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mercoledì 13 giugno 2012

BENEDETTO, FELANDINA DA “CIMITERO INDUSTRIALE” A FILIERA TERRITORIALE-LOGISTICA

“Dopo la giornata di mobilitazione e di protesta per il polo del salotto, domani si replica con l’area industriale Valbasento. Un’ennesima dimostrazione di come siano distanti i bisogni di lavoratori ed imprese dalle passerelle di esponenti di governo nazionale e regionale che continuano ad affidarsi alla convegnistica come cura miracolosa di un malato sempre più grave”. E’ quanto sostiene il presidente del Gruppo IdV alla Regione Nicola Benedetto per il quale “come per il rilancio del polo del salotto anche per la reindustrializzazione in Valbasento e nello specifico caso della Felandina ci vogliono poche, concrete e semplici idee. Intanto è il caso di scongiurare il nuovo tentativo di spostare l’attenzione dai problemi reali che vive l’area industriale del Materano: mi riferisco alla fantasiosa proposta di ospitalità di attività produttive emiliane danneggiate dal terremoto delle scorse settimane. Tutt’altra cosa è invece rendere l’area industriale “appetibile” per fare impresa, e quindi conveniente per gli investimenti di imprenditori del nord, del centro, di qualsiasi parte d’Italia e anche dall’estero, altrimenti i capannoni in Val Basento sono praticamente cosa messa lì senza nessun valore. Non è casuale la scelta della partenza del corteo di lavoratori e sindacati domani dall’area dove si sarebbe dovuto insediare il Consorzio Felandina, una partenza che per me deve segnare il punto di rilancio del progetto di sviluppo produttivo di quest’area.
Penso dunque - dice Benedetto – ad un progetto serio e concreto per recuperare quello naufragato, per diversi motivi (anche giudiziari) del Consorzio Felandina. Si tratta di una proposta di Area Vasta che integra e comprende la Fascia Jonica e la Val Basento. In tale Area Vasta ci sono tutte le condizioni per realizzare una Filiera Territoriale Logistica sulla base di alcune presenze nel territorio in grado di sostenere tale ipotesi: produzioni agricole ed agroindustriali di alta qualità; presenza di aree industriali ben infrastrutturate e aziende/settori industriali già attivi; viabilità stradale di buon livello; vicinanza con infrastrutture integrabili (Porti, Aeroporti, Autostrade, ecc.) da completare con l’entrata in funzione dell’aeroporto di Pisticci; strumenti di sostegno alla localizzazione di nuove realtà imprenditoriali.
Quanto agli strumenti da utilizzare, la Basilicata, pur non essendo in Area Convergenza, può comunque supportare le iniziative imprenditoriali con diversi strumenti di agevolazione Regionali e/o Nazionali tra cui: Contratto di Sviluppo Nazionale (gestione Invitalia); legge 181/89 (Nazionale); piani di re-industrializzazione di siti dismessi (Regionali); contratto di Sviluppo Regionale (con utilizzo di fondi FAS).
Una filiera territoriale logistica ad ottimo impatto ambientale. E’ il caso di ricordare che ieri il Ministro dell’Ambiente Clini propone all’interno del decreto sviluppo del Governo Monti, che continua ad essere ancora un “oggetto sconosciuto”, un piano sulla green economy spingendosi sino ad ipotizzare un bonus fiscale per le imprese che assumono giovani impiegati nella protezione del territorio, nella prevenzione del rischio idrogeologico, nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di biocarburanti. In sintesi, il modello di sviluppo sostenibile cui dobbiamo tendere si incardina necessariamente su un principio etico e politico, che implica che le dinamiche economiche e sociali siano compatibili con il miglioramento delle condizioni di vita e con la capacità delle risorse naturali di riprodursi in maniera da garantire i bisogni delle future generazioni; un modello di sviluppo la cui concreta possibilità di attuazione dipenderà anche dalla nostra capacità di governance di componenti diverse e tuttavia concorrenti ed interconesse di ogni dinamica di sviluppo: economia, società, ambiente”.
Secondo Benedetto “che il mondo dell’impresa e quello della politica viaggiano a due velocità è arcinoto: il primo necessariamente efficiente e con tempi veloci per rincorrere i mercati, le innovazioni tecnologiche i cambiamenti strutturali; il secondo vittima delle lentezze burocratiche che ne legano i movimenti, ne rallentano l’attività è sempre in ritardo rispetto alle urgenze. Ma quando la crisi imperversa gli sforzi per viaggiare paralleli – conclude - sono obbligatori”.

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