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mercoledì 27 giugno 2012

La Cia con Scuola in Fattoria in visita ad Ostuni e a Torre Canne

La Cia del Comprensorio Occidentale di Castellaneta (TA) con il progetto “Scuola in Fattoria” ha visitato la Masseria Brancati ad Ostuni e il Parco delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo in provincia di Brindisi.
Nel corso delle visite il gruppo è stato accompagnato da quattro guide turistiche che la Cia ha messo a disposizione dei ragazzi; appena giunti nel paese i partecipanti hanno potuto osservare la bellezza del centro storico di Ostuni con le sue case dalla tradizionale coloritura bianca a latte di calce e per questo chiamata la città bianca. La visita è iniziata presso la Masseria Brancati: qui i bambini hanno potuto osservare la bellezza degli ulivi secolari definiti monumentali e piantati in epoca romana, la cui bellezza è pari a quella dei tanti monumenti disseminati nelle nostre città d'arte; per constatare la grandezza del tronco 22 bambini tutti insieme hanno abbracciato uno di questi alberi di circa cinquemila anni. Il signor Corrado Rodio, titolare dell'azienda, ha illustrato il tipo di coltivazione realizzata nella sua azienda e l'olio prodotto dalle piante millenarie di olivo ed ha poi fatto visitare la masseria costruita in epoca medievale con annesso frantoio ipogeo di età romana, scavato nella roccia calcarea ed utilizzato fino al 1800; all'interno della masseria vi è una piccolissima chiesetta in stile barocco. Dopo aver visitato l'azienda, i ragazzi seduti in cerchio nel piazzale hanno potuto degustare sulle friselline, tre tipi di olio ottenuto da varietà diverse di olivo ed avente differente gusto: piccante, amaro e fruttato, che sono le caratteristiche principali per poter distinguere se un olio è buono oppure no. L'azienda produce, imbottiglia e commercializza proprio l'olio ottenuto dalle olive raccolte dagli alberi secolari. La visita è poi proseguita presso la zona umida denominata Fiume Morelli: qui è stata reintrodotta la pratica dell’acquacoltura, attiva fino a venti anni fa, situata negli spazi retrodunali del Parco delle Dune Costiere. La zona umida è caratterizzata dalla presenza di alcuni specchi d’acqua salmastra alimentati da sorgenti che presentano una forma a “L” che si sviluppano per 800 metri. Vi è un sistema di 8 bacini comunicanti interrotti da 7 chiuse in cui è inserita una saracinesca. Le vasche risultano indipendenti e alimentate da acqua sorgiva. Nei bacini esistono numerose sorgenti, alcune profonde fino a 5-6 metri con una grande portata d’acqua. Il regime delle acque viene regolato da una chiusa principale collegata al mare, che permette il deflusso dell’acqua. All’interno della zona umida si trova una vasca denominata “peschiera” circondata da alte mura perimetrali, in questa grande vasca protetta, veniva trasferito il pesce pescato nei bacini; in un secondo momento poi il pesce poteva essere comodamente ripescato per essere venduto. L'antico impianto di allevamento risale alla fine dell'800 e dal 2009 è stata ripristinata l'attività di acquacoltura biologica. Unico del suo genere in Italia, vengono rispettati alcuni criteri: i capitoni, ossia le femmine gravide pronte a partire per il mar dei Sargassi per riprodursi, una volta pescati vengono rilasciati in natura; non viene effettuata alcuna somministrazione di mangimi, gli animali si nutrono di ciò che l'ambiente naturale è in grado di fornire loro; non c'è inserimento di nuovi soggetti provenienti da altri ambienti da ingrassare o allevare; l'ultima chiusa collegata al mare è sempre aperta con gli animali che possono entrare e uscire quando desiderano. In pratica, non si tratta di un vero e proprio allevamento ma di un prelievo programmato di anguille e cefali provenienti dal mare ed eseguito solo nel mese di dicembre con la pesca tradizionale, che fa ricorso all'impiego di nasse e tramagli. Queste particolari nasse sono degli strumenti di cattura a forma conica con all’interno setti progressivamente più piccoli che favoriscono l’entrata del pesce impedendone la fuga. In origine le maglie erano fatte di cotone ed erano ricoperte di catrame per evitare che i vermi le mangiassero; per evitare questo inconveniente in tempi più recenti si è cominciato ad usare il nylon. Le maglie sono appositamente più larghe in modo da pescare solo gli esemplari più grandi (al di sopra dei 200 grammi). Una volta pescate, le anguille vengono tenute in gabbie, posizionate in acqua all’altezza del ponte per conservarle vive fino all’ultimo giorno di pesca. Un’anguilla può arrivare a pesare anche 2 kg ed essere lunga circa un metro. La pesca delle anguille dura mediamente dalle due alle tre settimane. Di tanto in tanto, oppure quando non si può pescare in mare a causa del brutto tempo, vengono controllate le nasse e svuotate nelle apposite gabbie. Quest’attività si svolge generalmente dal 1 sino al 21-22 dicembre e la vendita avviene nei giorni successivi. Inoltre nel corso della visita al Parco sono stati mostrati la pianta di ginepro coccolone così chiamato per il nome delle sue bacche “coccole” e la pianta del giunco i cui rami vengono prelevati per fare i cesti utilizzati nel settore caseario per conservare il formaggio fresco che prende il nome di “giuncata”. Ancora una volta il progetto “Scuola in Fattoria” in entrambe le visite ha mostrato ai partecipanti realtà produttive importanti della nostra regione e bellezze naturali del mondo agricolo come gli alberi di ulivo secolari, che hanno lasciato tutti i presenti a bocca aperta per la maestosità e la bellezza, che fanno parte della nostra storia e della nostra tradizione.

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