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lunedì 25 aprile 2011

MATERA 25 Aprile FESTA DELLA LIBERAZIONE: L'intervento del sindaco Sen. Salvatore Adduce


Oggi si celebriamo due ricorrenze, il lunedì di Pasqua e la Festa della Liberazione.
Due ricorrenze apparentemente distanti.
Oggi oltre 2000 anni fa le donne si recarono al Sepolcro con gli olii aromatici per imbalsamare Gesù ma con grande loro meraviglia trovarono il masso che chiudeva il Sepolcro spostato e l’Angelo rivelò loro la resurrezione del Cristo.
66 anni fa l’Italia era liberata dall’occupante tedesco e dai fascisti. 66 anni fa l’Europa veniva liberata dal nazismo e dai fascismi. 66 anni fa il mondo riusciva ad aprire il sepolcro dove insieme a 60 milioni di persone era stata seppellita la libertà.
Dunque queste due ricorrenze hanno molto in comune: la lotta contro la morte, per la resurrezione, il risveglio, la rinascita.
La Pasqua, la festa della Risurrezione, nel suo significato teologico rappresenta un nuovo cammino di speranza, la rinascita dopo la morte, un’altra vita, un altro orizzonte di fiducia. Così come i resistenti di 66 anni fa pensavano alla libertà, alla vita nuova, alla pace alla Liberazione dall’oppressione nazifascista, alla difesa dei diritti umani, all’ampliamento dello sguardo sui grandi valori dell’umanità.
Per queste ragioni, è facile ed agevole conciliare questa giornata di festa religiosa con la ricorrenza del 25 aprile e condividerla con voi cari cittadini e cittadine.  
Oggi, in questo lunedì dell’Angelo, a sessantasei anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, vogliamo festeggiare questo anniversario per rendere omaggio a tutte le donne e a tutti gli uomini che si sono battuti per una società libera dall’oppressione e dalla dittatura.
I valori dell’antifascismo, nei quali ci riconosciamo pienamente, costituiscono un patrimonio inestimabile dal quale prendere esempio e senza il quale non può esserci vero progresso sociale e civile: il ricordo della Resistenza antifascista è un invito a vivere la società odierna e il mondo in cui viviamo con la stessa passione e lo stesso desiderio di libertà e giustizia sociale che ha animato settant’anni fa tutti coloro i quali vollero ridare una speranza all’Italia, all’Europa e alle generazioni future.
Quella che vogliamo festeggiare, qui a Matera, è la Liberazione dal fascismo di ieri ma anche da tutti i fascismi che ancora oggi condizionano il nostro vivere quotidiano: la precarietà e lo sfruttamento che ogni giorno subiscono i lavoratori e i giovani in cerca di occupazione; le discriminazioni nell’accesso alle risorse pubbliche, le ingiustizie perpetrate ai danni dei lavoratori italiani e stranieri; i rigurgiti xenofobi, le discriminazioni di genere e di orientamento sessuale; le violenze inaudite prodotte dalla guerra infinita nel Medioriente, la chiusura dei nostri confini a chi fugge dalla violenza dei loro paesi e cerca invano rifugio nel nostro Paese.
Abbiamo assistito in questi mesi all’esodo di migliaia di profughi dal Nord Africa. Moltissimi giovani, donne bambini. Davanti alle telecamere ed ai microfoni colpiva il loro grido: LIBERTE’, LIBERTE’. Erano convinti di farsi capire da noi che abbiamo conosciuto lo stesso dolore!
Non è lo stesso grido che 66 anni fa usciva dalla gola dei nostri partigiani sui monti e nelle valli di tutta l’Italia? LIBERTA’. E come possiamo mai rimanere indifferenti, inerti di fronte allo stesso grido di uomini di donne che reclamano lo stesso diritto per il quale si sono battuti milioni di persone 66 anni fa?
Eppure è accaduto che qualcuno a quel grido di dolore ha risposto: “fora da i ball!” e qualcun altro ha pensato di risolvere il problema annunciando la costruzione di campi da golf…
Noi siamo qui, invece, per affermare e dare concretezza ai valori legati al 25 aprile rendendoli attuali perché c’è ancora bisogno, dopo tutti questi anni, di continuare a lottare per una quotidiana liberazione dall’arroganza di chi si crede più forte, dalla protervia di chi detiene il potere, dalle bugie di chi gestisce a proprio uso e consumo l’informazione di massa, dal dilagante qualunquismo che è l’anticamera di ogni regime, dall’omertà e dalla rassegnazione. 
Oggi siamo qui per rilanciare, al contrario, una nuova cultura della pace basata sul rovesciamento dell’antica massima: se vuoi la pace prepara la guerra deve diventare nella coscienza di tutti il suo contrario, e cioè se non vuoi la guerra prepara la pace.
Celebriamo quest'anno il sessantaseiesimo anniversario della Liberazione del nostro Paese dagli occupanti nazisti e dal fascismo. Ricordiamo, con questo 25 aprile, una pagina decisiva nella storia italiana, che fu scritta dai partigiani che combatterono nelle città e sulle montagne; dai militari italiani che, dopo l'8 settembre, decisero di stare dalla parte della libertà; dalle popolazioni locali e dalle truppe dei Paesi democratici che combatterono al fianco della nostra Resistenza e che vinsero, chiudendo così il buio ventennio della dittatura, ed aprirono la strada alla libertà, alla nascita della Repubblica ed alla nuova Costituzione.
Fra le popolazioni locali che si ribellarono alla forza distruttrice del nazifascismo è con orgoglio che ricordiamo le vittime del 21 settembre 1943. Quei nostri cittadini che con il sacrificio della loro vita seppero, fra i primi nel Mezzogiorno, ribellarsi all’oppressore.
Per questo oggi rivendico con orgoglio che il 25 aprile è una data “nostra”, del nostro Paese, certo, ma anche meritatamente della nostra città. E' il ricordo di un indimenticabile atto collettivo che attraversò l’Italia in lungo e in largo, dal Sud al Nord, attraverso il quale il popolo italiano seppe dire 'No' al fascismo ed alla guerra. E con questo no seppe ribellarsi alle abominevoli leggi razziali, alle deportazioni, ad Auschwitz, Buchenwald, Dachau e ai forni crematori.
 “Chi ama veramente la patria le assicura la pace, cioè la vita: come chi ama suo figlio gli assicura salute. La pace è la salute di un popolo”, diceva il parroco di Bozzolo don Primo Mazzolari
Il vero significato del 25 aprile non fu la lotta contro qualcuno ma la conquista della libertà per tutti. Tocca a noi rinnovare l'impegno di quella lotta.
Quest’anno ricorre anche il 150° dell'unità d'Italia. Noi sappiamo che la Resistenza, la lotta di liberazione è stato il compimento del Risorgimento. E’ stato il momento in cui il popolo ha voluto decidere del suo destino. Molti partigiani, molti antifascisti pur non appartenendo alle forze politiche che diedero vita al Comitato Nazionale di Liberazione decisero di prendere parte alla Resistenza proprio perché si richiamavano ai valori risorgimentali, come ci ricorda il Presidente della Repubblica.
I valori del 25 Aprile sono scritti nella nostra Carta Costituzionale che è la più bella del mondo, e lo è perché sancì un patto tra uomini e donne di idee e convincimenti anche profondamente diversi tra loro, ma che li vide uniti dall’idea di disegnare un futuro comune e libero per tutti gli italiani.
Con una certa protervia qualcuno ha proposto il 29 marzo scorso con un disegno di legge di modifica costituzionale di eliminare la XII disposizione finale della Costituzione della Repubblica Italiana che vieta la ricostituzione del partito fascista.
Bene ha fatto il Presidente del Senato a condannare questo fatto. Vanno respinti i tentativi di minimizzare la gravità di questi atti.
Così come molto grave è il tentativo di modificare l’art. 1 della Costituzione tendente ad impedire che una qualunque legge possa essere messa in discussione né dal Presidente della Repubblica né dalla Corte Costituzionale. Ciò appare ancora più grave in presenza di una legge elettorale che di fatto non consente al popolo di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.
Vanno rafforzate le difese della legalità e della libertà.                                           
Ed ecco perché Matera deve continuare a dire no alla guerra, sì alla pace.
Oggi, qui a Matera, vogliamo celebrare il 25 aprile dedicando questa festa di liberazione a un uomo che, nei giorni scorsi, è stato brutalmente ucciso proprio perchè cercava di costruire la pace per evitare la guerra: Vittorio Arrigoni, reporter, scrittore e attivista italiano. Appena dieci giorni fa il giovane Arrigoni è stato brutalmente ucciso a Gaza da un gruppo terrorista Salafita. Ecco, oggi vogliamo dedicare questo 25 aprile a un giovane che prestava pacificamente la sua opera umanitaria.
Per Arrigoni e per tutti coloro che hanno perso la vita nella lotta della Resistenza bisogna mettere in guardia le nuove generazioni dalla belva che è dentro l'animo dell'uomo.
Matera, città della pace e dei diritti umani deve continuare a dire no al terrorismo e alla guerra, si alla pace. Matera, quindi, continua il suo percorso di città della pace e dei diritti umani. E deve continuare ad unire piuttosto che a dividere.
Per questa ragione abbiamo organizzato per il 4 e 5 maggio, a Matera, il Forum nazionale della Pace. Anche quello sarà un modo per ricordare il 25 aprile
Il 25 Aprile, la “Festa della Liberazione”, è una festa della contemporaneità, che tocca il vivere quotidiano di ciascuno.

G. Ungaretti -Per i morti della resistenza
Qui vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti li avessero aperti
per sempre alla luce.

Viva il 25 aprile. Viva la nostra Costituzione. Viva Matera, Viva l’Italia

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