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domenica 11 gennaio 2015

DA INVERNO PAZZO RISCHIO SICCITA’

E IL 2014 SI E’ CLASSIFICATO COME L’ANNO PIU’ CALDO DELLA STORIA.

Le gradevoli temperature primaverili fuori stagione sono accompagnate dalla mancanza di neve sui rilievi che può tradursi in uno scarso riempimento delle falde acquifere, in un probabile abbassamento dei livelli dei bacini lacustri e con il rischio di siccità estiva in caso di primavera asciutta. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento agli effetti di un inverno pazzo che conferma anche nel 2015 i cambiamenti climatici in atto. Anche nella prima decade dell’anno le temperature medie in Italia sono state complessivamente superiori alla norma così come nel 2014 che si è classificato in Italia come l’anno più caldo della storia, da quando esistono i rilevamenti climatici nel 1880, secondo una analisi Coldiretti su dati Isac Cnr. Nell’anno appena trascorso - sottolinea la Coldiretti - si è registrata una temperatura superiore di 1,45 gradi rispetto alla media per l’effetto combinato di un’estate molto fresca e del caldo anomalo soprattutto in autunno ed in inverno. L’andamento climatico del 2015, se dovesse seguire quello del 2014, potrebbe portare ad un inverno “non vero” e a stagioni non bene identificate con gravi rischi per l’agricoltura a causa di un risveglio vegetativo anticipato di molte coltivazioni che - continua la Coldiretti - non sarebbero in grado di sopportare senza danni eventuali ed improvvisi periodi di freddo intenso.
“Anche in Basilicata si avvertono forti e repentini cambiamenti di temperatura a distanza di pochi giorni. Nelle ultime due settimane si è passati da temperature sotto lo zero a quasi venti gradi in molte località, e già prima si erano verificate fioriture anticipate di fruttiferi” ha affermato il Presidente della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto. “Sul lungo periodo il clima ha già avuto nel 2014 pesanti effetti sui raccolti Made in Italy, che hanno registrato forti tagli come abbiamo avuto modo di sottolineare anche per la nostra Regione, soprattutto per l’olio di oliva, il vino, il miele, mentre il raccolto di castagne è stato da minimo storico. Siamo di fronte ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che porta all’aumento di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense. Tutto ciò per l’agricoltura significa anche aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti nocivi”.

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