie da amianto, in Italia, che ha consumato quasi un terzo in più di amianto rispetto alla Francia e solo dopo tante battaglie e grazie all’impegno dell’AIEA, una legge nel 2007 ha creato un fondo di 50 milioni di euro per le vittime dell’amianto. Tuttavia, tale fondo è rimasto finora inutilizzato per l’assenza del decreto attuativo; l’Italia, conclude Mario Murgia, è il maggior consumatore di amianto e, nello stesso tempo, la nazione meno impegnata nella prevenzione e nel risarcimento delle sue vittime.
Si chiede di sapere:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei dati in premessa; per quali ragioni non sia ancora stato adottato il decreto attuativo della legge che prevede lo stanziamento di un fondo per le vittime dell’amianto e se non ritengano opportuno avviare provvedimenti immediati per l’utilizzo di tale fondo; per quali ragioni si sia provveduto solo con diversi anni di ritardo rispetto alla normativa comunitaria ad imporre il divieto di utilizzo dell’amianto nell’industria e l’obbligo della sua rimozione dagli stabilimenti; se i Ministri interrogati non ritengano opportuno avviare un’ampia indagine al fine di verificare le responsabilità di società quali la Enichem di Pisticci, la Montefibre di Casoria e Acerra, la Liquichimica e la Materit di Ferrandina (MT); se non ritengano, inoltre, opportuno verificare le responsabilità della CONTARP Inail, facendo luce sulle ragioni per cui non si sia provveduto al sopralluogo nello stabilimento Enichem di Pisticci; se e quali azioni intendano adottare per la completa eliminazione del minerale dagli stabilimenti industriali, al fine di tutelare la salute pubblica e l’ambiente; quali provvedimenti intendano adottare al fine di rispettare i diritti dei cittadini e salvaguardare la loro salute in materia di protezione da sostanze tossiche e pericolose, in particolare nell’ambito lavorativo.
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