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martedì 4 agosto 2015

DOPO CHIUSURA DISCOTECA RICCIONE

DOPO CHIUSURA DISCOTECA RICCIONE: C.S. THALIA, PROBLEMI DELLA “MALAMOVIDA GIOVANILE” ANCHE DA NOI. “La chiusura della discoteca Cocoricò di Riccione diventi l'occasione per fermarsi a riflettere tutti – giovani, genitori, titolari di esercizi, istituzioni - da una parte su cosa fare per mettere in campo gli strumenti adeguati per contrastare il consumo di droghe e di alcol da parte dei minori e dall’altra di cosa fare per non criminalizzare i luoghi preferiti della “movida giovanile”. E’ l’appello che parte del Centro Studi Turistici Thalia che ricorda che in Basilicata il problema non è tanto per le discoteche (13 quelle stabili censite, di cui 4 nel Metapontino e 2 a Matera, a cui si aggiungono d’estate un’altra quindicina di discoteche stagionali, in maggioranza negli stabilimenti balneari del Metapontino e di Maratea) quanto piuttosto nei 1.314 esercizi tra bar e pub (da noi il 2,3 ogni mille abitanti, in percentuale più di Puglia, Campania, Piemonte), a confermare l’appeal tra i consumatori lucani non solo di età giovanile. Dunque l’allarme droga e alcol (in verità più alcol che droga) riguarda direttamente anche la nostra regione e pertanto – sostiene il segretario del C.S. Thalia Arturo Giglio – non serve dividersi tra innocentisti e colpevolisti sul comportamento dei titolari-responsabili del Cocoricò perché è evidente che non è certo chiudendo una discoteca che si risolve il problema. Occorre invece fare chiarezza per tutelare i minori da pericoli che dal disagio psicologico e sociale possono condurre fino al rischio di perdere la vita. E quindi i titolari di esercizi pubblici sono i primi a doversi sentire impegnati per intensificare la lotta alle droghe, accompagnata a un maggior sostegno, a livello psicologico, dei ragazzi e degli adolescenti più fragili, sino a frequentare attività e corsi di formazione psicologica.“ Per il C.S. Thalia di aiuto è l’identikit sul frequentatore lucano dei locali di intrattenimento tracciato da un recente rapporto Fipet-Confesercenti: l’8,3% degli abituali frequentatori tutti i giorni è al bar-pub-snack bar; il 50% 2-3 volte a settimana; il 16,7% una volta a settimana; il 16,7% una volta al mese ; l’8,3% non ci va mai. I pubblici esercizi rappresentano sempre più un luogo di incontro e di aggregazione per i giovani tra i 18 ed i 25 anni (46,6%) e per gli ultra sessantenni (38,9%), mentre per gli altri resta soprattutto un luogo in cui consumare. Le modalità di consumo appaiono abbastanza diversificate: prevale il rito della colazione (46,7%) anche se in flessione rispetto al 2010, mentre meno abituale e in leggera flessione è risultato il consumo di aperitivi (13,9%). I consumatori più assidui sono il pubblico di sesso maschile: tra questi infatti il 31,6% ha dichiarato di essere entrato in un bar tutti i giorni e il 25,4% almeno 2-3 volte a settimana. Tra il pubblico femminile, invece, ben il 30,5% ha affermato di non essere entrata in un bar (era il 25,9% nell’indagine del 2010). Per la fascia dei giovani fino a 25 anni il bar rappresenta in assoluto il luogo di riferimento del “gruppo dei pari”, ma rispetto agli anni precedenti questo dato tende ad innalzarsi anche per le altre fasce di età. E poi è rilevante il dato sull’offerta di intrattenimento musicale, che ha raccolto il 26,6% di segnalazioni soprattutto nella fascia di età 18-25 anni. Inoltre, evidenzia la Fipet, se nell’82% delle segnalazioni il fattore determinante nella scelta dell’esercizio è la comodità, la vicinanza a casa o al luogo di lavoro, la ripetitività dei consumi è però vincolata alla qualità dei prodotti offerti (60,7%) e all’igiene e la cura del locale (58,4%). Questi due aspetti rimangono determinanti sia per coloro che considerano il bar come il luogo funzionale alla consumazione, sia per coloro che lo interpretano principalmente come spazio aggregativo. L’altro elemento determinante per la fidelizzazione della clientela è la cortesia e la professionalità del personale (38,9%), particolarmente apprezzato dagli intervistati compresi nelle fasce di età più elevate. Da non trascurare quel 23,1% del campione che sceglie in base al target di clientela che frequenta il locale: nella fascia di età tra i 18 e i 25 anni questo fattore di condizionamento raccoglie il 51,7% delle segnalazioni. Infine, gli interventi di prevenzione e un puntuale monitoraggio sull’uso eccessivo e disordinato di superalcolici da parte delle giovani generazioni e contemporaneamente sviluppare e incentivare politiche educative sulla cultura del buon bere senza esagerazioni. Tra le idee e i progetti il coinvolgimento delle radio che parlano il linguaggio dei ragazzi e possono aiutare nella campagna di informazione “bevi responsabile”.
Ma – sostiene il C.S. Thalia - la giusta battaglia specie contro il consumo di droghe sintetiche non deve danneggiare l'industria del tempo libero che ha nelle sue discoteche il naturale approdo di questo target turistico. Di fatto la chiusura per 4 mesi di una delle più importanti discoteche italiane sposterà altrove il problema del consumo di sostanze stupefacenti senza risolverlo definitivamente. E se danneggiamo questo settore i turisti della notte, che rappresentano un segmento importante e che non va affatto trascurato, verranno attratti dai Paesi concorrenti come la Spagna, la Grecia e la Francia. Il turismo della notte ha molte facce e non tutte sono riconducibili a giovani che cercano lo sballo assumendo sostanze illecite. La MalaMovida – aggiunge Giglio - di fatto catalizza patologie sociali che nascono anche per ragioni che gli sono indipendenti, di tipo sociale e/o culturale; tra queste centrale è un rapporto malsano con il consumo di alcolici, che coinvolge in modo intenso anche gli adolescenti e i giovani. Va considerato che nell’attuale contesto gli adolescenti sono un universo particolarmente problematico e difficile da governare, perché di fatto poco conosciuto, ancora nell’ombra della tutela familiare eppure dirompente in tante espressioni di soggettivismo deregolato. Alcuni dei dati relativi al loro rapporto con l’alcol e con alcuni comportamenti trasgressivi e dell’eccesso sono da brivido e richiedono un soprassalto di responsabilità collettiva e coordinata, che partendo dalle famiglie e dalle scuole arrivi a coinvolgere i presidi territoriali che intercettano gli adolescenti nell’esercizio di alcune attività che sono concretamente propedeutiche al dispiegarsi di scelte orientate alle culture dell’eccesso e dello sballo. In particolare dai dati di un’indagine dell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol e della Società italiana di medicina dell’adolescenza emerge che oltre il 90% dei minori di età compresa tra 12 e 14 anni dichiarano di avere già provato alcolici; per il 73% di questi la prima bevuta alcolica è avvenuta alla presenza di adulti e, in particolare, il 59% ha avuto il suo primo rapporto con l’alcol in presenza dei propri genitori e il 14% di altri parenti.

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