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sabato 6 dicembre 2014

PISTICCI. L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE COMMENTA: la lettera non rappresenta al meglio il sentire dei lavoratori dell’area industriale e dei loro rappresentanti.

A leggere la lettera, comparsa sulla stampa locale, senza firma ma che richiama un’assemblea dei lavoratori dell’area industriale della Val Basento, viene da pensare, superati i primi attimi di sconforto, alle lotte sindacali che sono impresse nella memoria collettiva. Viene alla mente l’efficacia delle lotte condotte da grandi dirigenti sindacali che riuscivano a realizzare la necessaria saldatura tra le varie fasce della popolazione e rendere perciò la rivendicazione non già di una categoria ma di una larga parte della società civile: la classe operaia era, cioè, avanguardia illuminata della società anche in materia ambientale. Questo accadeva anche nel Sud d’Italia, accadeva in Basilicata ed è accaduto anche qui a Pisticci. Cosa è successo nel frattempo? Perché le legittime rivendicazioni del popolo lucano, in termini di tutela e salvaguardia della salute e dell’ambiente, anche nei luoghi di lavoro, vengono vissute con fastidio da alcuni lavoratori? Non ci soffermiamo a commentare le farneticanti affermazioni sul Consiglio Comunale di Pisticci, organismo democraticamente eletto proprio per dare rappresentanza alle aspettative del popolo e perciò minacciato, nella lettera, di diffida dall’assumere decisioni. Chiediamo semplicemente e sommessamente a questi fini costituzionalisti di rileggersi gli atti e le prerogative di consigli Comunali e, in termini più generali, di provare a distinguere le prerogative di un’attività imprenditoriale, che legittimamente tutela i propri interessi, da quelle degli organismi democratici eletti che altrettanto legittimamente sono obbligati a tutelare l’intera collettività.
Per entrare nel merito e lungi dal considerare i lavoratori dell’area industriale di Pisticci e di ogni altra parte del mondo la “controparte” in una vicenda complessa come l’inquinamento e la tutela delle persone e dell’ambiente, deve essere chiaro che i lavoratori delle industrie non sono da noi vissuti quali correi, per usare il termine che utilizzato nella lettera. Nessuno ha mai pensato di definire complici i lavoratori delle industrie belliche che costruiscono caccia bombardieri, carri armati, missili, ecc., alla stessa maniera nessuna si sogna di addossare responsabilità a quei lavoratori che sono o lo sono state, vittime di alcuni insediamenti produttivi: Italsider di Taranto? Eternit di Casale Monferrato, di Rubiera o di Bagnoli? Petrolchimico di Porto Marghera? Gli li esempi possono comporre una lista interminabile. Vorremmo dire ai lavoratori che scrivono e verso cui esprimiamo solidarietà incondizionata che noi saremo al loro fianco per la difesa dei livelli occupazionale e ogni altro diritto acquisito, ma questo non ci porta a mistificare la realtà che purtroppo, come alcuni studi confermano, ci dice che in Basilicata le patologie neoplastiche sono in aumento e che il malessere di cittadini di Pisticci Scalo non è uno stato d’animo ma una condizione divenuta insopportabile, altro che denunce infondate! L’Amministrazione di Pisticci, quindi, non smetterà mai di chiedere con estremo rigore alle imprese della filiera del petrolio (siamo convinti di interpretare il sentire dell’intero Consiglio Comunale), in questo caso, ma lo stesso vale per tutti gli insediamenti industriali, di applicare nei processi produttivi le migliori tecnologie di cui dispone l’umanità e non smetterà mai di chiedere con fermezza agli organismi di controllo di sorvegliare tutti gli aspetti connessi ai processi industriali al solo fine di tutelare la salute umana e l’ambiente. Consigliamo di evitare toni conflittuali agli estensori della lettera che definiscono “incontro dal contorno carbonaro” una riunione che si è tenuta a Roma, di cui si è data evidenza, presso il Ministero dello Sviluppo Economico tra rappresentanti dello stesso ministero, il Presidente della Regione, un parlamentare lucano, il Sindaco di Pisticci, l’Assessore all’ambiente di Pisticci, l’Avv. Miche le Somma di Tecnoparco e altri; altrimenti potrebbe sorgere il dubbio che chi scrive la lettera nel difendere alcuni interessi di parte si abbandona ad una gratuita forma di disprezzo verso le Istituzioni titolate a compiere i passaggi ritenuti opportuni e utili per la collettività. Siamo convinti che la Val Basento debba essere messa nelle condizioni necessarie a sviluppare la sua attrazione per nuovi investimenti produttivi e non è detto che debbano essere necessariamente del comparto chimico in quanto è occupazione anche quella derivante dall’agricoltura al servizio della chimica e, perché no, di altri comparti industriali. La sfida è che la produzione non confligga con la convivenza umana e la salute. Le questioni di carattere tecnico sono oggetto di confronto sui tavoli regionali, che se hanno prodotto negli ultimi mesi delle prescrizioni da parte di ARPAB a carico di Tecnoparco qualche motivo ci dovrà pur essere, oppure sono farneticazioni di incompetenti? Veramente si può affermare che i miasmi sono invenzioni dei cittadini? E sono farneticazioni anche le centinaia di documenti e studi prodotti da più parti che attestano una situazione ambientale critica della Val Basento (zona SIN) e altre aree della Lucania?
Per concludere affermiamo che nessuno vuole bloccare le attività industriali della Val Basento, caso mai si lavora per aumentarle, ma si sappia che la stagione della delega in bianco è finita! Si sappia che il tempo delle colonizzazioni è scaduto! Si sappia che chiederemo non 70 ma 700 controlli e ancora di più se avremo un dubbio su emissioni che impattano negativamente sulla salute. A proposito delle accuse formulate nella lettera dei lavoratori che non reca una firma vorremmo chiedere alle Organizzazioni Sindacali della provincia e delle regione se condividono il metodo e i toni della lettera ed esprimersi a tale proposito in quanto è nostra convinzione che il documento, troppo sbilanciato, non rappresenti al meglio il sentire dei lavoratori dell’area industriale de dei loro rappresentanti.

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