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lunedì 2 settembre 2013

Vediamo se c'è qualcuno che alle elezioni regionali avrà il coraggio di avanzare proposte concrete e risolutive: Il petrolio lucano, per esempio!

di Nicola Piccenna

Regione Basilicata: Come utilizzare il giacimento di petrolio più grande d'Europa senza estrarre un solo barile di greggio.

La Basilicata galleggia sul giacimento petrolifero più ricco dell'Europa continentale. Il suo sfruttamento è disciplinato da un accordo firmato dall'ENI S.p.A. e dalla Regione Basilicata. Nell'accordo non è indicato a quale titolo una compagnia petrolifera privata (seppur con l'azionariato controllato dallo Stato) sottoscriva l'intesa che riguarda lo sfruttamento di un bene del sottosuolo, cioè di proprietà dello Stato Italiano. Nemmeno è specificato che l'ENI ha ricevuto una procura speciale oppure una delega a rappresentare lo Stato. E' invece scritto che ENI interviene anche per conto della Enterprise Oil, senza indicare a quale titolo questa compagnia straniera partecipi di un accordo tra lo Stato Italiano e la Regione Basilicata.
Il punto cardine del programma di chiunque voglia concorrere all'elezione del nuovo governatore della Basilicata, deve essere la ridiscussione dell'accordo per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi Lucani, risorsa strategica e fondamentale per il rilancio dell'Italia intera.
Una proposta concreta è certo quella avanzata qualche mese fa sul settimanale "L'Indipendente Lucano": l'emissione di "bond" garantiti dal valore del giacimento Lucano, che consiste in 900 milioni di barili, secondo dichiarazioni abbastanza recenti dell'ENI; mentre sarebbe compreso tra i 10 ed i 15 miliardi di barili, stando ad una pubblicazione effettuata dall'ENI/AGIP ai tempi del compianto Mattei. I bond, con scadenze scaglionate in 20-30 annualità e garantiti dal petrolio, potrebbero essere collocati con tassi di rendimento molto bassi poiché gli investitori non solo non correrebbero rischi ma otterrebbero una garanzia in "barili" valutati al prezzo attuale che, alla scadenza renderebbero un ulteriore margine collegato alla rivalutazione del prezzo del petrolio. L'enorme liquidità ricavata, nel caso si accertasse che la valutazione "Mattei" era corretta, consentirebbe di azzerare il debito pubblico Italiano ottenendo una liquidità aggiuntiva (derivata) pari al risparmio degli interessi che annualmente l'Italia paga per rinnovare il debito stesso. Con questa enorme liquidità, l'Italia potrebbe avviare una politica di trasformazione della struttura di produzione dell'energia necessaria alla vita della nazione, migrando verso una totale produzione da fonti rinnovabili con l'utilizzo esclusivo di apparati di potenza basati su propulsori elettrici. Alla scadenza dei bond, l'economia Italiana, affrancata dalla "bolletta energetica" che prevalentemente su paga a fornitori esteri (di petrolio, gas e/o energia elettrica), sarebbe certamente nelle condizioni di far fronte al rimborso degli stessi. Il tutto senza estrarre un solo ulteriore barile di petrolio. E pensate che un Paese completamente libero da emissioni inquinanti non diventi il paradiso desiderato da turisti e imprenditori di tutto il mondo? Senza considerare gli enormi e quantificabili risparmi sulla bolletta sanitaria! Credo si tratti di una proposta semplice ma comprensibile.
Quale schieramento politico sarà disposto a farsene carico in vista delle imminenti elezioni regionali?
I Lucani, gli Italiani ed il mondo intero gliene sarà grato.
 
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