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venerdì 7 novembre 2014

I sindacati attaccano il governo sui tagli ai patronati: “Senza di loro 657 milioni di oneri in più per lo Stato”.

Promossa una petizione per chiedere modifiche alla legge di stabilità.

“I tagli ai patronati nella legge di stabilità sono un attacco
inutile e gratuito condotto dal governo con inaudito accanimento contro i diritti sociali dei cittadini”. È durissima la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil di Basilicata e dei rappresentanti regionali dei patronati Inca, Inas, Ital e Patronato Acli contro la decisione del governo di ridurre il fondo patronati. Sul territorio è partita una massiccia campagna di raccolta firme a sostegno di una petizione popolare che chiede al governo di fare marcia indietro sul provvedimento “al fine di salvaguardare il servizio di pubblica utilità offerto dai patronati, così come riconosciuto anche dalla Corte costituzionale”. “Lo 0,226% dei contributi sociali versati da circa 21 milioni di lavoratori oggi assicura a oltre 50 milioni di persone la possibilità di usufruire dei servizi gratuiti dei patronati. Non si tratta, come qualcuno vorrebbe far passare, di fondi pubblici, ma di risorse dei lavoratori che ritornano ai lavoratori, ai pensionati e più in generale alle fasce più fragili della società sotto forma di una capillare e gratuita rete di assistenza e segretariato sociale, rete che
rappresenta una buona pratica di welfare mutualistico riconosciuta a livello internazionale. Il taglio di 150 milioni di euro al fondo patronati, con la riduzione del 35% dell’aliquota
previdenziale, non costituisce dunque un risparmio per nessuno; anzi senza patronati lo Stato sarebbe costretto a spendere più di quattro volte tanto per assicurare lo stesso
livello di servizi e i cittadini a pagare ciò che oggi è gratuito. Per svolgere lo stesso lavoro dei patronati, infatti, la pubblica amministrazione dovrebbe aprire e gestire circa 6 mila nuovi uffici permanenti e aumentare gli organici di oltre 5 mila persone. Il costo complessivo sarebbe di 657 milioni di euro. Inoltre il numero di coloro che rischiano di perdere il lavoro si attesta attorno al 70 per cento degli organici complessivi dei vari patronati, ovvero altre migliaia di persone che lo Stato dovrà assistere”. Per Cgil, Cisl, Uil, Inca, Inas, Ital e Patronato Acli “la decisione del governo, oltre a mettere
in ginocchio la rete di solidarietà dei patronati, avrà un effetto drammatico sul reddito e sui livelli di tutela previdenziale e assistenziale di disoccupati, pensionati, lavoratori, cittadini
stranieri e italiani all’estero che saranno costretti d’ora in poi a pagare ciò che finora è stato gratuito, con grande gioia e soddisfazione di commercialisti, consulenti e faccendieri
vari. Di fatto l’uguaglianza di accesso ai diritti sarà cancellata. Data la gravità della situazione e l’insensibilità dimostrata finora dal governo, stiamo avviando sul territorio una grande mobilitazione per sensibilizzare l’opinione pubblica e far comprendere al governo e al parlamento che attaccare i patronati equivale a dichiarare guerra ai cittadini”.

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