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mercoledì 27 giugno 2012

ANED: I CENTRI DIALISI DEL MATERANO SONO A RISCHIO SICUREZZA.

A Matera manca il personale medico e infermieristico, a Tinchi è necessaria una nuova struttura.

L’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale di Matera ha in dotazione quattro medici più il direttore facente funzione e ventuno infermieri, compreso la caposala, dispone di 24+2 posti dialisi complessivi distribuiti in quattro ambienti, oltre ad una sala contumaciale, ed ha in trattamento un centinaio di pazienti. Da lungo tempo è assente una unità medica per congedo e l’ASM non ha mai provveduto alla sua sostituzione, mentre un paio di settimane fa si è dovuto assentare un altro medico per gravi problemi. In pratica i medici attualmente in servizio sono tre, costretti a turni massacranti per garantire l’assistenza durante i due turni giornalieri di dialisi, mattina e pomeriggio, dal lunedì al sabato, l’attività di ambulatorio per i nefropatici esterni, la reperibilità per coprire eventuali emergenze, la gestione dell’attività di ricovero, organizzare la quotidianità perché i pazienti sono sempre più anziani e tante difficoltà sorgono per garantire un posto ai nuovi malati, gli interventi di fistola artero-venosa, le consulenze, la tenuta del registro regionale degli uremici e tanto altro ancora. Il Centro Dialisi rischia il collasso, la carenza di personale non solo medico ma anche infermieristico è gravissima e ingiustificabile e mette fortemente a rischio la vita e la salute dei pazienti.
I pazienti sono preoccupati, avvertono che la situazione è difficile, vivono il peso di carenze e disagi ulteriori, hanno timore che una fatale disattenzione, dovuta ad un carico di lavoro inaccettabile, possa provocare gravi conseguenze, pur apprezzando la dedizione e l’abnegazione di tutto il personale che inevitabilmente deve arrabattarsi per tamponare il quotidiano. Più volte abbiamo ribadito ai soggetti istituzionali che si occupano di politiche sanitarie la necessità di costituire un osservatorio regionale che valuti l’attuale situazione nefrologica e dialitica lucana, l’opportunità di creare una rete fra i medici di base, i distretti sul territorio, i centri diabete e le unità di nefrologia, intervenire sugli stili di vita considerati a rischio, sulla precoce identificazione della patologia, sul controllo delle complicanze, il bisogno di una assistenza socio sanitaria complessiva per una popolazione dialitica sempre più anziana, ma soprattutto gli sforzi maggiori vanno concentrati sulla presa in carico precoce del paziente nefropatico, che si è dimostrata essere associata ad un minor ricorso all’ospedalizzazione e ad una riduzione del rischio di morte.
È invece si attuano politiche di razionamento, tagli indiscriminati, si chiudono servizi e reparti spesso con una visione miope che fa dimenticare che in sanità, certo non bisogna sprecare, ma bisogna assolutamente investire, che tagli indiscriminati oggi, vogliono dire molte più spese in futuro, che negare servizi porta inevitabilmente alla richiesta di assistenzialismo. Forse le prossime vittime di chiusura sono la nefrologia e la dialisi? Secondo gli standard nazionali ormai largamente condivisi, tre nefrologi possono dializzare al massimo 30 pazienti, i restanti 70 pazienti dovrebbero dializzare fuori regione perché in Basilicata non ci sono posti dialisi disponibili. Non c’è spazio per tutte le attività che abbiamo citato prima che fanno bene al paziente e al Servizio Sanitario Nazionale e Regionale: ciò significa negare la vita e la salute e scaricare sui malati e le loro famiglie i costi umani e sociali della malattia. Quali iniziative intende attuare il direttore generale per assicurare la sicurezza dei pazienti e del personale? Come si potrà conciliare il diritto insostituibile alla vita con l’esigenza legittima del personale ad usufruire di qualche giorno di riposo, nella speranza che non si verifichino altre emergenze? E’ una situazione inaccettabile dovuta alla colpevole inerzia di ASM e Regione. Ma se Matera piange, il Centro dialisi dell’ospedale di Tinchi non sorride.
Dal punto di vista strutturale il Centro presenta grossi problemi: tre sale dialisi hanno spazi ridottissimi che riducono notevolmente gli interventi di manovra e i movimenti del personale, limitano la privacy e lo spazio vitale dei pazienti; in caso di urgenza se c’è da spostare un letto o una poltrona bisogna rimuovere tutti gli altri. Anche i servizi igienici hanno dimensioni ridotte, non accessibili ai pazienti che hanno bisogno dell’uso della carrozzina. Non esiste una sala di attesa per pazienti e familiari, una stanza per gli infermieri, un locale per il deposito di apparecchiature e carrozzine: queste ultime sono sistemate nel corridoio e negli spazi antistante l’ingresso nelle sale dialisi. I medici sono ammassati in una piccola stanza, il deposito per il materiale di dialisi è insufficiente e poco attrezzato. Sullo stesso piano, non molto tempo fa, sono stati ristrutturati dei locali che, con alcune modifiche, potevano essere destinati ad una sistemazione più degna del Centro Dialisi. Invece, attualmente, gli stessi ambienti sono utilizzati come sede del distretto sanitario, per far fronte ad un’altra circostanza critica, mentre l’emergenza dialisi continua a essere trascurata e dimenticata. Un Centro Dialisi deve operare nel rispetto dei requisiti tecnici, organizzativi e ambientali, con locali e spazi adeguati alla tipologia dell’attività e nei limiti indicati dalle vigenti norme in materia di sicurezza. Anche il Centro Regionale Trapianti, che ha sede presso l’ospedale di Matera, presenta problemi di carenza di personale. Il CRT oltre a svolgere tutte le funzioni definite dalla Legge 01/04/1999 n. 91, che disciplina il prelievo di organi da cadavere a scopo di trapianto terapeutico, gestisce anche l’ambulatorio regionale e il follow up dei pazienti trapiantati.
Una sola unità infermieristica è assolutamente insufficiente poiché i pazienti trapiantati seguiti in ambulatorio sono tanti circa 200, a volte presentano problemi complessi che richiedono più assistenza. In caso di assenza dovuta a situazioni gravi o a particolari necessità, come si è verificato in questo periodo, si è dovuto come al solito rincorrere l’emergenza e trasferire un’infermiera che abitualmente collabora in un altro reparto. Nel mese di marzo scorso abbiamo inviato al nuovo direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Matera e all’assessore regionale alla sanità una relazione su tutte le condizioni critiche presenti presso i Centri Dialisi di Matera e Tinchi e il Centro Regionale Trapianti: ad oggi aspettiamo ancora una risposta ed è impossibile avere contatti telefonici con i vertici dell’ASM: un comportamento che rivela indifferenza e insensibilità.


Il Segretario Regionale 
Donato Andrisani

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