Non eravamo abituati a una pioggia di soldi da spendere in Basilicata, per questo sono rimasto piacevolmente sorpreso quando ho letto dei fondi sbloccati dal Cipe.
Una premessa: finché non vedo i soldi arrivare e le opere compiute resterò molto scettico, troppe volte i lucani e il sud in generale hanno visto disperdere in mille rivoli fondi che dovevano essere spesi per opere pubbliche, ma su questo prometto la massima attenzione. Come al solito l’Italia dei Valori sarà la sentinella della trasparenza e della legalità e spingerà affinché questi fondi siano sbloccati in fretta.
Nel dettaglio, sul dissesto geologico sono stati stanziati per la sola Basilicata quasi 24 milioni di euro che basteranno per mettere in sicurezza i territori più critici della nostra Regione, a cominciare, spero, dal metapontimo su cui si è abbattuto un’alluvione il primo marzo dell’anno scorso (e su cui però lamentiamo ancora il ritardo dei fondi per l’emergenza, sbloccati da un decreto nello scorso dicembre). Per le sette regioni del meridione sono stati stanziati quasi 680 milioni di euro, di questi 352 messi a disposizione dalle Regioni sui Programmi attuativi regionali e 262 milioni attraverso i Programmi attuativi interregionali. Certo, la Basilicata è quella a cui va di meno, meno anche del Molise. Aspettiamo di leggere per intero il provvedimento, per ora solo annunciato, per capire se questi soldi saranno sufficienti o meno ma, soprattutto, spendiamoli al meglio.
Dal Cipe sono stati stanziati anche 790 milioni per l’alta velocità tra Bari e Napoli e 200 milioni per il potenziamento della rete tra Potenza e Foggia. Su questo sono scettico. Aspetto di leggere le carte e capire se e quanti di questi soldi saranno spesi per il potenziamento effettivo della rete regionale. Voglio capire, tanto per intenderci, se ci saranno vantaggi per i pendolari e se finalmente Matera perderà il record di unico capoluogo di provincia senza stazione ferroviaria.
Infine 15 milioni a livello nazionale saranno spesi per la compensazione dei territori che ospitano centrali nucleari dismesse e impianti del ciclo combustibile nucleare. Vedremo quanti di questi soldi saranno stanziati per mettere in sicurezza il centro Itrec di Rotondella.
C’è un ulteriore elemento che vorrei evidenziare. Dalla crisi del ’29 gli Stati Uniti uscirono con una politica prettamente keynesiana, cioè con una dose massiccia di opere pubbliche che crearono buone infrastrutture e lavoro. Si riuscì così a invertire la fase di depressione e a rilanciare i consumi. Oggi la situazione è un po’ più complessa perché la globalizzazione forse impedisce a questa ricetta di funzionare bene come quasi un secolo fa, ma la strada può essere giusta.
Sono tanti soldi, ma come San Tommaso, finché non tocco non ci credo.