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lunedì 28 ottobre 2013

Presentata a Bologna la XX edizione del rapporto di Legambiente, Ambiente Italia

Emergenza smog e trasporto pubblico in picchiata, aumentano le auto private, immutate depurazione e perdita d’acqua potabile Questa la foto dei centri urbani di Ecosistema Urbano 2013 e Sole 24 Ore sulle eco-performance dei capoluoghi di provincia italiani Venezia, Trento e Belluno in cima alla classifica ma solo 11 città raggiungono la sufficienza Non c’è da star allegri se le migliori 11 città del Paese raggiungono a malapena la sufficienza (con 60/100 di punteggio), quando soltanto rispettando tutti i limiti di legge (e quindi senza nessuna performance straordinaria) il punteggio complessivo di un centro urbano sarebbe molto vicino a 100. Non c’è proprio da stare allegri perché il quadro complessivo che emerge dalla XX edizione del rapporto di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore descrive un Paese pigro, apatico, che ha smesso di credere e investire nel cambiamento. Da Milano, ancora e sempre preda dell’emergenza smog, a Roma dove crescono il parco auto privato e il tasso di motorizzazione, a Palermo, dove si continua a depurare meno dei 2/5 dei reflui fognari, Ecosistema Urbano evidenzia l’esasperante incapacità con cui molte città affrontano sul proprio territorio alcune questioni chiave dal punto di vista ambientale. Eppure esperienze positive in alcune città non mancano e dimostrano la praticabilità di alcune soluzioni capaci di offrire un servizio migliore al cittadino e alla collettività. E’ il caso della raccolta differenziata di Novara o di Salerno, delle politiche sull’energia e sulla mobilità di Bolzano, della solarizzazione dei tetti delle scuole di Bergamo oppure dell’esperimento della moderazione della velocità in un intero quartiere di Torino. Il rapporto è stato presentato oggi a Bologna nel corso di un convegno che ha visto la partecipazione, tra gli altri dei sindaci e degli assessori dei Comuni coinvolti. “Se nell’insieme le nostre città sono congestionate e inquinate, fragili rispetto al rischio sismico e idrogeologico, in ritardo rispetto all’erogazione dei servizi – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -, esse rappresentano pure i luoghi ideali per le migliori soluzioni. Soluzioni che non possono più essere limitate a singoli e parcellizzati interventi ma devono rientrare in un disegno lungimirante e complessivo, che veda le città come fulcro della rinascita del Paese. Interventi mirati a migliorare qui la raccolta differenziata e là il trasporto pubblico, l’inquinamento acustico o la depurazione delle acque, non possono infatti dare risultati significativi se realizzati al di fuori di un progetto politico nazionale che riconosca alle città un ruolo centrale e imprescindibile. Si parla tanto di smart city ma non dobbiamo dimenticare che le città possono essere smart solo se ci sono smart citizens, e quindi relazioni, creatività e cultura per creare consapevolezza sulle sfide e nuovi stili di vita”.Lo studio segnala, infatti, che la crisi urbana chiede di immaginare con urgenza un altro futuro. Bisogna avere il coraggio di abbattere per ricostruire, rigenerare interi quartieri, recuperare edifici e dare casa, in affitto e a prezzi accessibili, a chi ne ha bisogno fermando il consumo di suolo e restituendo al verde suolo oggi impermeabilizzato. Bisogna pensare un modo nuovo di usare le risorse e l’energia, di organizzare la mobilità, con spazi pubblici più sicuri, più salutari e meno alienanti, immaginando la città come luogo dove si realizzano le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del vicinato, del quartiere, della comunità. Nello specifico, la ventesima edizione di Ecosistema Urbano, con gli oltre 100mila dati raccolti attraverso un apposito questionario rivolto e redatto dalle amministrazioni dei comuni capoluogo, vede sul podio delle migliori città Venezia per le grandi, Trento per le medie e Belluno per le piccole, tenendo presente che si tratta di capoluoghi che ottengono punteggi di poco superiori ai 60/100. La sufficienza quindi, in un panorama, purtroppo, di generale mediocrità. Nel complesso, l’ecosistema urbano 2013 evidenzia con chiarezza la situazione di impasse in cui versa l’Italia delle città. L’inquinamento atmosferico, ad esempio, resta ancora a livelli di emergenza. Se scendono leggermente le media delle concentrazioni di Pm10 e di NO2, nell’insieme dei centri urbani sono invece in aumento i giorni di superamento dei limiti per l’O3 e il numero delle città che non rispettano i limiti per la protezione della salute umana fissati per l’ozono. Le città continuano a disperdere in media più di un terzo dell’acqua potabile immessa in rete (il 32%) e l’efficienza della depurazione migliora di uno “zero virgola” alla volta (oggi viene trattato l’89,6% dei reflui fognari, l’1 ,6% in più di un anno fa). Cala la produzione di rifiuti solidi urbani, soprattutto a causa della contrazione dei consumi, e restano praticamente stabili le quote della raccolta differenziata, che passa dal 38% al 39,3%. In questo settore solo nove le città raggiungono il target del 65% imposto dalla normativa per il 2012 e quasi tutte le grandi città non hanno raggiunto nemmeno quell’obiettivo del 35% che i Comuni avrebbero dovuto rispettare già nel 2006. Cresce lentamente ma costantemente il parco di autovetture circolanti che supera le 64 auto ogni 100 abitanti (64,2) e contestualmente prosegue il declino del trasporto pubblico urbano che continua a perdere passeggeri: i viaggi effettuati in media annualmente con i mezzi pubblici dagli abitanti dei capoluoghi di provincia scendono a 81 (erano 83 l’anno passato). Praticamente congelati gli indici dedicati a isole pedonali, zone a traffico limitato, reti ciclabili urbane.La Basilicata
I due capoluoghi lucani non spostano di una virgola la loro posizione in classifica rispetto allo scorso anno: 25esima Potenza e 27esima Matera. Le due città continuano a essere ferme. Una staticità dovuta soprattutto alla mancata attuazione di politiche e di strategie per il miglioramento della qualità ambientale. Per ciò che attiene alla gestione dei rifiuti, Potenza resta ferma al 23,7% non riportando nemmeno quel debolissimo trend di crescita che a oggi l’aveva caratterizzata (passando dal 22,1% al 23,6 % di raccolta differenziata). Il capoluogo dimostra ancora una volta come l’unico modo per consentire di raggiungere in tempi brevi le percentuali di raccolta differenziata previste dalla normativa è quello di mettere in atto l’accordo sottoscritto con il CONAI per l’avvio del sistema di raccolta differenziata “porta a porta” che dovrebbe partire all’inizio del prossimo anno. Matera, invece, passa dal 22,5% al 25,4% recuperando piccole percentuali che restano tuttavia insoddisfacenti. Continua ad essere veramente drammatica la situazione del trasporto pubblico nella città di Potenza con il triste dato di 13 passeggeri trasportati annualmente per abitante. È un dato che indica chiaramente come gli autobus in città siano sconosciuti alla gran parte dei cittadini. In generale per il capoluogo di regione l’indice di mobilità sostenibile (l’indice da 0 a 100 che misura la capacità delle amministrazioni comunali di attivare un ventaglio di strumenti volti a favorire la mobilità sostenibile) risulta solo di 26.7. Dato drammatico in una città assediata dalle auto, con 72 auto ogni 100 abitanti. La priorità assoluta è quindi trasferire quote significative di mobilità dal mezzo privato al mezzo pubblico, attraverso la realizzazione di serie politiche della mobilità: revisione del piano traffico, deviazione della circolazione di autobus extraurbani. Sono inutili gli interventi sulla mobilità interamente incentrati sull’aumento dell’offerta di infrastrutture viarie e di servizi. L’unico modo per risolvere il problema è ridurre drasticamente il numero di auto in circolazione. La speranza, dunque, è che con il nuovo piano di trasporto pubblico locale la situazione possa finalmente migliorare. Anche la dispersione idrica presenta delle criticità, nonostante una lieve riduzione di perdita di rete dal 52% al 53% nella città di Potenza. Ragionevole ipotizzare, però, che una percentuale cosi elevata sia imputabile in maniera considerevole ai furti d’acqua e agli allacci abusivi.In un quadro non certamente entusiasmante, emergono due dati positivi per Potenza che risulta preservare il secondo posto per la bassa presenza di Pm10 (17,0) e nuovamente ai primi tra i piccoli centri per ciò che riguarda l’Indice di Politiche Energetiche che fa riferimento a parametri quali l’introduzione di incentivi economici e norme cogenti sul risparmio energetico e diffusione fonti energia rinnovabile, le procedure di attività libera per l'istallazione di solare termico/fotovoltaico, la presenza di Energy manager, l’acquisto di energia elettrica da fonte rinnovabile, la realizzazione di audit energetici, l’attuazione di attività di risparmio energetico post-audit, la realizzazione di banca dati edifici certificati. Siamo fiduciosi che le Amministrazioni dei due capoluoghi, sappiano finalmente cogliere le indicazioni che vengono dal rapporto e siano in grado di proporre soluzioni che possano permettere alle città di offrire standard migliori ai propri cittadini, per migliorare la qualità ambientale delle nostre città e la qualità della vita dei nostri concittadini. Pensiamo che potentini e materani ne abbiano pienamente diritto.

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